"Una compagnia aerea regionale? Sarebbe un suicidio"
Il futuro del trasporto aereo secondo Andrea Giuricin, docente all'Università Bicocca di MilanoContinuità territoriale, gli esempi di Spagna e Corsica, la crisi globale delle compagnie. Ecco cosa vede nel futuro del trasporto aereo Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti all'università di Milano Bicocca e fondatore di una società di consulenze per il settore.
Il traffico aereo non è ancora ripartito. Cosa dobbiamo aspettarci nelle prossimi mesi?
"Nella prima settimana di agosto l'offerta dei vettori era in calo del 50 per cento rispetto allo scorso anno. Il numero dei passeggeri non può che essere inferiore. In più, visto l'aumentare dei contagi in Europa, alcune compagnie stanno annunciando nuovi tagli. Un altro fattore negativo è costituito dal tasso di riempimento degli aerei: è molto più basso rispetto al passato".
Quali sono i motivi?
"C'è una forte incertezza regolatoria. Non si capisce ancora cosa si deve fare per partire, tra test e quarantene. Ma c'è pure un minore potere d'acquisto".
Le compagnie low cost basano il proprio modello sull'alto tasso di riempimento degli aerei. Con questi cali sopravviveranno?
"In questo momento tutte le compagnie stanno perdendo soldi. Però risulta evidente che le low cost abbiano cali inferiori rispetto alle altre. Hanno un mercato prevalentemente europeo, che non ha grosse limitazioni, mentre le compagnie tradizionali hanno anche tratte internazionali, quasi totalmente chiuse".
Chi si sta comportando meglio?
"Wizzair è quella che ha le perdite inferiori. Ryaniar riesce a tenere bene perché è aggressiva. Altre come Norwegian fanno molta fatica".
Il salvataggio di Alitalia non è ancora stato definito.
"La situazione è molto complicata: per come sono scritti i decreti c'è il rischio che la Commissione europea blocchi tutto. Oltretutto vedo tanta incertezza: la nuova compagnia doveva nascere prima dell'estate, forse vedrà la luce in autunno, ma ne dubito. Questo significa che verranno spesi altri soldi dei contribuenti".
La nazionalizzazione è la strada giusta, o era meglio lasciarla al suo destino?
"Il problema è che ormai Alitalia non ha più valore, era meglio vendere prima gli asset al miglior offerente. Poi teniamo anche conto che con la creazione di una newco e di una badco si va comunque incontro a un fallimento".
Si parla di una compagnia low cost satellite di Alitalia.
"Alitalia non è in grado di essere una low cost, non è nel suo dna. Ci aveva provato con Airone. Reinventarsi in qualcosa di cui non si è capaci porta a maggiori perdite".
Anche Air Italy potrebbe rientrare nel discorso di una grande compagnia nazionale.
"E' giusto salvare le professionalità di Air Italy, ma tramite la crescita del mercato aereo. Come raggiungerla? Con l'eliminazione delle tasse di volo, o la riduzione delle spese aeroportuali. Tutto questo avrebbe un importo inferiore ai 3,3 miliardi spesi per Alitalia. Bisognava salvare il mercato aereo, non le compagnie aeree".
C'è spazio per le piccole compagnie nel mondo dell'aviazione commerciale, sempre più dominato dai grandi gruppi?
"Non dico che sia impossibile sopravvivere, ma non è facile. O trovi una nicchia di mercato, come Volotea, che ha aerei piccoli e rotte secondarie. O fai come l'irlandese Aer Lingus del gruppo Iag, che ha come riferimento il mercato nord americano. Altrimenti direi che c'è poco spazio per le compagnie indipendenti".
La Regione potrebbe diventare azionista di una nuova compagnia per gestire la continuità e assorbire il personale di Air Italy.
"E' un suicidio. Sarebbe uno spreco di denari dei contribuenti".
Eppure in Corsica, seppure con alcuni limiti, un sistema simile va avanti da anni.
"Se si vuole creare un monopolio, allora va bene. Ma i monopoli vanno contro i consumatori. Le ultime leggi che riguardano il trasporto aereo in Italia sono state scritte contro i viaggiatori. Con il decreto Rilancio il Governo ha fatto una piccola riforma. Io la definisco 8.0, nel senso che rischiamo di tornare agli anni '80, quando viaggiavano solo i ricchi".
La continuità territoriale deve essere cambiata? Si guarda sempre con interesse al modello delle Baleari.
"E' una scelta politica. Forse ci vorrebbe il coraggio di approfittare della crisi per cambiare sistema. Ora che ci sono meno passeggeri, se supporti uno sconto del 75% come quello delle Baleari, spendi meno risorse pubbliche. È il momento adatto per testare nuove strade. Chi governa deve scegliere".