Giovanni Floris, il noto giornalista e scrittore romano di origine sarda, torna in libreria con un nuovo romanzo, “L’invisibile” (Rizzoli), che lo porta per la prima volta a esplorare i territori del thriller psicologico, scattando un’efficace istantanea del nostro tempo.

Antonio Vestro è un giornalista che si barcamena tra lavoretti vari e gestisce un sito, notizievere.com, sperando che possa servire per dimostrare il suo talento. Fausto Maria Borghese è un imprenditore di successo, benvoluto da tutti e probabile candidato sindaco di Roma. Le loro strade si incontrano quando Antonio scopre Fausto da Oreste, un anonimo barbiere del quartiere Nomentano che poi misteriosamente scompare.

Cosa ci faceva un uomo di potere in un posto del genere? Antonio si convince che sotto ci sia del marcio e si butta a capofitto in un’indagine per fare emergere la verità. Sarà costretto a mettersi in gioco ben oltre le sue aspettative.

Cosa hanno in comune e cosa separa i due protagonisti? "Sono due cinquantenni che vivono tranquilli dietro le identità che si sono disegnati - spiega Floris -. Quando uno dei due indaga sull’altro le loro storie parallele si sgretolano. Fausto si è costruito nel mondo reale, Antonio in quello virtuale: oggi si tratta delle due facce della stessa medaglia, due aspetti inscindibili delle nostre vite".

Come riesce Antonio a padroneggiare così bene la macchina del fango? "La chiave è in una frase del romanzo: 'La verità non la fa chi parla. La fa chi ascolta'. Antonio non accetta che la figura pubblica della persona non coincida con quella privata. Quando mette in rete uno scadente fotomontaggio di Fausto che esce da un locale hard, non importa quanto sia improbabile, l’importante è l’innesco che dà il via al chiacchiericcio della gente: una volta partito non si può fermare".
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