La vittima decide di dare la sua versione e la Procura cambia rotta e richiesta: vista questa nuova disponibilità della donna, è il caso di riavere gli atti e che la gip disponga nuove indagini per capire come realmente siano andati i fatti.

È la novità principale dell’udienza andata in scena oggi a Cagliari nell’inchiesta a carico dell’avvocato Massimiliano Ravenna, accusato di violenza sessuale e stalking ai danni di una collega. Questa mattina l’appuntamento davanti alla gip Cristina Ornano, il secondo dopo quello dello scorso gennaio, è andato avanti per due ore e mezzo durante le quali il legale, assistito dal difensore Massimo Ledda, ha respinto punto per punto le contestazioni mosse a suo carico parlando di "incongruenze" e "calunnia" e sollecitando l’archiviazione delle indagini, come già avevano fatto gli inquirenti mesi fa: impossibile andare oltre vista l’indisponibilità della vittima a formalizzare le accuse in un processo.

La richiesta dei pm però non era stata accolta dalla giudice, che aveva deciso di fissare l’udienza per approfondire alcuni aspetti della vicenda. Ravenna allora ha deciso di dare la sua versione, ha negato gli episodi di violenza sessuale portando a suo dire "la prova" che in specifiche situazioni indicate dalla donna lui in realtà era "altrove", ha ricordato che la collega aveva anche "descritto nel dettaglio" altre persone "che potevano sembrare l’aggressore", e che proprio lei aveva "chiesto al pm di non proseguire nelle indagini" per poi "continuare a seguire i corsi di Ravenna".

E il presunto pestaggio del giugno 2018? "Nessuno lo ha visto". Lo schiaffo - visto da un pubblico ufficiale - dato alla donna nel 2016? "Una reazione a un ceffone datomi da lei in precedenza".

La collega, assistita dal legale Claudio Sforza, ha ribadito che "le date imprecise" sulle violenze erano state fornite false perché spaventata, per evitare uno scandalo e salvaguardare la famiglia. Così non si era opposta alla richiesta di archiviazione, nella speranza che con l’esposto (presentato nel 2015) terminassero quei comportamenti (violenze, botte, minacce).

Ora la "disponibilità" a essere sentita e la richiesta di disporre nuove indagini, decisione che ha cambiato le carte in tavola. "Vogliamo solo che si scopra il responsabile e sia punito, chiunque sia", ha detto l’avvocato Sforza.

Ora tutto è nelle mani della gip.
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