Hanno aspettato cinquantasette anni per vedere la Nazionale italiana nel proprio stadio. Niente di strano, tutto sommato: in fondo, il Cagliari, sino ai primi anni '60, non si era mai affacciato in serie A. Finalmente, la storia della Nazionale azzurra, iniziata nel 1910 a Milano con la vittoria per 6-2 sulla Francia, passa per Cagliari: il 23 dicembre 1967, la partita ufficiale numero 270 viene giocata all'Amsicora. E le cose vanno decisamente bene: è un incontro valido per le qualificazioni europee, gli azzurri travolgono la Svizzera per 4-0, grazie alla doppietta di Domenghini e ai gol di Mazzola e, guarda caso, di Gigi Riva.

Il Cagliari è ormai lanciato verso le alte sfere del calcio italiano: i rossoblù collezionano gettoni di presenza in Nazionale. E proprio sei giocatori del Cagliari, freschi di scudetto, Enrico Albertosi, Comunardo Niccolai, Pier Luigi Cera, Angelo Domenghini, Bobo Gori e Gigi Riva, formano l'ossatura di quella squadra che, dopo lo storico 4-3 sulla Germania Ovest, conquistò il secondo posto alla Coppa Rimet di Messico '70.

Impossibile dimenticare il debito di riconoscenza nei confronti del Cagliari. Un debito che diventa enorme il 31 ottobre del 1970: nel corso dell'incontro tra Austria e Italia a Vienna, il difensore Norbert Hof, ribattezzato "il boia del Prater, colpisce da dietro Gigi Riva e gli provoca la rottura di perone e tibia. Un infortunio che, di fatto, impedisce al Cagliari di conquistare il secondo scudetto consecutivo.

I rossoblù meriterebbero un trattamento di riguardo da parte della Federazione. E, tutto sommato, qualcosa in cambio arriva: per l'inaugurazione del nuovo Sant'Elia, viene organizzata un'amichevole tra Italia e Spagna. Certo, oltre Riva, non c'è neanche Cera, anche lui infortunato. Ma, in fondo, nell'orbita azzurra, ci sono pur sempre altri quattro rossoblù. Il 16 febbraio la Nazionale arriva a Elmas e si trasferisce in un albergo di Santa Margherita di Pula dove giungono anche i quattro azzurri del Cagliari. Il giorno dopo L'Unione Sarda titola, nelle pagine sportive, "Albertosi e Domenghini sicuri in nazionale".

Arriva, però, nel pomeriggio la doccia fredda per i tifosi rossoblù: il commissario tecnico Ferruccio Valcareggi ha l'abitudine di schierare, nelle partitelle di allenamento, la stessa formazione che partirà titolare nell'incontro ufficiale. Ebbene, nella squadra che affronta la De Martino del Cagliari non ci sono né Albertosi né Domenghini. Valcareggi non annuncia niente ma le sue scelte sembrano chiare. Tra l'altro, il ct è decisamente ingenuo quando si confronta con giornalisti un po' scafati. Qualcuno gli chiede la ragione per la quale non ci siano cagliaritani nella formazione titolare. "Il fatto che non ci siano cagliaritani", risponde, "vuol dire poco. Non posso certo stare a guardare a quale squadra appartengono i giocatori che mi occorrono".

Una scelta sbagliata, come, indirettamente, racconta, nella sua autobiografia "Dura solo un attimo, la gloria" il portiere Dino Zoff che "rubò" ad Albertosi la maglia da titolare. "Di solito", scrive, "per le amichevoli, il commissario tecnico teneva conto di un criterio, come dire, geopolitico, nel fare la formazione. Se si andava a Roma per inaugurare un match il nuovo stadio, in campo c'erano almeno quattro o cinque giocatori della Roma e della della Lazio. Ma quella partita, Italia-Spagna, era ancora troppo vicina alla finale mondiale e Valcareggi era rimasto scottato dalla staffetta naufragata. Così, escluse Domenghini, giocatore del Cagliari, per far giocare insieme la coppia Rivera-Mazzola". Nel prosieguo del racconto, Zoff dimentica che l'assenza di Riva è dovuta all'infortunio rimediato in Nazionale qualche mese prima. Ma poco conta.

I tifosi del Cagliari sono furiosi. E L'Unione Sarda non perde occasione per attaccare duramente la scelta codarda di Valcareggi. Lui, per non scontentare le milanesi, vuole far giocare Mazzola in un ruolo che non gli appartiene più. E per questo sacrifica Domenghini. Il giorno della partita il quotidiano racconta che sono stati venduti solo ventiduemila biglietti a fronte dei sessantamila disponibili: eppure, soltanto all'inizio della settimana il tutto esaurito sembrava scontato. Ci sono tifosi furiosi che, saputo dell'assenza dei rossoblù, chiedono il rimborso.

La partita, non potrebbe essere altrimenti, è caratterizzata dalla tensione. E, soprattutto, dai fischi che subissano gli azzurri già al momento degli inni nazionali. Fischi ma non soltanto. Non a caso, quella viene ribattezzata la "partita delle arance" perché per tutti i novanta minuti (e anche dopo) piovono sulla Nazionale chili e chili di arance.

Nel dopogara Valcareggi si arrampica sugli specchi per spiegare la sconfitta per 2-1 (che interrompere un ciclo positivo casalingo che durava da dieci anni). Il più lucido di tutti è proprio Sandrino Mazzola che "giustifica" i tifosi del Cagliari. "È logico", sostiene, "che sia andata cosi: pensate forse che a Milano, in una situazione analoga, si sarebbero comportati diversamente? Avrebbero fatto esattamente quello che hanno fatto i cagliaritani".

Sarà pur logico ma la città paga a caro prezzo la "partita delle arance": complice anche il fatto che, lentamente la squadra scivola verso il basso (per due anni subisce anche l'onta del derby con la Torres in serie C), la Nazionale non passa più a questa latitudini per molto tempo. Ci torna soltanto il 21 dicembre 1989 per affrontare in amichevole l'Argentina in una partita di preparazione ai mondiali di Italia '90, finita 0-0. In seguito soltanto altre due visite: il 14 ottobre 1992, nella gara di qualificazione ai Mondiali con la Svizzera, terminata 2-2, e, il 9 febbraio 2005, nell'amichevole contro la Russia vinta 2-0. Una gara, quest'ultima, decisamente diversa dalla "partita delle arance". Perché è il giorno in cui viene ritirata ufficialmente la maglia rossoblù numero 11 che resterà per sempre di Gigi Riva. E perché il commissario tecnico Marcello Lippi si mostra decisamente più sveglio di Valcareggi: lui non ci pensa neanche un attimo a far giocare i due rossoblù Esposito e Langella.
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