L'Unione Sarda compie 130 anni, e non li dimostra.

Come per gli esseri umani, infatti, c'è spesso una grande differenza tra età anagrafica ed età biologica e il nostro giornale, benché abbia vissuto una bella ma a tratti anche tormentata vita, è ancora vitale e orgogliosamente determinato a continuare a onorare anche in futuro la missione che i fondatori assegnarono a questa Testata, fin dal 1889: informare i propri lettori, in Sardegna ma non solo, e renderli maggiormente consapevoli della realtà nella quale si sono trovati e si trovano a vivere.

Non è stato un compito facile arrivare fin qui, sia per gli editori che mi hanno preceduto sia per me, che da vent'anni ho la responsabilità di garantire ancora un futuro a questo prestigioso quotidiano e mantenere alta la bandiera in difesa degli interessi identitari della nostra Isola.

Ovviamente, non sarebbe stato possibile per nessuno senza l'impegno, spesso il sacrificio e sempre lo spirito di appartenenza che ha caratterizzato l'opera laboriosa di chi ha riempito di contenuti il giornale, di chi ha impaginato e rifinito le pagine, di chi le ha stampate, trasportate, distribuite e vendute in ogni angolo della Sardegna, di chi ha amministrato e di chi ha raccolto la pubblicità, con la quale il nostro quotidiano ne ha guadagnato e ne guadagna in vivacità, colore ed efficacia.

E che dire dei nostri lettori affezionati, che ci hanno perdonato e ci perdonano anche qualche caduta nella fattura del giornale riconoscendo la buona fede di chi scrive, di chi organizza, coordina e guida una squadra di giornalisti, poligrafici, impiegati e dirigenti, fatta di eccellenze nel panorama dell'informazione in Sardegna, cosa della quale vado particolarmente orgoglioso e per la quale sono loro profondamente grato.

E ancora, che dire delle aziende nostre clienti, che ci hanno dato e che continuano a confermarci quotidianamente la loro fiducia nella capacità di portare il messaggio dei propri prodotti e servizi alla clientela finale.

Ancora oggi mi stupisco di come, da oltre 130 anni, un'azienda così complessa e articolata possa ancora diligentemente e quotidianamente riuscire ad arrivare con la propria Testata fino al più piccolo paesino della Sardegna, governando un sistema complesso e garantendo un'informazione di qualità, necessaria per il formarsi del libero convincimento dei lettori su politica, economia, cronaca, cultura, spettacolo, sport.

Tuttavia il mondo è cambiato. Il nuovo entrante, il web, sta profondamente modificando gli stili di vita e di fruizione dell'informazione, sia per l'uso massiccio dei social governati da multinazionali che operano in carenza di regole cui sono invece soggette le imprese editoriali, sia per l'abbassamento della soglia d'ingresso alla pubblicazione di contenuti per i piccoli siti, abili nel riproporre contenuti pressoché copiati, prodotti da Testate giornalistiche secondo criteri deontologici rigorosi a tutela di chi legge, spesso a loro sconosciuti.

Criteri che impongono, se rispettati, costi elevati che gravano sui bilanci delle imprese editoriali ma che garantiscono qualità e credibilità dei contenuti.

E benché fare impresa oggi, qui in Sardegna in particolare, non sia una passeggiata di salute - essendo radicata ancora in molti l'idea che le imprese e gli imprenditori siano soggetti perlopiù disonesti, sfruttatori ed evasori - noi, che abbiamo un'opinione diversa sul ruolo dell'impresa nella società, continueremo a far fronte alle sfide del mercato, innovando nei prodotti e nei servizi e facendo ancora meglio le cose che facciamo, potendo contare sulle competenze e le professionalità multimediali delle nostre aziende, che realizzano oltre un milione di contatti certificati ogni giorno: in edicola con L'Unione Sarda, in televisione con Videolina, in radio con Radiolina e sul web con i nostri siti, con il supporto di Next Step. Infine con Pbm, la concessionaria della pubblicità di tutte le Testate, che contribuisce in modo determinante al loro bilancio e al mantenimento dei posti di lavoro.

Tutti noi crediamo che, in ragione della fiducia che ci viene quotidianamente confermata, abbiamo il dovere di continuare a prendere posizione con giornalisti ed editorialisti sui temi fondamentali che riguardano la nostra Terra, come abbiamo fatto anni fa per rifiutare le scorie nucleari, per esempio, manco fossimo la pattumiera nazionale, o come quando esprimiamo critiche alla classe politica per la carenza di strategia di lungo termine sui temi economici che riguardano la Sardegna, vera priorità delle priorità.

E lo stiamo facendo anche in questi giorni, supportando il Comitato Promotore, i sindaci e i centomila sardi che hanno firmato per l'Insularità in Costituzione, il cui fine è di essere finalmente equiparati alle regioni dirimpettaie dell'altra sponda.

Un obiettivo, peraltro, che noi sardi abbiamo perseguito, finora inutilmente dal 1847, quando rinunciammo alle nostre Istituzioni del Regno di Sardegna, risalenti alla notte dei tempi, per acconsentire alla cosiddetta Fusione Perfetta, con la promessa dell'equiparazione dell'Isola ai territori di terraferma e a chiacchiere confermata anche via via che ne venivano annessi di nuovi, a formare quello che è stato il Regno d'Italia fino alla proclamazione della Repubblica, a metà del secolo scorso. Fregatura Perfetta, invece, si rivelò, posto che ancora oggi siamo qui a parlarne.

Riusciremo nell'intento se saremo uniti, finalmente, coesi e consapevoli della responsabilità che ci deriva dal ruolo e dal privilegio di entrare, in punta di piedi, nelle case di pressoché tutti i sardi, in compagnia di chi crede sinceramente nell'iniziativa e di chi intenda rispettare la memoria di chi ha sacrificato anche la propria vita per difendere la Sardegna.

Sergio Zuncheddu
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