Quindici milioni per tre anni, dal 2020 al 2023, per le borse di studio degli specializzandi medici che passeranno da 34 a 192.

Il consiglio regionale della Sardegna dà il via libera al ddl in materia di contratti di formazione specialistica e mette una pezza alla legge approvata a marzo ma impugnata dal governo.

Un solo voto contrario, quello di Roberto Deriu, che ha parlato di provvedimento tampone, "l'ennesimo pannicello caldo".

Sulle modifiche: passano da dieci a cinque gli anni di residenza in Sardegna richiesti ai fini dell'ammissione alla specializzazione; da cinque a tre il numero di anni nei quali il medico assegnatario si impegna a prestare attività lavorativa nelle strutture e negli enti pubblici o convenzionati del Servizio sanitario della Regione e presso le università dell'Isola. Il disegno di legge è stato presentato da Giorgio Oppi (Udc) e Francesco Agus (Progressisti) e firmato da tutte le forze politiche. Soddisfatte le associazioni di specializzandi che hanno seguito da vicino l'iter di approvazione della legge.

"Finalmente c'è il via libera a una legge che va ad aumentare del 600% le borse di specializzazione - ha commentato Fabio Vitiello di Farmacia Politica - questo è frutto della sensibilità politica di oggi sia del lavoro delle associazioni che si sono mobilitate in questi mesi a difesa dei diritti dei giovani medici sardi".

Secondo Valerio Argiolas, referente di Dipartimento medico, "oggi possiamo raggiungere l’obiettivo di azzerare l’imbuto formativo, cioè la situazione di limbo nella quale si trova un medico abilitato che però non può accedere al seguito del percorso di formazione. Ora la speranza è che la Sardegna decida di investire nei propri medici sardi che avranno tutto l’interesse a restare nell’Isola. In questo modo il servizio sanitario migliora". .

Giuseppe Esposito di Als Anaao ha fatto un passaggio "sull'osservatorio che la legge istituisce, essenziale per monitorare i fabbisogni previsti e la qualità del percorso di formazione". Per Pietro Ennas, studente di medicina e rappresentante nel Consiglio d'amministrazione dell'Università di Cagliari, "per noi l'approvazione è importante perché sono tanti i giovani medici che non possono accedere alla specialistica, quindi il percorso resta a metà".
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