Il 21 marzo salirà al Monte Gonare, luogo di devozione mariana condiviso tra Orani e Sarule. Un pellegrinaggio quindici giorni prima di Pasqua anche per celebrare l'arrivo della primavera, il risveglio della natura, la nuova vita di un mondo rivoltato dalla pandemia. Zigheddu (all'anagrafe Francesco Calledda) lo fa a modo suo: camminando. Camminando e pregando, energia e devozione che coincidono perfettamente secondo questo signore che, a ogni impresa, offre la fatica e lo stupore a Dio. Vista l'età, 83 anni, è incasellabile d'ufficio dentro la categoria dei grandi vecchi, uno dei 113mila anziani che anche in Sardegna il Covid ha confinato nel recinto degli indistintamente fragilissimi e macilenti, mentre lui - sempre con quel mantra in testa "Cammina e prega" - a parte i mesi del lockdown non ha fatto altro che prendere e marciare. "Il mio pensiero - confida - va sempre alla gente che soffre. Io sono tanto fortunato e per questo voglio ringraziare Gesù e offrirgli i miei passi in nome di chi non può". L'ha fatto pure per festeggiare il suo compleanno, il 22 febbraio scorso: centodieci chilometri da Cagliari ad Aritzo, passo svelto e rosario in mano. Unica tappa Isili, con cena e pernottamento. Tutto in un giorno e mezzo, tra sentieri, foreste, radure e orizzonti che lui conosce a menadito come uno di quei pastori di una volta, quelli che sentivano il respiro della terra. "È da ventiquattro anni - racconta - che festeggio così il mio compleanno. Non ho mai mollato, neanche l'anno dei miei 80 che c'era una nevicata bellissima da Isili fino ad Aritzo. Una cosa straordinaria. Sai quando succede che ti senti tutt'uno col Creato? Ebbene, sono partito da Isili e sapevo che cosa mi aspettava, ma intanto c'era solo acqua mista a nevischio. Quando sono arrivato alla colonia penale ho trovato venti centimetri di neve: uno spettacolo unico, con le fronde degli alberi cariche di fiocchi e un silenzio che invitava alla preghiera". Classe 1938, originario di Aritzo, vita casa e famiglia a Cagliari, ex bancario in pensione dal '94, Zigheddu dice di essere "rinato in vecchiaia". "Una volta che sono andato in pensione la mia vita è cambiata da così a così". A parte le escursioni (non si contano quelle a Punta La Marmora) e i pellegrinaggi, lui è anche uno che corre. "Ho iniziato a correre a 60 anni", dice. Finora ha fatto 55 maratone: Londra, Parigi, Berlino, otto volte New York. Mica per vincere, figurarsi, "per offrire in preghiera tutto quel fiato, quella fatica, quella gioia". Quando Papa Francesco proclamò l'Anno Santo, Zigheddu festeggiò percorrendo mille chilometri con tappa in tutte le porte sante della Sardegna. Qualche mese più tardi gli arrivò una lettera dal Vaticano, l'invito a un'udienza del Pontefice. "Il Papa si è fermato a parlare con me per cinque minuti - racconta -. Sapeva del mio pellegrinaggio e gli ho fatto vedere tutte le credenziali con le firme dei vescovi e dei sacerdoti. Gli ho chiesto se poteva metterci anche lui la firma. Non è un assegno, vero?, domandò ridendo. E io: no, Santità, e neanche una cambiale. Mi chiese, lo fa con tutti, di pregare per lui".

A chi gli domanda qual è il segreto della vitalità, Zigheddu risponde: "Mi vedi? Sono un fuscello. Un conto è muoversi con tanto peso addosso, un altro è viaggiare leggeri". Piccolo come una di quelle pere selvatiche barbaricine, sulla bilancia pesa esattamente 51 chili. "Sono avvantaggiato, quando correvo le maratone volavo come un capretto anche in salita. In ogni caso, ho avuto la fortuna di non conoscere mai il mal di schiena. Sarà l'allenamento, certo, il fatto che non resto buttato sul divano. C'è un amico medico che mi sta alle calcagna: voglio farti una Tac per vedere la tua schiena, mi dice. Io gli rispondo che non c'è nulla da vedere perchè io non me la sento, la schiena". Viaggiare leggeri, "passo dopo passo", dice Zigheddu. È la regola del cammino. Il segreto della vita.
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