"Siamo molto contenti che il Governo stia valutando la riduzione dell'Iva, considerato che lo stiamo proponendo, inascoltati, dall'11 marzo. Siamo stati gli unici ad averlo chiesto ufficialmente, presentando alla Camera le osservazioni al Cura Italia. Ma devono essere cali mirati, per rilanciare i settori più in crisi, non una riduzione generalizzata dell'aliquota Iva ordinaria".

Queste le parole di Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori, soddisfatto delle voci che ipotizzano un taglio dell'Iva per far ripartire i consumi post-Covid.

"Non solo perché sarebbe un onere finanziario che lo Stato in questo momento non può oggettivamente permettersi, ma anche perché, in questo periodo di recessione, il rischio è che un calo generico ed indistinto dell'aliquota, ad esempio dal 22 al 21%, non si traduca in un abbassamento dei prezzi a vantaggio del cliente finale, vista anche l'esiguità della riduzione, ma solo in minori introiti per lo Stato", prosegue Dona.

Il rappresentante dei consumatori ha inoltre già individuato settori e prodotti più in crisi, per i quali il taglio dell'Iva sarebbe auspicabile.

"Avevamo proposto una riduzione dell'Iva sul gas al 10% sull'intero consumo e non solo sui primi 480 Smc annuali, e poi, solo per i settori maggiormente in crisi, come quello turistico, una riduzione dell'Iva rilevante, al 5%, sia per gli alberghi che per i pacchetti turistici, ma per un periodo limitato, fino alla fine dell'anno" aggiunge Dona.

La strategia suggerita da Dona è quella di seguire l'esempio dei saldi, un forte sconto temporaneo, stavolta a carico dello Stato "così da invogliare le famiglie che se lo possono permettere a partire per le vacanze, aiutando albergatori ed agenzie turistiche in difficoltà".
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