Un cigno nero. Un evento raro e imprevedibile. Isolato, perché non rientra nel campo delle normali aspettative umane, ma drammatico, perché capace di sconvolgere le vite, cambiare le percezioni. Non è un caso che l'epidemia di coronavirus venga associata al concetto di "cigno nero", una formula per descrivere come l'improbabile governi le nostre esistenze.

Ma il coronavirus, il panico che questo sta creando, produce i suoi effetti anche livello economico. E Btcoin, la nota e più diffusa criptovaluta, potrebbe non esserne esente. "Iniziamo subito con il chiarire un aspetto importante: qualunque tentativo di giustificare la crescita o decrescita di valore di Bitcoin quale conseguenza di eventi a rilevanza globale, si è puntualmente rivelato del tutto inutile e privo di fondamenti scientifici validi", sottolinea Massimo Simbula, avvocato cagliaritano esperto in nuove tecnologie. "L'estrema volatilità dei Bitcoin è determinata da molti fattori e pensare di prevederne l'andamento è più complesso del prevedere il risultato finale della Juventus in una partita di Champions League", aggiunge.

Palla di cristallo, gambling o altro. La realtà, sostengono gli esperti, è che la crescita di valore di Bitcoin è con molta probabilità, totalmente slegata da eventi a risonanza mondiale come la crisi politica tra Iran e Stati Uniti o la diffusione di Covid-19. Potrebbe invece essere connessa alla sua costante evoluzione tecnologica e al cosiddetto halving, ovvero a quel processo di riduzione delle ricompense riconosciute ai miners per aver minato i blocchi della blockchain di Bitcoin. "Gli halving sono alla base dei modelli economici della criptovaluta e garantiscono che le monete verranno emesse a un ritmo costante, seguendo un tasso decrescente prevedibile. Questo tasso controllato di inflazione monetaria è una delle differenze principali tra Butcoin e valute fiat tradizionali, le quali non hanno limite di emissione" spiega ancora il legale.

Sarà quindi sempre più difficile "creare" nuovi bitcoin. Una volta raggiunta la quota massima di 21 milioni, a maggio del 2140 secondo le stime, i Bitcoin potranno solo essere acquistati da chi già li possiede senza alcuna possibilità di "emetterne" (impropriamente parlando) nuovi. "Quello che quindi emerge, alla luce della recente diffusione del virus è che ancora una volta si dimostra del tutto infondata la narrativa secondo la quale Bitcoin può essere un bene rifugio a cui fare riferimento in momenti di instabilità planetaria", dice Paolo Anziano, Founding partner Amazix.com.

Certo, la crisi politica tra Stati Uniti e Iran conseguente all'omicidio di Qassem Soleimani ha coinciso con un netto incremento di Bitcoin passato da circa 7.000 dollari a 8.500 dollari in una settimana. Così come nella metà del 2019, il Bitcoin era salito del 100% in seguito all'annuncio dell'amministrazione Trump di un aumento sulle tariffe verso le importazioni dalla Cina. "Ma entrambe queste crisi politiche non hanno avuto un impatto sulla fiducia nella salute dei mercati finanziari come invece sta accadendo nel caso del coronavirus a livello globale. Al contrario, Bitcoin ha seguito fedelmente la perdita di valore del Dow Jones (giù di 900 punti solo il 25 febbraio) e dello Standard&Poors 500 (che ha chiuso lo stesso giorno con una perdita del 3%). E infatti, tra il 19 e il 26 febbraio Bitcoin è crollato come tutti gli altri titoli passando da 10.000 USD 9.150 USD" E allora, la domanda che molti degli addetti ai lavori si pongono, è la seguente: Bitcoin è il cigno nero o solo uno dei tanti cigni bianchi, cioè eventi prevedibili e intuitivi, in un certo senso rassicuranti e pure con tante problematiche? Bitcoin, a dire il vero, il mondo in qualche modo lo ha già cambiato Ha creato nuove professionalità: sviluppatori, traders, legali, consulenti fiscali, notai hanno investito parte del loro tempo per comprendere il fenomeno, studiarlo e cercare di fornire utili contributi anche a livello legislativo per tentare di accompagnare con attenzione questa rivoluzione finanziaria. Ma anche messo in pericolo i risparmi di tanti consumatori inesperti che, attratti dalla crescita di valore della criptovalute o peggio caduti nella trappola di tanti imbonitori, hanno perso gran parte dei loro risparmi. "Bitcoin è ancora oggi, per molti, un mistero", spiega Massimo Simbula. "Non sappiamo se sarà la moneta comune del futuro o solo, come dicono i suoi detrattori, uno strumento per imbrogliare le persone o riciclare danaro sporco". "Di certo,però, possiamo dire cosa non è", gli fa eco Paolo Anziano. "Bitcoin non è ancora una valuta legale, non si comporta ancora come bene rifugio come l'oro, e non è ancora un buono strumento di pagamento visto che non è ancora universalmente adottato come il dollaro, l'euro o lo yuan".

Eppure è li. Probabilmente per restare e non per andarsene. E probabilmente per accompagnare gli altri asset finanziari tradizionali e le valute grazie anche alle sempre più stringenti normative di settore e al sempre maggiore interesse della finanza tradizionale verso questa criptovaluta. Di certo questo 2020 (anno bisestile per i più scaramantici), sarà il primo vero test di lungo periodo per Bitcoin e la "paura" mondiale scatenata (a torto o a ragione) dal coronavirus, ha inaugurato lo stress test più interessante per la criptovaluta arancione, da quando questa è stata concepita.
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