Non sempre l'evangelico "beati i poveri in spirito" va preso alla lettera. Nel caso di distillati, bitter e amari, spesso, è la presenza più che l'astinenza, portatrice sana di felicità. Lo hanno capito bene i curatori della prima guida dedicata ai migliori distillati d'Italia, Spirito Autoctono è il nome, che in uscita a dicembre è diventato già un testo sacro dove l'Isola primeggia. Se è vero che le premiate scuole delle grappe e delle acquaviti hanno il loro quartier generale nelle regioni del nord, è però certo che la Sardegna in campo distillatorio non è una terza o quarta scelta. E siccome l'Isola ha una varietà vitivinicola importante con denominazioni varie e una marea di uve pregiate, materia prima nobile per grandi distillati, si spiega anche perché negli ultimi decenni distillazione e soprattutto comparto liquoristico made in

Quattro Mori stiano catturando l'attenzione di un importante mercato. "Altra ragione che spiega bene anche le ottime performance dell'Isola - spiega Francesco Bruno Fadda, giornalista enogastronomico (Repubblica Sapori e James Magazin) esperto del settore e curatore della guida assieme a Lara De Luna (giornalista di Repubblica Sapori) e Federica Capobianco (pr e titolare di Affinità Elettive Studio) - è che i nostri vini e le nostre uve sono per la maggior parte, Vermentino compreso, uve che regalano il meglio nella lunghezza e nell'invecchiamento. Le grappe invecchiate (e anche su filu ferru) sono tra le più conosciute nel mondo proprio grazie a questa particolarità".

GIN CHE PASSIONE Il settore in forte crescita riguarda il variegato mondo del Gin. «"La Sardegna con la Toscana sono le più grandi esportatrici di Ginepro nel mondo, sia per quanto riguarda i galbuli, è risaputo che le rinomate distillerie inglesi raccolgono le bacche di ginepro lungo le nostre coste, ma anche in fatto di ceppi, radici esportate dall'Isola in molte zona produzione". C'è un dato storico che in qualche modo responsabilizza a promuove l'Isola: "Il 43 per cento dei distillati inglesi - precisa Fadda - ha in qualche modo un po' di Sardegna nella sua genealogia vegetale". Grazie al Gin e al suo ritorno sulla piazza giovanile anche molti altri distillati e liquori hanno ritrovato un certo appeal perduto. "Come il tradizionale amaro, che dopo 25 anni di quasi oblio, sembra brillare oggi di una nuova luce. Non solo, nessun altro Paese ha tenuto una certa leadership come l'Italia in fatto di varietà. il Belpaese produce mediamente sei tipologie diverse per regione". E in questa supremazia nazionale l'Isola ha un ruolo di spicco. Il mirto è in assoluto il liquore (mono ingrediente e locale) più venduto nel mondo. Tra i primi a credere nella distillazione va citato sicuramente Elio Carta, figlio di Silvio della rinomata azienda di Baratili San Pietro, nel Campidano di Oristano. Oggi, dopo quei primi anni incentrati soprattutto sulla produzione di mirto, la linea produttiva si è arricchita da grappe da vernaccia, ma anche gin e vermut. «Dal ritorno tutto sardo di questo nuovo successo delle distillerie sarde sono passati circa vent'anni e la Sardegna è oggi tra i leader di produzioni di alta qualità".

LA GUIDA Spirito Autoctono è un vero e proprio tutor ad uso e consumo degli appassionati che vogliono orientarsi tra i migliori distillati italiani. È la guida edita dal Touring Club, in collaborazione con Vinibuoni d'Italia. Il primo testo che andrà a supportare la bellezza e la produzione dei distillati nazionali. Le degustazioni, 318 tra distillati, amari e bitter, sono state effettuate da un team di esperti nazionali e appassionati, coordinati da Francesco Bruno Fadda, Lara De Luna e Federica Capobianco. In partenza oltre 120 aziende da tutto lo Stivale e di queste 50 hanno superato la soglia di ingresso di Spirito Autoctono. La prima guida 2021 uscirà a dicembre - fanno sapere gli ideatori, un'opera che svela quanto l'Italia sia il Paese degli spiriti, dove "ogni regione è caratterizzata da distillati e amari territoriali unici". Nella guida si evidenzia una presenza dell'Isola molto importante e una varietà interessante». Da Berchidda a Selargius passando per l'oristanese, una quindicina di prodotti per 6 aziende selezionate. E tanto per confermare l'alta qualità, diversi prodotti hanno ottenuto riconoscimenti importanti, e ben quattro l'ambita Ampolla d'Oro, "nessun'altra regione ha conseguito un numero così alto".

UN GIN SARDO Da questo mix di sensibilità, conoscenza e passione tra Francesco Bruno, Lara e Federica nasce anche qualcosa di innovativo e magico: una ricetta strappata dal cuore selvaggio della Sardegna per un Gin davvero fuori dal tempo. "Attraverso l'uso delle botaniche giuste - racconta Fadda - volevamo creare un distillato da tutto pasto ma soprattutto ricco di quell'essenza di natura che solo la Sardegna sa regalare". Si parte dal ginepro. Già ma quale? Il ginepro del Gennargentu. "A noi interessava una prima botanica che fosse un concentrato vero e schietto di proprietà endemiche dell'Isola. Nel Gennargentu viene raccolto anche il timo, s'armidda, la seconda botanica utilizzata nella ricetta e infine il rosmarino, abbiamo selezionato una piccola produzione selvatica, raccolta e portata in azienda".

A guidare alambicchi e fuochi, Elio Carta. "Il primo risultato è stato entusiasmante - spiega ancora Fadda - ma cercavamo un livello di perfezione ed equilibrio superiore". Elio ha avuto l'intuizione giusta: aggiungere cristalli di sale e ridistillare l'infuso. Una soluzione a portata di territorio, a chilometro 0. E' bastato infatti aggiungere il ginepro delle scogliere sulla costa del Sinis per ottenere l'infuso filosofale. "Così nasce Gentù, un distillato straordinario da abbinare, con differenti presenze di tonica, ad arrosti di pesce, zuppe ma anche alla classica fiorentina e soprattutto al blasonato maialetto arrosto. In purezza invece Gentù si è dimostrato il miglior compagno di viaggi sensoriali e gastronomici con grandi formaggi stagionati".
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