L 'epidemia di coronavirus ormai è diventata una pandemia. Ha messo in primo piano gli equilibri delle nostre società in cui i bisogni di salute sono strettamente legati all'economia e la coesione sociale deve essere mantenuta ancora più forte per evitare che un minuscolo virus, cento milionesimi di millimetro, si impadronisca del nostro futuro.

Nonostante i grandi progressi scientifici una delle forme più importanti per porre un freno alle epidemie resta la quarantena, provvedimento che la repubblica di Venezia otteneva isolando le navi in porto per limitare la diffusione della peste nera del XIV secolo. Nella storia dell'uomo finora tutte le epidemie hanno avuto un inizio ed una fine e così sarà anche per questa. Ma tutto non potrà essere come prima. Sono decenni che la politica ha voluto governare la sanità. Ne parlava in prima persona dissertando di reparti, terapie, bisogni di salute, nuovi ospedali, numero delle ASL. Nessun sindaco o consigliere regionale ne era escluso. Ora questo piccolo virus ha messo in primo piano il ruolo dei medici e degli infermieri che col loro sacrificio stanno cercando di salvare il nostro paese ed il servizio sanitario.

C'era bisogno di competenze nella nostra società e ne servirà di più in futuro. Passata l'epidemia molte cose dovranno cambiare a cominciare proprio da qui. Intanto nel Paese dei campanili si è riscoperta la solidarietà, il bisogno di aiutarsi ed aiutare i più bisognosi per salvarci tutti assieme. Quello che sta venendo a mancare è la solidarietà fra noi europei. Ogni nazione pensa di salvarsi dall'epidemia chiudendosi in sé. Purtroppo all'orizzonte non si vede un leader che sappia prendere le fila del nostro continente, con gli Stati Uniti che non hanno più nulla da proporre se non il loro isolamento.

Ma le opportunità dell'epidemia sono imprevedibili. La Cina sta dimostrando di voler essere un nuovo amico dell'Italia. Xi Jinping è stato l'unico leader mondiale a chiamare il nostro Presidente, manifestare la vicinanza al nostro popolo e inviare medici e materiali sanitari. Non so a voi, a me ha fatto immenso piacere e sorpresa vedere in televisione tanti ragazzi e ragazze cinesi che manifestavano il loro incoraggiamento gridando "Forza Italia".

Questa epidemia ha aperto uno squarcio su un mondo delle vite sospese. Quelle dei pazienti in rianimazione. Storie diverse, vite diverse, ma stesso virus, stesso respiro corto, rapido passaggio da relativo benessere a respiro che ti tronca il fiato. Negli anni le rianimazioni avevano riacquistato un po' di umanità. I parenti potevano entrare, i figli potevano vedere i padri, i nipoti i loro nonni. Sembrava di poter allungare il filo che tratteneva in vita questa umanità sospesa. Medici e infermieri erano lì come custodi della salute dei loro cari. Poi è arrivato il virus che non sta dando scampo e tempo a queste vite sospese. Tutto ha preso un'accelerazione crudele.

Medici e infermieri reggono un peso colossale, da soli. Tutto è stato così rapido che non c'è tempo per pensare, per simulare il da farsi, per programmare i piani di assistenza. So bene che soprattutto per i medici più giovani questa sarà una esperienza umana e professionale indimenticabile, ma il costo umano, i contagi e le morti di medici e infermieri sono intollerabili. Pertanto serve ancor più che si trovi il modo perché siamo informati, preparati e si possano simulare gli eventi prima di poterli mettere in pratica. Potranno stare più vicini a queste vite sospese e il loro impegno non sarà stato vano.

ANTONIO BARRACCA
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