Sempre più connessi, legati ai social ma spesso incapaci di selezionare le informazioni che arrivano dal mare del web. Gli italiani trascorrono quasi sei ore al giorno in rete tra smartphone e pc: soprattutto rafforzano il loro legame con le piattaforme social, a cui dedicano in media un’ora e 48 minuti di ogni giornata. Numeri consolidati che dimostrano quanto il mondo virtuale sia ormai parte integrante e portante della vita, spingendosi verso vertici di coinvolgimento nell’attività quotidiana, paragonabili alla scuola, al lavoro, al sonno. Secondo gli ultimi rilevamenti, il 90 per cento della popolazione italiana - quindi 54 milioni di persone – si collega a internet per muoversi su tutte le proposte offerte dalla dimensione parallela del mondo digitale.

Una vita social

Sullo sfondo c’è il rischio che un utilizzo smodato dei dispositivi tecnologici porti all’isolamento, penalizzi le relazioni sociali, faccia diminuire l’empatia nei confronti degli altri. Ma la realtà web è ormai talmente presente nella vita quotidiana da costituire un elemento decisivo con cui è impossibile non dialogare: il mondo social e quello delle app rappresentano una continua fonte di idee, di intrattenimento, di modelli per il lavoro, per lo studio, per il tempo libero, per le iniziative commerciali, per i viaggi. Sugli smartphone di declinano a vari livelli conoscenza, ispirazione, relazioni. L’elenco è infinito, come le proposte su tutte le piattaforme, in grado di tenere gli italiani (ma un po’ gli utenti di tutto il mondo) sempre con gli occhi incollati sullo schermo. Secondo i rilevamenti del sito “we are social”, TikTok è l’app social più popolare, seguita mediamente per 30 ore mensili da ogni utente. Al secondo posto c’è YouTube, con 17 ore mensili, prima del testa a testa nel mondo Meta: l’utente italiano passa 15 ore e 9 minuti al mese su Instagram e 15 ore e 4 minuti su Facebook. Non può mancare l’imprescindibile catena dei messaggi: a WhatsApp si dedicano 14 ore al mese, meno di mezz’ora al giorno ma i contatti sono continui, pur se brevi e frammentati rispetto agli altri social. Telegram e X seguono a distanza notevole: alla piattaforma a trazione russa si dedicano 2 ore e 25 al mese, mentre il social di Musk si ferma a 2 ore e 15.

Rischio fake news

Un utente su tre si informa esclusivamente attraverso i social, dove si trovano agevolmente notizie o informazioni sommarie, ma dove è facile perdere il contatto con la realtà dei fatti: le fonti delle news spesso diventano secondarie, se non irrilevanti rispetto alla diffusione. L’effetto moltiplicatore assicurato dal “repost” o “ripubblica” riesce a dare spazio e forza a informazioni non veritiere che l’utente finale non è in grado di riconoscere. Uno scenario che si fa sempre più preoccupante davanti a consumatori poco strutturati o privi di uno spirito critico adeguato. La recente ricerca “Alfabetizzazione digitale & fake news” di Ipsos, dell’Istituto Toniolo, di Parole O_Stili e di Fondazione Cariplo mostra un quadro allarmante: i giovani sono vulnerabili davanti alle notizie non verificate o non veritiere, anche perché «un genitore su tre non parla con i figli delle loro attività online». Il 31 per cento dei ragazzi – fa sapere Orizzonte Scuola - mette like a notizie false, il 7 per cento le condivide sui propri profili. C’è poi un collegamento diretto tra tempo trascorso in rete e convinzioni sbagliate: gli adolescenti che passano maggior tempo sui social sono molto più soggetti a cadere nella trappola di chi diffonde informazioni false. Quando il web è utilizzato con più consapevolezza e i tempi non sono dilatati dallo scrolling compulsivo, l’effetto distorsivo si riduce molto.

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