Le immagini girate il primo maggio del 1943 dall'imprenditore Marino Cao, titolare di un mobilificio e appassionato di riprese cineamatoriali, sono giustamente famose. Commoventi e famose. I cagliaritani vollero rispettare a tutti i costi la promessa di sciogliere il voto a Sant'Efisio. Così portarono il simulacro del Martire guerriero (capace di sconfiggere la peste nel 1600), dal cuore della città sino al luogo del martirio a Nora, sfilando in preghiera tra le macerie due mesi dopo l'incursione aerea degli americani, tra le rovine delle case e del palazzi abbattuti dalle bombe.

Niente carri a buoi e corteo folcloristico, il santo venne accompagnato sulla spiaggia di Pula a bordo di un furgoncino che a fatica si faceva strada scortato dai Confratelli più desiderosi che mai di ringraziare il Santo e di chiedergli un nuovo aiuto per la città da ricostruire. Devoti, devotissimi al guerriero che si ribellò a Diocleziano per non perseguitare i cristiani e per questo - obiettore di coscienza ante litteram - mandato al patibolo.

La scena quest'anno potrebbe ripetersi, stavolta - anno di grazia 2020 - l'incubo è il coronavirus che ha portato oggi come allora morte e in aggiunta il divieto di uscire di casa. Bepi Anziani, giornalista di lunga data ed ex direttore di Videolina, ha lanciato una proposta sul suo profilo Facebook: per evitare assembramenti, utilizzare anche stavolta, come nel 1943, un furgoncino d'epoca, simile a quello che motorizzò Sant'Efisio nel 1943. Carlo Usai, 76enne ex funzionario della Bipiesse riscossioni, appassionato di auto di interesse storico, ha immediatamente messo a disposizione il suo Fiat 514 del 1930, addirittura più antico di quello utilizzato durante da guerra (dalle immagini di Marino Cao appare chiaro, si tratta di un Fiat 1100 A).

La vettura di Carlo Usai è uno dei pezzi pregiati del patrimonio di auto d'epoca rimasto n Sardegna. E' lo stesso proprietario, ex segretario del club Automoto d'epoca Sardegna di viale Sant'Avendrace a Cagliari, a raccontarla al telefono. "Sarei molto felice se la mia vettura potesse accompagnare il Santo. Il Fiat 514 apparteneva a mio padre, l'acquistò nell'aprile del 1937: la prima immatricolazione risale al 1930, venne preso e targato a Roma. Poi il passaggio di proprietà a un sardo, tale Vadilonga di Cagliari, da cui mio padre lo comprò nel 1937. Lo trasformò nel 1948 in mezzo da lavoro, facendolo diventare un furgone. Il motivo? La mia famiglia è di Jerzu, veniva utilizzare per trasportare la legna dai monti al paese durante l'inverno lungo e freddo".

Nel 1952 il padre di Carlo Usai accantonò il Fiat 514 per passare a un furgone Om. Il vecchio mezzo finì in un sottoscala di un garage e probabilmente questa fu la sua fortuna: al riparo dalle intemperie, uno strato di polvere lo preservò dalla ruggine. Anni e anni di oblio, sino a quando Carlo Usai, nel 1997, non decise di restaurarlo. "L'ho trasportato a Isili, dove vivevo e dirigevo la filiale della Bipiesse riscossioni, e con l'aiuto di carrozziere ci siamo impegnati in un lavoro di accurato restauro. Lo abbiamo smontato pezzo per pezzo, sino farlo diventare nuovamente perfettamente funzionante".

Un piccolo miracolo di amore per le vetture storiche: Carlo Usai non è certo un neofita, possiede anche due Lambrette e un Lancia Aprilia del 1949 e ha sempre partecipato ai raduni e alle rassegne di auto di interesse storico organizzate in Sardegna.

Curiosità tra le curiosità, il suo furgoncino ha già prestato servizio in occasione di sentite feste religiose. "Qualche anno fa - dice ancora Carlo Usai - è stato utilizzato nel mio paese, Jerzu, in occasione della festa di Sant'Antonio: ha trasportato il simulacro dalla parrocchia sino alla chiesetta di campagna: otto chilometri all'andata, altrettanti al ritorno". Quasi un rodaggio in vista di quel che lo attenderebbe per Sant'Efisio: Cagliari-Nora e Nora Cagliari, circa 70 chilometri in tutto. Si attende soltanto l'esito degli incontri tra Prefettura, i Comuni di Cagliari, Capoterra, Villa San Pietro e Pula, e la Confraternita organizzatrice di una festa che quest'anno non si farà con i toni e colori delle scorse edizioni: ma l'importante ai tempi della pandemia è sciogliere comunque il voto a Sant'Efis.
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