È morto a Roma Giulio Savelli, l'editore forse più rappresentativo della "nuova sinistra" negli anni Sessanta e Settanta.

Tra i 1.200 titoli pubblicati dalla sua casa editrice restano nella memoria collettiva "La strage di Stato" (1970), controinchiesta sulla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, e "Porci con le ali" (1976).

Aveva 78 anni e viveva a Roma, dove si era sposato con la giornalista Pialuisa Bianco.

La casa editrice Savelli ha rappresentato dal 1963 al 1982 una palestra di idee e non solo di libri, ispirate alle culture libertaria e marxista, prediligendo strade eterodosse, apprezzate dal movimentismo post-68 e dalle formazioni di sinistra extraparlamentare.

A partire dal 1971 ha pubblicato la rivista di cinema "Ombre rosse", diretta da Goffredo Fofi, e nel 1975 lanciò la collana "Il pane e le rose", con volumi che rappresentavano un inno alla libertà dei costumi sessuali.

Escluso nel 1966 dal Partito comunista per avere pubblicato il periodico "La Sinistra" diretto dal filosofo Lucio Colletti, su posizioni comuniste libertarie, Savelli ha seguito un itinerario politico e culturale che lo ha portato in seguito su posizioni di "liberalismo coerente", come sostenne nel suo libro "Riforme e Libertà" (Spirali, 1996).

Savelli ha fondato e diretto alla fine degli anni Settanta il settimanale "Il Leviatano", al quale hanno collaborato tra gli altri ancora Lucio Colletti, Antonio Martino, Alberto Ronchey, Rosario Romeo. Negli anni '90 è approdato per la prima volta in Parlamento con Forza Italia: fu eletto nel 1996 alla Camera con la pattuglia di intellettuali liberali formata, tra gli altri, da Lucio Colletti, di cui peraltro Savelli era stato editore, Saverio Vertone, Piero Melograni, Marcello Pera e Giorgio Rebuffa.

Un anno dopo l'elezione con Forza Italia, Savelli passò al gruppo misto.

(Unioneonline/v.l.)
© Riproduzione riservata