"Cara Unione,

sono la mamma di una studentessa al primo anno di un liceo nella città metropolitana di Cagliari. Sono una mamma, come tante mamme che hanno visto lo scorso anno scolastico l’adolescenza delle nostre figlie e dei nostri figli bruscamente interrotta nella loro formazione culturale e nella relazione sociale, entrambe fondamentali durante il loro percorso di crescita. Quegli stessi ragazzi e ragazze a fine settembre 2020 hanno iniziato un nuovo ordine di studi, le scuole superiori, dove il primo e secondo anno sono fondamentali per le loro scelte future, quei primi due anni che segnano la svolta: continuare o abbandonare la scuola? Quei primi due anni in cui le nostre studentesse e i nostri studenti dovrebbero essere più seguiti e incoraggiati per continuare il loro percorso scolastico, che, purtroppo, proprio in Sardegna, vede drammatici abbandoni da un lato e dall’altro studenti e studentesse eccellenti che abbandonano la Sardegna perché non vedono il futuro. È una grande responsabilità, caro Presidente Solinas, chiudere completamente, con didattica a distanza al 100% una scuola che, con il grande lavoro fatto da dirigenti scolastici e insegnanti, è luogo sicuro di crescita e socializzazione, i dati dell’epidemia hanno confermato che a scuola non scoppiano focolai incontrollati. Il problema sono i trasporti? Cosa si è fatto da marzo ad oggi per migliorare i trasporti? Perché non sono stati fatti dei questionari per le famiglie sulle modalità di trasporto verso la scuola dei nostri ragazzi e ragazze, come quelli che abbiamo compilato in cui si chiedeva se avessimo in casa pc e connessioni a internet?

Mi sono bastati due minuti per compilare quello della nostra scuola. I ragazzi possono andare a piedi, in bici, in monopattino, in motorino, accompagnati dai famigliari o in pullman. Perché non chiedercelo e fare una stima di quanti prendono il pullman e organizzare trasporti dedicati o fasce orarie dedicate, permettendo ai genitori di sfruttare le fasce orarie flessibili in ingresso e uscita dal lavoro che già esistono per legge? Come madre le chiedo di motivare con argomenti forti e inequivocabili la sua scelta di una didattica a distanza al 100%, prospettata oramai su tutte le testate giornalistiche, privando i liceali di una didattica integrata con almeno il 25% in presenza.

Ad oggi paesi come la Francia e la Germania a fronte di lockdown totali lasciano però aperte le scuole, anche le superiori. I nostri giovani, con la didattica a distanza al 100% fin dal primo anno delle superiori perderebbero il contatto con la realtà scolastica, film già visto a marzo 2020 purtroppo, perderebbero la loro più importante occasione di formazione culturale e ancora perderebbero l’unica occasione sicura di socializzazione con le loro compagne e compagni, perché, a meno che lei non chiuda tutti i luoghi di incontro dalle 17 alle 20 (Piazza Garibaldi, Piazza Giovanni, il Bastione, il Parco della Musica, viale Europa, Centro Commerciale le Vele, per citarne alcuni nella città Metropolitana di Cagliari, e tutti i parchi, centri commerciali e luoghi di pubblico incontro in tutto il territorio sardo) i giovani si incontreranno li, senza nessun controllo, senza regole si abbracceranno, si baceranno, faranno tanti selfie in gruppo, con grandi esplosioni di risate, felici di stare insieme, a quel punto manderà i Carabinieri? La Polizia? I Vigili Urbani? O la Protezione Civile? O darà la colpa ai genitori che li hanno fatti uscire?

Chieda ai ragazzi se sono felici di andare a scuola, glielo chieda!!!! Quando ho chiesto a mia figlia se nella sua scuola erano arrivati i banchi lei ha risposto: “no, mamma, io non ho il banco, metà classe lo ha, io sono al lato di un banco lungo per tenere la distanza, ma non importa, quando devo scrivere mi giro un po' di fianco e scrivo, che problema c’è?” A mia figlia non importa se non ha il banco, se sta scomoda, mia figlia vuole vedere le sue compagne e i suoi compagni, vuole interagire direttamente con i professori perché è timida e non riesce a farlo da dietro un computer. La didattica in presenza permette ai docenti di arrivare a costruire un percorso con tutte le studentesse e studenti, nella didattica a distanza al 100% tra problemi di connessione, carenza di device e difficoltà ad interagire, i più forti si salveranno e i più deboli andranno verso l’abbandono scolastico. Signor Presidente, la percentuale di abbandono scolastico alle scuole superiori in Sardegna è già altissima, siamo intorno al 22% circa, se porta la didattica a distanza al 100% che percentuale di abbandono scolastico la Regione Sardegna è disposta a tollerare ancora? Lei come Governatore ha il dovere politico e morale di garantire il diritto allo studio delle studentesse e degli studenti sardi. Trovo anche sconcertante quella sorta di contrapposizione che la sua ordinanza sta creando tra ristoratori e scuole superiori, ma sono parte della stessa realtà, se lei vuole sostenere questa categoria che ha già perso tanto, perché la deve contrapporre alle scuole superiori, facendo quasi apparire che o si chiude la scuola o la gente perde il lavoro? Ma è vero questo?

Ma quegli stessi ristoratori che hanno figli alle superiori che ne pensano? Gli orari, spostamenti e persone che frequentano scuole superiori e ristoranti sono differenti, perchè la sua proposta di sostenere i ristoratori dovrebbe essere in contrapposizione con la presenza alle scuole superiori in una percentuale di almeno il 25%? Perché si lascia passare l’idea che o si chiude uno o si chiude l’altra? Quale è la ratio? Perché non possono coesistere? Anche questo credo che lei dovrebbe motivarlo e con serie e forti argomentazioni, altrimenti lasci la proposta di tenere aperti più a lungo i luoghi di ristorazione ma ci lasci anche la scuola con una presenza di almeno il 25%!

Attendo una sua cortese risposta, come Governatore della Sardegna credo lei abbia il dovere di dare almeno una spiegazione agli studenti e studentesse delle scuole superiori sarde e alle loro famiglie, motivando seriamente le sue scelte, con parole chiare, almeno questo ce lo deve, e noi abbiamo il diritto di conoscere".

Carla

(mamma di una liceale della Città Metropolitana di Cagliari)

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