Vecchie caserme, ospedali, centrali di trasmissione, ville, appartamenti e locali. C’è di tutto nel patrimonio immobiliare della Regione in città. Decine di milioni di euro che giacciono inutilizzati da anni, bloccati da una burocrazia che, incapace di avere tempi ragionevoli – è questo il paradosso – favorisce le occupazioni abusive, soprattutto di edifici che un tempo avevano le stellette. Sino a oggi nessun governo regionale è riuscito a valorizzare l’immenso patrimonio immobiliare non più utilizzato dai militari e ceduto alla Regione in virtù dell’articolo 14 dello Statuto.

Nel 2014 la Direzione generale dell’assessorato regionale agli Enti Locali – che gestisce il patrimonio di viale Trento – aveva tentato di vendere gli edifici inutilizzati o non più funzionali: 18 stabili del valore di oltre 89 milioni di euro. In porto sono andate solo le operazioni riguardanti l’ex carcere di Giorgino (ceduto alla comunità L’Aquilone per 1,5 milioni di euro) e l’ex autoparco Ersat di San Bartolomeo (passato alla Gieffe per poco meno di 5 milioni di euro); per altre è stata decisa una retromarcia, «non si vendono più», come il complesso di via Pessagno (occupato da uffici regionali e della Città metropolitana, del valore di 17,7 milioni di euro), gli uffici di via Tola 30 (affidati all’associazione Antas e a sindacati dei forestali, 715.000), l’ex palazzina ufficiali di Calamosca (assegnata alla Conservatoria delle coste, del valore di 6,29 milioni di euro) e l’ex ospedale militare in grotta in vico Merello III (immobile vincolato su cui è in corso un piano di valorizzazione per il recupero 2,431 milioni), gli uffici di via Mameli (2,431 milioni di euro) e gli appartamenti di via Cino da Pistoia (dato in concessione ad associazioni, del valore di 1,135 milioni di euro). C’è poi l’ex caserma dell’Aeronautica di Monte Urpinu passata alla Regione nel 2007. In 14 anni sono andati in porto solo fiumi di parole.
L’elenco degli immobili regionali occupati abusivamente è lungo. Su tutti saltano agli occhi le ex palazzine Telecom di via Bainsizza, a Tuvixeddu, valutati dall’Agenzia del Demanio 3,747 milioni di euro. Una vicenda complessa (l’edificio prima era della Marina Militare che l’ha ceduto alla Sip, successivamente Telecom) che dopo mille diatribe giudiziarie, grazie allo Statuto della Sardegna, si è risolta a favore della Regione. Che non ha saputo “capitalizzare” la sentenza. Dopo poco tempo, i 14 appartamenti sono stati occupati secondo la legge non scritta per cui vince sempre il più forte e il più arrogante. Una situazione sfuggita di mano alla Regione che non sa chi vive in quelle case, tanto che da viale Trieste è stato chiesto aiuto alla Questura per risalire agli occupanti.

Per non parlare dell’ex circolo ufficiali della Marina Militare e dell’ex deposito carburanti, sempre della Marina, in via Dei Conversi. L’unico caso dove l’assessorato regionali agli Enti locali è riuscito a stabilire la legalità, ma non a valorizzare il bene, è l’ex casa del comandante dell’Aeronautica di via Cagna: gli occupanti abusivi sono stati sfrattati e l’abitazione è stata murata. Stessa sorte per gli ex alloggi ufficiali di Calamosca, in uno degli angoli più incantevoli della città. Finestre e porte chiuse con blocchetti e cemento nonostante debba diventare – non si sa quando - la sede della Conservatoria delle coste.

La Regione ha cercato anche di vendere alcuni ex immobili regionali, ma le gare sono andate deserte, anche per il costo spesso fuori mercato o non appetibile, visti anche i vincoli urbanistici. Per altri beni è stata decisa una retromarcia, come per un ex complesso militare al Fangario, il valore di vendita è passato da 1,47 milioni di euro a un milione di euro), l’ex ospedale militare in grotta in vico Merello III (immobile vincolato su cui è in corso un piano di valorizzazione per il recupero 2,431 milioni).

Francesco Spanedda, da pochi mesi al vertice dell’assessorato regionale agli Enti locali. «Sui beni dello Stato ceduti alla Regione c’è una cabina di regia e un tavolo tecnico che vanno riattivati. La partita è molto importante e valuteremo con attenzione la valorizzazione degli immobili, che saranno oggetto di un ragionamento più ampio. La Regione ha intenzione di occuparsi con cura e patrimonio che gli viene trasmesso dallo Stato».

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