"La Regione ha il dovere di adottare tutte le misure necessarie ad affrontare l'emergenza con l'unico scopo di tutelare la salute dei sardi. Questo è ciò che abbiamo fatto sin dall'inizio per preparare il nostro sistema sanitario a un'epidemia dagli sviluppi imprevedibili, che avrebbe potuto avere un impatto ben peggiore di quello che registriamo oggi".

Così l'assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu motiva la scelta, fatta a inizio emergenza Covid, di affidarsi a tre strutture private - Policlinico di Sassari, Policlinico città di Quartu e Mater Olbia - per supportare la sanità pubblica nell'assistenza ai malati di coronavirus. Una missione, quella delle tre strutture, già compiuta, con solo nove pazienti ospitati in totale.

Resta però il conto, a sei zeri, dei rimborsi alle strutture, in base alla delibera di affidamento dello scorso 26 marzo, come segnalato da Francesco Agus, consigliere regionale dei Progressisti.

"DISSENSO STRUMENTALE" - Ma, prosegue Nieddu, l'attivazione delle tre strutture private "è avvenuta in un momento in cui l'epidemia a livello nazionale era in forte crescita e l'andamento dei contagi non poteva essere previsto. Chi contesta questa impostazione dimostra non solo di non conoscere i protocolli di gestione dell'emergenza a livello nazionale, ma anche i termini delle convenzioni e i numeri, alimentando, in malafede, una polemica strumentale, con l'unico scopo di generare dissenso e destabilizzare attraverso la disinformazione".

"Nell'emergenza - sottolinea l'assessore - la Regione non ha stanziato un euro in più rispetto ai tetti di spesa già previsti per l'acquisto di prestazioni dalle strutture private per l'attività ordinaria. Le indennità di servizio stabilite per i Covid hospital non riguardano solo i posti letto, ma il fatto che le intere strutture siano state messe a disposizione del servizio pubblico, come per altro avvenuto in diverse Regioni, e i costi rientrano comunque nei budget già approvati".

"MODI E TEMPI GIUSTI" - Ancora: "I piani per contrastare l'epidemia sono serviti ad anticipare e prevenire eventuali crisi e noi abbiamo agito nei tempi giusti. I due ospedali convenzionati si trovano fuori dalla rete dell'emergenza-urgenza, indicarli come centri Covid ci ha consentito di non dover stravolgere il sistema dei pronto soccorso e del 118 e di poter continuare a garantire l'assistenza nelle strutture pubbliche per tutte le patologie, che, è bene ricordare, il Covid-19 non ha cancellato dal nostro territorio".

"Anche sui numeri - continua l'assessore - occorre fare chiarezza, al 23 di aprile i pazienti Covid ricoverati al Mater Olbia erano nove, otto in terapia subintensiva e uno in terapia intensiva, mentre al Policlinico Sassarese gli stessi erano trentaquattro, di cui ventidue in degenza ordinaria, otto in subintensiva e quattro in intensiva. Un totale di quarantatré ricoveri, cifre ben diverse da quanto sostenuto da chi ha affermato che fossero appena nove in totale".

"Chi oggi lamenta - conclude Nieddu - che queste strutture siano rimaste sottoutilizzate rispetto agli scenari più gravi, ipotizzati nel piano dell'emergenza, forse si augurava una Sardegna messa in ginocchio dal virus come accaduto altrove? Abbiamo messo in campo ogni strumento a nostra disposizione per impedire la circolazione del Covid-19 e i numeri oggi ci stanno dando ragione. Lunedì 27 il Mater Olbia uscirà dalla rete degli ospedali Covid, ma sarà pronto a rientrarci nel caso lo scenario dovesse mutare. Le polemiche non ci faranno mai abbassare la guardia".

IL POLICLINICO SASSARESE - Interviene nella querelle anche Nicola Petruzzi, patron del Gruppo Labor, proprietario del Policlinico Sassarese, che sottolinea come "il numero dei pazienti presenti ad oggi nel Policlinico Sassarese è di 35 e siamo in attesa di riceverne altri 8 nelle prossime 24h ore. Inoltre, il pagamento in dodicesimi del budget (che avverrà ad ogni mese successivo a quello di produzione) è il previsto contributo finanziario per consentire alle strutture di sopportare i costi fissi di produzione".

Ancora, prosegue Petruzzi, "il pagamento 'vuoto per pieno' risponde a un meccanismo elementare che rappresenta il solo modo per remunerare una funzione d'attesa che è a profitto zero, in quanto non produce alcuna attività ma è esclusivamente orientata a dare supporto all'emergenza. Il fatto che la struttura si riempia o no, è e deve essere indifferente rispetto al funzionamento a cui è destinata in questo frangente: i posti letto devono essere pronti ad accogliere, e per pronti significa che abbiamo tutto il personale in servizio per la massima utilizzazione dell'ospedale".

IL MECCANISMO - "Quando si attiva una funzione pubblica svincolata dalle logiche del libero mercato - continua l'imprenditore - si acquisisce una disponibilità e ci si attende che serva solo in caso di emergenza (per semplicità, come il Pronto Soccorso). Inoltre è possibile attivare i ricoveri esclusivamente per trasferimenti diretti. Se così non fosse saremmo costretti a sopportare tutti gli ingentissimi costi di mantenimento della struttura senza averne alcuna copertura. Ed è il meccanismo a supporto dell'intervento privato previsto ovunque questo viene messo a disposizione del pubblico. Se facessimo infatti una proiezione dei soli costi diretti e dei potenziali ricavi fatturati a prestazione, solo nel mese di Aprile avremmo una perdita economica di circa 800mila euro, che rappresenta la differenza tra i costi sostenuti e i ricavi fatturati per i casi clinici dimessi (la nostra previsione).

Inoltre, "il costo previsto per le degenze nel periodo dell'emergenza è all'interno del budget annuale già attribuito per l'attività ordinaria e pertanto non comporta aggravio per il SSR anzi, ha il vantaggio che inducendo una riconversione dell'attività da ordinaria a straordinaria, evita l'iscrizione di ulteriori oneri a carico del SSR".

Infine, continua Petruzzi, "è difficile da dimostrare che l'attivazione di ospedali chiusi o non più adeguati sarebbe stata più economica, anche in considerazione della relativa temporaneità dell'urgenza. L'ammortamento dell'avviamento avrebbe generato costi da ammortizzare in tempi sicuramente più lunghi. A quel punto però chi fa polemica a tutti i costi avrebbe potuto pensare che si riaprono ospedali per fare assunzioni di comodo o per prepararsi alla prossima tornata elettorale".

"POLEMICA SCIOCCA - "Non voglio entrare nel merito di una scelta politica, ma rilevo - la chiosa - che per quanto ci riguarda noi ci siamo messi a totale disposizione della Regione Sardegna, mentre avremmo potuto rimanere alla finestra aspettando le riaperture con il personale in cassa integrazione e i costi a zero".

Dunque, conclude l'imprenditore, si tratta di una "polemica politica è sciocca e strumentale, fatta da chi evidentemente la tragedia la vede e la sente dalla poltrona di casa, che niente sa di sanità e che utilizza la polemica politica e la disinformazione solo per bassi fini elettoralistici".

(Unioneonline/l.f.)
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