Quando i lampadari cominciano a oscillare, il fiato si ferma. Sono ancora troppo vive le immagini rimbalzate dal Friuli devastato un anno prima dal terremoto. Si spalancano le ante degli armadi, il pavimento vibra. Manca poco a mezzogiorno, è una domenica calda di scirocco: Cagliari si ritrova all’improvviso sospesa in una dimensione sconosciuta. Quindici lunghissimi secondi, il terrore che accada qualcosa di irreparabile. Alla fine non succede, ma la sensazione di impotenza spinge migliaia di cagliaritani a riversarsi per strada. È il 28 agosto 1977: «Né danni né vittime» dirà il bilancio tracciato poche ore dopo, ma le cronache parleranno di una giornata convulsa e inattesa nell’Isola delle antiche certezze antisismiche. Quarto grado della scala Mercalli, allora il metodo Richter non si usava in Italia (sarebbe stato un valore pari a 5,5), epicentro a una trentina di miglia dalle coste sudoccidentali dell’Isola. La scossa si sente in tutto il Sulcis, ma gli effetti più scenografici sono nella città più popolata e soprattutto coi palazzi più alti.

Mattina di paura

«Cagliari è stata colta di sorpresa da un terremoto», scrive in prima pagina L’Unione Sarda-L’Informatore del 29 agosto. «Alcuni sussulti hanno scosso i palazzi, fatto tremare i mobili, sbattere le porte, seminato il panico tra migliaia di persone che si sono riversate per le strade temendo il peggio. Non poche famiglie hanno frettolosamente abbandonato la città, cercando sicurezza in campagna o nei centri dell’interno». Alla fine si attribuirà la scossa all’attività del vulcano sottomarino Quirino, adagiato a quasi tremila metri di profondità, quindi nulla di troppo preoccupante, a detta degli esperti. Ma il fenomeno riesce a scalfire la tradizionale convinzione che la Sardegna non sia una terra a rischio terremoti, a differenza della maggior parte della penisola italiana. Sui giornali del tempo compare così una considerazione non troppo rassicurante: «Non ci avevano sempre detto che la Sardegna è immune da movimenti tellurici?». La notizia del terremoto nel sud dell’Isola varca il Tirreno: «L’evento è da considerarsi straordinario ed eccezionale per la Sardegna», scrive La Stampa. E il Corriere della Sera si sofferma sulla stranezza del fenomeno perché l’Isola «è ritenuta una zona asismica, cioè geologicamente estranea ai grandi movimenti tellurici».

Fiato sospeso anche nel Duemila

Passano più di vent’anni ma arrivano nuovi segnali dal cuore della terra nel Duemila, con due scosse che fanno tremare mezza Sardegna il 26 aprile: i sismografi rilevano i movimenti tellurici alle 15.29 e alle 15.38. L’epicentro è individuato nel mare di nordest, davanti alla Gallura meridionale, a venti miglia da Capo Comino. La magnitudo tocca i 4,8 gradi della scala Richter: il terremoto viene avvertito nitidamente nelle abitazioni, soprattutto a Olbia e lungo tutta la costa orientale, ma le segnalazioni della scossa arrivano anche ai centralini dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine di Cagliari, Sassari e Nuoro. Non mancano scene di panico, soprattutto nella città gallurese, dove molti cittadini e turisti si riversarono per le strade. Un’altra giornata da ricordare è il 7 luglio del 2011, quando la terra trema, con scosse ripetute, intorno alle 21.30. Epicentro nel mare a ovest della Corsica centrale, con magnitudo 5.2: il terremoto viene avvertito nitidamente a Sassari, Alghero e in buona parte del nord dell’Isola. Altre scosse di lieve entità ma riconosciute dalla popolazione sono state rilevate nel 2001 (San Teodoro), nel 2004 (tra Olbia e Orosei), nel 2006 (tra Cagliari e Pula). Diversi movimenti della terra – almeno sei - sono stati registrati nel corso del 2019, pur se di portata quasi non rilevabile. Anche nel 2021 non ci siamo fatti mancare una lieve scossa (il 18 marzo), sentita nel sud dell’Isola, con epicentro in Algeria.

I terremoti nel tempo

Non è mai stato dimenticato l’evento di quattrocento anni fa, anche perché lo ricorda un’iscrizione nella sagrestia della cattedrale di Cagliari: “4 juny terremotus factus est 1616”, il 4 giugno 1616 ci fu un terremoto. Secondo gli studi dei sismologi moderni (in particolare dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) la scossa registrata all’epoca fu tutt’altro che secondaria. La conferma arrivò da una sorta di gara d’appalto (testimonianza riportata negli archivi di Stato) bandita nell’agosto del 1616 per la riparazione di otto torri costiere danneggiate dal terremoto: quella di Cala Pira (Castiadas), la torre di San Luigi  (Villasimius), la torre di Porto Giunco (Villasimius), la torre dell’isola dei Cavoli (Villasimius), la torre di Cala Caterina. (Villasimius), la torre di Capo Boi (Sinnai), la torre di Monte Fenugu (Maracalagonis), la torre di Cala Regina (Quartu). La forte scossa venne sentita soprattutto a Cagliari, come riportava il priore di Selargius, fissando il movimento tellurico alle tre del pomeriggio di quella giornata di fine primavera. Altri terremoti sono stati registrati nel 1771 (tra Cagliari e Iglesias), nel 1835 (intorno a Sanluri). E poi arrivano notizie di eventi nel 1855, nel 1887, nel 1917, nel 1948, nel 1960. Da ricordare anche il 18 giugno 1970: un sisma venne localizzato nel mare a nordovest dell’Isola e fu avvertito a Sassari, in Corsica e in Liguria.

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