Un'atmosfera d'altri tempi, che sembra per alcuni aspetti lontana mentre per altri è ancora quasi palpabile. E' la sensazione che si prova nello scorrere le parole di tre racconti che descrivono S'Archittu degli anni Cinquanta: una borgata marina nota a tanti non solo in Sardegna ma anche nella Penisola e all'estero per un luogo su tutti, l'Arco che dà appunto il nome alla borgata. Qualche dettaglio per identificare subito la località che sorge sulla Statale 292 per Bosa. Siamo sulla costa occidentale dell'Isola, nella parte alta della provincia di Oristano, a una ventina di chilometri da Cuglieri. Proprio in queste settimane di mareggiate S'Archittu è, fra le altre cose, meta di comunità di seguaci del vento che con la tavola cavalcano le onde che nascono e danzano a ridosso della "balena", il costone di roccia calcarea di Torre del Pozzo, che ricorda appunto le sembianze di un cetaceo.

L'introduzione al libro dei tre racconti "Lumache, polpi, ricci". Foto Mocci
L'introduzione al libro dei tre racconti "Lumache, polpi, ricci". Foto Mocci
L'introduzione al libro dei tre racconti "Lumache, polpi, ricci". Foto Mocci

Torniamo, dunque, a quelle suggestive atmosfere di metà del secolo scorso. Tre racconti scritti da Giovanni Marongiu, originario di Narbolia e per anni medico condotto di San Nicolò d'Arcidano, mancato nel 2004; è legato a S'Archittu fin da giovanissimo, quando ci trascorreva le vacanze con amici, fratelli e cugini. All'epoca la borgata era un ciuffo di case a poca distanza dalla spiaggia, con una selvaggia vegetazione mediterranea e un mare incontaminato. Il colore della sabbia dorato, con presenza di elementi ferrosi. E' il contesto nel quale si svolgono tre racconti "Lumache, Polpi e Ricci". "Uno stile semplice e immediato, che ci fa rivivere quei momenti di allegria, spensieratezza, divertimento, ce li fa immaginare quasi fossimo spettatori" scrive nella introduzione Andrea, uno dei figli di Giovanni. "Per chi conosce i personaggi di queste pagine, allora giovani e un poco goliardi, il piacere e il divertimento sono ancora maggiori: si scopre qualcosa che non si sapeva, si spia fra la giovinezza di chi ora ha percorso in parte o del tutto il cammino della vita" La pubblicazione, ben inteso, non ha una diffusione commerciale, è il frutto del desiderio della moglie Silvana e dei figli di Giovanni Marongiu di mettere insieme queste composizioni a dieci anni dalla scomparsa del medico; racconti scritti in età giovane eppure ancora ricchi di vitalità e freschezza. "Tra le righe di "Lumache, Polpi, Ricci" traspare la sua attenzione verso ciascuno, pronta a cogliere con amichevole ironia, i diversi aspetti di ogni carattere" scrive nella presentazione Anna Maria, figlia maggiore di Giovanni Marongiu. "Penso alla donna lussurgese che, tutta presa dal sacchetto per la raccolta delle lumache, dimentica in casa il bambino. Poi la fantasia paradossale ma concreta di zio Antonico, che arriva a costruire una museruola per il gallo, da tutti presa in considerazione con molta serietà. Gli ingenui cugini di Chiarina che si buttano furiosamente in mare per uscirne pieni di spine di ricci; le candide sorella e cugine che trovano un modo piuttosto furbo per liberarsi dei polpi, tanto antipatici da pulire". Visti con lo sguardo attuale, questi episodi suscitano un pizzico ci tenerezza e ci riportano a un'atmosfera lontana, a una realtà quasi naif. Eppure molti tratti, in particolare quelli paesaggistici, sono ancora lì che sembrano scrutare chi calpesta quei percorsi sterrati, rimasti per fortuna ancora incontaminati. Penso in particolare alla cornice dell'Arco, a buon diritto monumento naturale che d'estate, in prima mattina e al crepuscolo in particolare, rilascia un'energia struggente. Ma non da meno la si può percepire nel resto dell'anno. Nelle giornate di burrasca le onde sembrano danzare al ritmo del vento, si infrangono sulla roccia che le accoglie e le rimanda, lunghe e impetuose. Ora come allora, negli anni Cinquanta, l'epoca di "Lumache, Polpi, Ricci".

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