"Cara Unione,

stiamo vivendo momenti difficili tutti. Sbalzati in un tempo 'sospeso', guardiamo in fondo a questo lungo tunnel di sofferenza e cerchiamo di capire quanto manca per raggiungere quel puntino bianco dell'uscita. La vita in fondo, però, è sempre la stessa, segue il proprio ciclo di inizio e fine e ciò che la rende speciale siamo sempre noi, gli esseri umani.

Abbiamo creato le famose 'finestre' sul mondo, chiamate volgarmente televisioni e ci siamo illusi di poter proporre nuovi modelli di realtà parallela che oggi, nel 2020, ci danno quella vaga e lusinghiera impressione di vicinanza e compagnia. Il maledetto virus, però, ci ha spogliato completamente e ha messo in luce tutte le citicità del nostro vivere. Pensiamo ad esempio in questo alla nostra totale incapacità di dare sostegno alle persone malate.

Le strutture ospedaliere, ad oggi, non sono in grado di poter far entrare un familiare o un amico dentro la stanza dove il proprio caro è ricoverato. Nemmeno in punto di morte, lo prevedono i protocolli. Questa è la grande sconfitta del genere umano. La mia povera nonna era ricoverata in una clinica a Cagliari, vittima di una demenza senile galoppante aveva necessità di vedere durante il suo ricovero un familiare che le potesse dare un minimo conforto.

Invece gli unici contatti previsti erano delle drammatiche videochiamate che altro non facevano che accrescere l'inquietudine ed il senso di sconfitta.

Cosi è andata via in un giorno qualunque senza avere al proprio capezzale qualcuno che magari le facesse sentire quanto fosse stata importante per tutti noi. In silenzio accettiamo tutto questo e son certo che quest'esperienza fa parte di un terribile vissuto recente di molti lettori.

Inutile pensare a suggerimenti che in questo momento visti i ritmi isterici di perenne emergenza sembrano assurdi e banali. Ma se penso che i tamponi per verificare la positività al virus vengono fatti ad un pubblico televisivo per vedere un programma dal vivo oppure ad un giocatore di calcio per giocare la prossima partita allora non posso che pensare che stiamo davvero perdendo tristemente la nostra umanità".

Marco C. - Cagliari

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