Il caso del calciatore Mario Balotelli e il caso della senatrice a vita Liliana Segre non hanno nulla in comune. O forse sì. Certamente hanno messo a rumore l'Italia, in una settimana in cui il Paese si sta dividendo (non proprio a metà) sulla fine annunciata dell'Ilva di Taranto.

Vogliamo qui soffermarci su un tema che dovrebbe essere... leggero, se leggera può considerarsi la passione sportiva figlia legittima del grande amore per il calcio, che accomuna decine di milioni di italiani. Per chi si emoziona per i colori rossoblù è un sabato speciale, la vigilia di una gara che potrebbe consacrare il Cagliari in una zona di classifica che troppo a lungo abbiamo sognato. La Fiorentina oggi di Montella, Chiesa e Boateng, è avversario tosto, per tradizione. E con un grande organico. In più i viola, reduci dal pareggio interno con il Parma, hanno sete di punti e la piazza di Cagliari è diventata improvvisamente quella giusta (per chiunque) per ben figurare. Tanto più per l'orario, le 12.30, senza concorrenza: chi vorrà godere dello spettacolo calcistico dovrà collegarsi con la Sardegna Arena. L'unico rammarico, per chi ama questo sport, è l'assenza di Ribéry. Dopo la vittoria di Bergamo contro l'Atalanta, i ragazzi di Maran sanno di doversi ripetere. E sanno di poter contare su sedicimila e passa alleati. Tifosi veri, che dal pomeriggio di domenica scorsa scandiscono il conto alla rovescia per manifestare gratitudine e affetto verso una squadra che stupisce l'Italia del calcio. Una festa, sarà una festa. E sarà anche l'occasione per dimostrare che, per chi ama il Cagliari, ci sono solo il rosso e il blu. Per il razzismo non c'è spazio.

Emanuele Dessì
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