È stato un fine mese amaro, a Cagliari, per i trecento medici che prestano servizio per l'ATS come liberi professionisti convenzionati in diversi settori quali Continuità Assistenziale, 118, Medicina Penitenziaria, Medicina dei servizi e specialistica ambulatoriale.

La busta paga di marzo ha infatti riservato loro una brutta sorpresa: stipendio praticamente dimezzato.

La brutta scoperta, peraltro, si aggiunge allo stato emergenziale in cui si sono ritrovati a operare nell'ultimo periodo.

"La novità introdotta unilateralmente nel mese di Marzo dall'ATS - dicono alcuni degli interessati - consiste nella applicazione delle trattenute in busta paga, rifacendosi a quelle utilizzate per i dipendenti. Questo non sarebbe un problema, se non fosse che i medici in questione sono considerati da accordo di categoria come lavoratori autonomi, non beneficiando in nessun caso di quei diritti riconosciuti ai dipendenti quali assicurazione, ferie, TFR, tredicesima, malattia e maternità".

E ancora:"La nuova applicazione delle trattenute, con differenze superiori anche ai mille euro del netto in busta paga".

"Oltre all'oggettiva assenza di coerenza tra il regime fiscale utilizzato e l'inquadramento effettivo riconosciuto - spiegano - fa discutere la totale assenza di comunicazione e confronto da parte dell'ATS. Il preavviso si è limitato a una breve e poco esaustiva dicitura riportata sul cedolino di febbraio in cui veniva semplicemente annunciata l'imposizione del nuovo trattamento fiscale. Questo ha portato a chiedere delucidazioni in merito sperando non solo di capire le reali motivazioni, ma con l'intenzione di aprire un dialogo e far tornare sui propri passi l'azienda. Le speranze sono state disilluse, ottenendo riscontri evasivi e senza la minima apertura ad un eventuale tavolo di discussione. Diverse sigle sindacali come la FIMMG e associazioni di medici quali Meigos e SIGM stanno valutando diverse forme di protesta, in quanto la situazione riguarda circa trecento solo tra i medici di continuità assistenziale. L'intervento dei sindacati di categoria e la protesta dei medici ha portato altre regioni come il Piemonte e il Veneto ad accogliere le legittime richieste dei medici e sospendere l'applicazione del nuovo regime fiscale".

Quindi la conclusione: "La speranza è che i medici non debbano arrivare a proteste plateali o scioperi di categoria, che finirebbero per mettere in ginocchio il già fragile sistema sanitario regionale. In un momento storico senza precedenti, in un panorama mediatico e politico nei quali si sprecano gli appellativi di 'eroi' o 'angeli' riferiti al personale sanitario, si constata che ancora una volta la Regione Sardegna consideri la salute dei cittadini e la professionalità dei medici come un mero capitolo di spesa".
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