C'è un'eco di Sardegna tra le anse del fiume Metauro, che risuona fino alle rive del Temo. È l'impronta dell'opera di Federico Melis, scultore e ceramista bosano, che contribuì alla rifioritura della ceramica di Urbania, antica Casteldurante, borgo marchigiano di 6000 abitanti, che nasce sulle colline che accompagnano il corso del fiume. Nel 500 Casteldurante, insieme a Urbino e Pesaro, produsse le più belle ceramiche del Rinascimento, distinguendosi da Faenza e da altre città in cui si lavorava l'argilla, per l'invenzione di decorazioni proprie e per la raffinatezza del genere pittorico cosiddetto "istoriato".

Il piccolo borgo cambiò nome nel 1636 quando papa Urbano VIII lo trasformò in diocesi "Per la civiltà degli abitanti e la bellezza del luogo". Anticamente a Casteldurante c'erano 40 altiforni per soddisfare l'ampia committenza italiana ed europea. Dal 1994 Urbania è riconosciuta "Zona di produzione della ceramica artistica e tradizionale" e fa parte dell'Aicc (Associazione italiana città della ceramica). Ma nel passato la produzione delle ceramiche durantine si interruppe più volte. Riprese ad intermittenza tra l'Ottocento e il Novecento, fino ad arrivare ai nostri giorni, grazie soprattutto all'intervento del maestro bosano, che riuscì a dare nuovo impulso alla tradizione della maiolica tradizionale, fondando botteghe e promuovendo nuovi talenti attraverso l'istituzione della Scuola artigiana arte ceramica "Metauro". Federico Melis, fratello del più famoso Melkiorre, insegnava scultura all'Istituto d'Arte di Urbino, allora diretto dall'oranese Mario Delitala. Durante la guerra scappò sulle colline di Urbania e qui incontro don Corrado Leonardi, intellettuale durantino e grande appassionato d'arte, che, insieme ad altri amici, lo convinse a restare. Gli diedero un alloggio a Palazzo Ducale, dove avviò anche la scuola, al pian terreno della residenza del Duca, dove oggi c'è la sede della Banda cittadina. Il maestro Melis cominciò così a lavorare con gli artisti e gli artigiani più dotati di quel tempo, tutti molto giovani, molti di loro ancora in vita, come Vittorio Salvatori e Ettore e Claudia Benedetti.

"Ettore era un ragazzino quando ha incontrato il maestro Melis in piazza - racconta Claudia, la sua compagna di arte e di vita - aspettava di entrare nella bottega del sarto dove il padre lo aveva costretto ad andare per imparare il mestiere. Ma a lui non piaceva. Ettore adorava disegnare e lo faceva ovunque. Un giorno, mentre aspettava che la bottega del sarto aprisse, stava disegnando con un gessetto la testa di un cavallo, per terra. Proprio in quel momento passava il maestro Melis che rimase molto colpito dal suo tratto. Lo convinse a seguirlo, alla Metauro, e da quel giorno Ettore si unì alla squadra di ceramisti" Ettore e Claudia Benedetti, a Urbania, sono un'istituzione. Alcuni dei loro pezzi sono esposti al museo Civico. Da qualche anno hanno deciso di chiudere bottega dopo cinquant'anni di attività- sono stati i ceramisti più produttivi del paese, con il loro talento la ceramica durantina ha riperso vigore raggiungendo visibilità internazionale. Dalla loro abitazione, sull'orlo più alto del borgo fluviale, si dominano tutte le colline attorno al Metauro. La loro casa è un museo: maioliche, sculture, dipinti, la storia di Urbania racchiusa in eleganti teche illuminate, intervallate da tante foto ricordo insieme al maestro Melis e a tutti gli altri colleghi di lavoro, negli anni Cinquanta. Tra loro, anche Vittorio Salvatori, che oggi ha 89 anni. È ancora lucidissimo e ricorda bene i tempi di Melis.

"L'ho visto morire - racconta Salvatori - era un grande maestro. L'ho conosciuto prima del bombardamento, lavorava al restauro della chiesetta dell'Orsaiola, qui vicino. Era uno scultore, aveva fatto tutte le statue della chiesa. Faceva ceramica con la società dei fratelli Aloisi , producevano oggetti invetriati, con graffiti in rilievo". I sui ricordi sono molto nitidi, come i suoi occhi, azzurro cielo, sotto due sopracciglioni arruffati che gli conferiscono un'espressione un po'burbera. "Abbiamo ripreso la tradizione durantina grazie a Luciano Bassi, che ci ha riportato ai disegni tradizionali della maiolica di Urbania. Cuocevamo con un fornaciaio di Faenza, in un forno a fiamma diretta. A legna naturalmente. Ci volevano circa 15 ore per arrivare a temperatura e due giorni perché i pezzi raffreddassero. Io ero giovanissimo - continua Vittorio Salvatori , mi mandavano a prendere l'argilla col carrettino al bivio di Acqualagna. Poi la mettevamo nelle vasche di decantazione e la filtravamo. Con Melis ho partecipato a tanti concorsi tra Faenza e Pesaro. A Pesaro abbiamo vinto anche il primo premio" Vittorio Salvatori era diventato uno dei soci di Melis insieme a Giovanni Bartolucci: i tre proprietari della Metauro. Ancora oggi il maestro Salvatori si siede sul tornio, e nonostante l'età, dà una mano ai "giovani" dell'Associazione Amici della Ceramica, l'ultima roccaforte della tradizione, in una cittadina dove è rimasta ormai una sola bottega: quella di Giuliano Smacchia e Gilberto Galavotti, dove si può comunque apprezzare l'eccellenza decorativa di Casteldurante, attraverso tutti gli stilemi tradizionali che il Comune e l'associazione sperano di portare avanti nella futura scuola.

Le testimonianze di Vittorio Salvatori, dei coniugi Benedetti e di tante altre persone che avevano conosciuto Federico Melis sono state raccolte in video dal regista oristanese Antonello Carboni, collezionista e grande appassionato di arte, che presto ultimerà un documentario sull'opera di Melis a Urbania. Per il suo lavoro ha scelto un titolo di grande impatto: "L'ultimo Duca" perché fu proprio Melis l'ultimo "inquilino" del Palazzo Ducale. Per la sua ricerca l'apporto dell'associazione Amici della Ceramica è stato prezioso e sarà proprio l'associazione a fare da madrina alla Prima proiezione del filmato. Americo Salvatori, nipote di Vittorio, è da due anni, il presidente di questo gruppo (che ha ormai 20 anni di attività alle spalle) al quale, il Comune, concede gratuitamente i locali del Palazzo Ducale. "Non è facile oggi portare avanti un progetto come questo - spiega - in una città dove non ci sono più tanti ceramisti. Quello che abbiamo intenzione di fare prima di tutto, è riavvicinare la gente alla ceramica, attraverso una presenza più importante di opere nel contesto civico: non solo installazioni e mostre ma anche convegni, eventi, manifestazioni. Stiamo cercando di usare al meglio le competenze dell'associazione e dei nostri maestri, creando una vera e propria scuola per ceramisti, come vuole la nostra tradizione".

Americo Salvatori ha le idee chiare, ma si rende anche conto della grande difficoltà che sta attraversando l'artigianato in questo momento. "In associazione abbiamo grandi competenze, a partire dal maestro Giancarlo Lepore, che insegna all'Accademia di Urbino, il ceramista Orazio Bindelli, il maestro d'arte Silvio Biagini, l'artista Tinuosh Shariat Panahy e l'architetto Antonella Celeschi che fornisce un prezioso contributo per mostre e installazioni. Ma ci sono anche due giovani molto intraprendenti: Irene Trenta e Daria Perrone, che si stanno occupando di tutta l'organizzazione e della diffusione delle nostre iniziative sui social. Quello che stiano cercando di fare è accreditare la nostra scuola come ente di formazione riconosciuto e proporre corsi di alta formazione per ceramisti e appassionati" .Ma non solo.

"L'associazione dovrebbe funzionare anche da collante tra le altre associazioni culturali cittadine, vorremo combinare ceramica e musica, ceramica e agroalimentare. Insomma la ceramica deve diventare il motore trainante di Urbania, come da sempre è stato". I laboratori dell'associazione sono principalmente a Palazzo Ducale, nell'antica quadreria del duca: entrata da piazza Mercato, proprio al centro della cittadina. Le finestre dei laboratori si affacciano sull'ansa del fiume, dove anticamente i ceramisti lavoravano, a stretto contatto con l'acqua. I locali sono stati messi a disposizione del Comune, che ospita gratuitamente l'associazione e si fa carico di tutte le spese. Ma c'è anche un'altra bellissima location dove ogni tanto il Comune organizza corsi e laboratori ceramici: il Barco, antica residenza di caccia del duca. Un castello maestoso, all'entrata della cittadina, restaurato e riallestito a mo' di ostello/laboratorio. I progetti sono moltissimi e la volontà di tutti è forte. Il Comune, che ormai da due anni è sotto la guida di Marco Ciccoli, fornisce gratuitamente i locali all'associazione e si fa carico delle spese vive.

La parola magica per avviare questo nuovo corso per Urbania e la sua ceramica? "Comunicazione - ribadisce il presidente - Dobbiamo farci conoscere, divulgare il nostro progetto, parlare con la gente attraverso i social, solo così la nostra storia e le nostre tradizioni diventeranno un volano importante per la crescita del nostro bel borgo". Sembra quasi che voglia diventare un Melis del Terzo millennio? "Difficile trovare un altro Melis, in questo momento - sorride Americo Salvatori - Anch'io ho avuto la fortuna di conoscere il maestro quando ero piccolo, ogni tanto lo incontravo nella bottega di mio padre, lo ricordo come fosse ora. Era una di quelle rarissime persone circondate da un alone di rispetto e dedizione ai confini del sacro. Forse un po' di merito derivava dalla sua terra di origine".
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