Pubblichiamo oggi la riflessione di un lettore circa i nuovi sviluppi sul caso Cucchi, e sulla necessità in Italia di passare da una "criminalizzazione" a una "sanitarizzazione" dei tossicodipendenti.

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"Gentile redazione,

un cittadino italiano, per quanto possa essere violento o mite, pericoloso o innocuo, tossicodipendente o piccolo spacciatore, nelle mani dello Stato deve essere protetto anche se presunto colpevole di un qualsivoglia crimine.

La storia terribile di Stefano Cucchi, ci insegna che va assicurata una tutela di tipo sanitario a chi è tossicodipendente.

Si deve passare così da una criminalizzazione della figura del consumatore ad una "sanitarizzazione" dello stesso, finalizzando ogni strategia e azione, alla tutela della salute pubblica.

Anche se purtroppo permane nell'immaginario collettivo l'idea del tossicodipendente come portatore di pericolosità sociale, oggi il consumatore deve essere visto come un soggetto che necessita di cure e supporto, non come un deviato da punire (soprattutto con sentenze e azioni di giustizia violenta e sommaria di servitori dello Stato). Va quindi obbligatoriamente distinta la figura del consumatore (che spesso è anche piccolo spacciatore come nel caso di Stefano Cucchi), anello debole del circuito della dipendenza (che necessita di cure e non sanzioni), dalla figura del trafficante".

Andrea Zirilli

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