Anche Donori, paese di 2071 abitanti nella provincia del Sud Sardegna a forte vocazione agricola e vitivinicola, aderisce al progetto proposto dal Circolo Culturale Su Nuraghe, condiviso dal Comune e dalla Prefettura di Biella, per ricordare i 100 anni dalla fine della Grande Guerra e per onorare chi ha sacrificato la propria vita durante il conflitto.

E così una pietra, frammento di pavimentazione di una vecchia casa demolita negli anni Settanta del Novecento e sapientemente incisa dall'attuale vicensidaco Luigi Coda, andrà ad arricchire le pietre raccolte dal circolo piemontese in memoria dei caduti nel conflitto del '15-'18.

La pietra proveniente da Donori è in arenaria e proviene delle cave in località San Nicola. La scritta è stata realizzata utilizzando esclusivamente gli attrezzi della tradizione, mazzuolo e scalpello, in omaggio al duro lavoro degli scalpellini che fino agli anni Sessanta del secolo scorso operarono a Donori.

Luigi Coda è discendente di Bernardo Coda che, con i suoi tre fratelli, alla fine degli anni Sessanta dell'Ottocento lasciò il Biellese e si stabilì in Ogliastra, dove fu attivo come scalpellino.

"È stato veramente un grande onore realizzare ancora una volta un'opera per ricordare e onorare quei nostri giovani concittadini che dal 1915 al 1918 si ritrovarono vestiti in grigioverde e catapultati in una realtà sconvolgente come era quella guerra – spiega Coda - . Povera gente che andava a combattere contro altra povera gente. Ed è innanzitutto a loro che dobbiamo essere grati, a quelli che caddero in battaglia, e anche a quelli che tornarono feriti nel corpo e nello spirito. Donori in quegli anni aveva poco più di 900 abitanti e agricoltura e pastorizia erano le principali attività di sostentamento della popolazione. La Ferrovia Complementare, la miniera di piombo e l'estrazione del granito erano attività marginali che occupavano poche persone".

Nei quaranta mesi di guerra da Donori partirono circa 150 giovani, per lo più fra le fila delle Brigate "Sassari" e "Reggio.

"Di questi giovani – spiega Coda - 24 non fecero ritorno a casa, uno su sei. E questo dato rappresenta tutta la dimensione del sacrificio estremo che questi giovani uomini donoresi sono stati chiamati a compiere in quella guerra. Ricordarli con altri eroi accomunati dallo stesso destino in un luogo della memoria come Nuraghe Chervu, simbolo dell'amicizia tra Sardegna e Piemonte, è opera meritoria e non potevamo esimerci dal dare il nostro piccolo contributo".

(Unioneonline/v.l.)
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