Un rito che si ripete da tempo, la schedina del Totocalcio all'uscita dalla miniera: una giocata di poche colonne alla ricevitoria vicino a casa il venerdì pomeriggio. Ma quel giorno di inizio febbraio del 1950 Giovanni Mannu, 37 anni, originario della Maddalena, un lavoro nelle viscere della terra a Carbonia, sceglie la puntata a sorpresa. Sconfitta in casa per la Juventus (prima in classifica) contro il Milan: "Me l'ha suggerito, mia moglie", racconterà qualche giorno dopo. Un 2 secco (i rossoneri vinceranno addirittura 7 a 1) che si aggiunge ad altri risultati a sorpresa. Schedina da 50 centesimi di lire che vale il dodici al Totocalcio (il tredici viene introdotto solo qualche anno dopo) e una vittoria da capogiro: 77 milioni di lire, quando lo stipendio mensile di Mannu non supera le trentamila. Un bottino che, facendo le proporzioni coi valori attuali, andrebbe oltre i 3 milioni di euro. È la vincita più importante dalla nascita del lotteria legata al calcio venuta alla luce nel 1946. "Nessun sistema", ammette con candore, "ho riempito le colonne quasi a caso. I soldi per la schedina me li ha prestati mio cognato".

VINCITORE NOTO Quando alla radio viene diffusa la colonna vincente, alla ricevitoria Baghino di Carbonia scoppia la festa. Si arriva in fretta a Mannu, anche perché a quel tempo non c'è alcuna voglia di anonimato. Nel tagliando vincente sono segnati nome, cognome e indirizzo del fortunatissimo giocatore. Non ha telefono a casa, viene rintracciato attraverso il fratello. Il minatore 37enne resta sotto choc alla notizia, soprattutto dopo che viene rivelata l'entità della vincita.

NUOVA VITA. Il suo nome fa subito il giro d'Italia, la sua storia finisce sulla prima pagina dell'Unione Sarda, diventa anche protagonista di un puntata speciale della Settimana Incom, il seguitissimo cinegiornale che va in onda in tutte le sale cinematografiche.

CACCIATORI DI SOLDI. Consigli, suggerimenti e soprattutto richieste di denaro gli piovono da ogni angolo della Sardegna, ma anche da tutta la Penisola. Arrivano decine di lettere a casa: dalla richiesta di un padre di famiglia con sette figli a quello di una mamma che vorrebbe il corredino per un bimbo in arrivo. C'è chi chiede un'auto in regalo e anche chi vorrebbe denaro per progetti industriali. Tre sorelle nubili si propongono per una casa in regalo e in cambio si direbbero disposte a lavorare per lui. Una situazione difficilissima per Giovanni Mannu, umile lavoratore del carbone, militante del Partito comunista, nell'Italia che cerca di risollevarsi dopo la devastazione della guerra.

IL CAMBIO. Per ottenere la vincita Mannu deve volare a Roma: il direttore generale del Totocalcio, davanti a riflettori e taccuini, gli consegna un milione in contanti e i documenti per incassare il resto della vincita. La schedina viene poi depositata alla Banca nazionale del Lavoro, a Cagliari. Sono passati alcuni giorni dalla domenica della vittoria (il 5 febbraio). Il minatore di origini galluresi si presenta nell'Istituto di credito inseguito in via Roma da giornalisti e soprattutto curiosi. Accanto a lui ci sono l'inseparabile moglie Giovanna Fadda e un folto gruppo di parenti. Ricchezza è fatta, il lavoro in miniera diventa subito un ricordo sbiadito.

LA NUOVA AVVENTURA. Mannu e la famiglia (ha due figli) si trasferiscono a Roma. Le luci della ribalta resteranno accese ancora per qualche tempo per il vincitore del Totocalcio: "Ha comprato alcune abitazioni nella capitale e riscuote gli affitti" le ultime notizie sull'uomo arrivato dalla Sardegna che tornerà nell'anonimato. Qualcuno parla anche di investimenti non andati a buon fine e di una fortuna economica presto ridimensionata. Ma Mannu resterà sempre l'uomo che ha impersonato il sogno del riscatto nell'Italia più dura uscita dalle macerie del Dopoguerra. E il Totocalcio, per generazioni di giocatori, ha rappresentato la tassa piacevole su quel sogno da accarezzare con la schedina.
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