"La gente è solamente capace di giudicare. Sono innocente".

Poche righe, scritte su un foglietto quando ormai per lei tutto pareva non avere più senso. Quell'accusa, così infamante, era diventata un macigno troppo pesante da sopportare.

Agnese Usai, ex bidella di Sestu di 64 anni, ha così deciso di togliersi la vita, poco dopo aver ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini preliminari che ipotizzavano un abuso sessuale su una scolaretta di quattro anni.

LA TRAGEDIA - La tragedia si è verificata lunedì sera a Sestu, dove per tutta la vita la donna ha lavorato come bidella nelle scuole dell'infanzia. Una carriera specchiata, senza mai un appunto, almeno sino all'accusa che le era piovuta all'improvviso circa due anni fa, quando era in procinto di andare in pensione. Scritto su un foglio il suo ultimo, disperato urlo di innocenza, ha fatto scivolare via la propria vita senza più combattere.

LA SCOPERTA - La scoperta dell'estremo gesto è avvenuta nella tarda serata di lunedì, quando a casa della donna sono arrivati i soccorritori del 118 e i carabinieri della stazione cittadina, coordinati dal maresciallo Riccardo Pirali. Quanto accaduto è apparso quasi subito chiaro, tanto che i militari hanno subito avvisato il sostituto procuratore di turno, Diana Lecca, che non ha nemmeno disposto il sequestro della salma. Suicidio.

LA VICENDA - All'origine della decisione dell'ex bidella di togliersi la vita ci sarebbe stata proprio la recente chiusura delle indagini preliminari da parte della Procura sul presunto caso di molestie avvenuto in una delle scuole dove la donna ha lavorato negli ultimi anni.

Il condizionale è d'obbligo, visto che la vicenda era ancora in fase di accertamento. Un epilogo così tragico e inatteso ha sconvolto anche chi lavora negli austeri corridoi della Procura: lo si è capito in queste ore dal volto del procuratore aggiunto Gilberto Ganassi, titolare del fascicolo, e dagli occhi pieni di commozione delle ispettrici della polizia giudiziaria che hanno lavorato al caso, per mesi, con grande attenzione e senza mai far trapelare nulla dell'inchiesta.

L'IMPUTAZIONE - A far scattare le indagini sull'ex collaboratrice scolastica era stato l'esposto presentato dai genitori di un'alunna di quattro anni delle materne che aveva raccontato di essere stata toccata in bagno dalla bidella. Gli accertamenti sono durati a lungo, sempre con grande discrezione: le agenti della polizia hanno sentito i genitori di vari altri alunni, colleghi e insegnanti, e tutti hanno escluso di essersi mai accorti di nulla o di aver mai visto comportamenti sospetti da parte di Agnese Usai. Nemmeno le intercettazioni telefoniche e ambientali avrebbero aiutato a chiarire se l'episodio raccontato dalla bimba fosse reale o travisato.

L'INCIDENTE PROBATORIO - A determinare l'intenzione degli inquirenti di proseguire con l'esercizio dell'azione penale (anticipata dall'avviso di chiusura delle indagini preliminari, anziché prospettare un'archiviazione) sarebbe stato l'incidente probatorio che si è tenuto lo scorso anno. La bambina, già più grandicella, sarebbe stata sentita in ambiente protetto davanti ad un giudice, con l'indagata assistita dagli avvocati Walter e Franco Pani, e avrebbe confermato sostanzialmente il racconto già fatto in passato. Notificato l'avviso di conclusione delle indagini, Agnese Usai avrebbe potuto ancora farsi interrogare, presentare memorie e provare a chiarire la sua posizione al magistrato e agli investigatori prima che venisse formalizzata una richiesta di rinvio a giudizio. Contattato, il difensore Walter Pani ha preferito ieri non rilasciare commenti sulla vicenda.

IL CORDOGLIO - A Sestu, intanto, la notizia della morte dell'ex bidella che in tanti conoscevano, si è diffusa rapidamente. Chi sapeva della vicenda giudiziaria difende Agnese Usai a spada tratta, mentre c'è incredulità, sofferenza e disperazione tra parenti, ex colleghi e vicini di casa.

Francesco Pinna

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