“Essere all’antica”: probabilmente non c’è nulla di peggio per il comune sentire odierno. Certo sono lontanissimi i tempi in cui Leopardi poteva scrivere nelle Operette morali: «Un uomo fatto all’antica» è un uomo «dabbene e da potersene fidare». Oggi attribuire tale qualità a qualcuno può significare accusarlo di essere un conservatore, se non un reazionario. Nel migliore dei casi, si è accusati di non stare “al passo con i tempi”, di non saper cogliere i vantaggi della modernità. Il pedagogista e filosofo Duccio Demetrio nel suo ultimo libro intitolato proprio All’antica (Raffaello Cortina Editore, 2021, Euro 19,00, pp. 316. Anche Ebook) ci mostra, però, che l’essere all’antica implica alcune delle nostre qualità migliori. A confermarcelo è proprio Duccio Demetrio: “Prima di tutto essere all’antica implica possedere una sensibilità per il passato oggi non più così comune. Significa possedere una sensibilità per le memorie, una sensibilità spontanea, istintiva ma anche che viene educata nel corso della vita, prima di tutto dalla famiglia di origine come è capitato a me. La mia famiglia era molto attenta ai ricordi, alle narrazioni, alle storie che creano suggestione e mi ha quindi trasmesso una familiarità e non una repulsione nei confronti della memoria e del ricordare. In questo senso considero il sentire all’antica come un privilegio, un dono, non come una iattura come spesso si sente dire nei confronti del ricordare e dell’avere memoria”.

Nel libro lei pone anche l’accento su come l’essere all’antica incida sui nostri comportamenti. In che modo?

“Per Leopardi l’uomo all’antica è una persona perbene, portatrice di virtù positive e io sono d’accordo come spiego nella seconda parte del mio libro. Anzi, scopo del mio libro è accrescere questa consapevolezza leopardiana, ritrovare questa dimensione virtuosa dell’essere all’antica che va rafforzata, facendo però attenzione di non scadere nelle ambiguità”.

In che senso?

“Ci può essere un antico che ci riporta indietro, retrivo, incapace di confrontarsi con il presente e con le necessità del mondo in cui viviamo. E c’è un antico che difende quei valori che si ritrovano nella nostra educazione estetica e morale… valori che non vanno cancellati in nome della modernità”.

Ma l’antico cosa può regalare al presente?

“Gli regala un avvertimento: non si può costruire il presente e progettare il futuro recidendo totalmente i legami con il passato. Chi ha una sensibilità per l’antico ama la storia, ma non solo quella generale. Ama la sua storia personale. Conoscendo la propria autobiografia può quindi elaborare un punto di vista che non si limita solo alla soggettività, per quanto questa sia importante”.

Eppur, l’antico non va di moda…

“Certamente è vittima di pregiudizi e di giudizi malevoli. Però non mancano persone che apprezzano i comportamenti, i modi di essere e di fare all’antica, quasi che questi modi di essere e di fare infondano sicurezza perché riguardano manifestazioni che sembrano scomparire: la gentilezza, la generosità, la disponibilità dei confronti degli altri, l’ostilità verso ogni forma di volgarità. Insomma essere all’antica ci arricchisce e non sminuisce il nostro modo di esistere”.

La copertina
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