Angina pectoris, aritmie, ischemia cardiaca, extrasistole, fibrillazione atriale, insufficienza mitralica, ictus, infarto. Le malattie cardiovascolari rappresentano le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità in Italia. L’Unità Operativa Complessa di Cardiologia-UTIC-Emodinamica dell’AOU di Cagliari (“Clinica Cardiologica”), diretta dalla professoressa Roberta Montisci è in prima per la lotta a queste patologie. Un team affittato di esperti punto di riferimento per le emergenze coronariche per la Città Metropolitana di Cagliari e per il Sud-Sardegna. L’Unità operativa è sviluppata su 3 livelli all’interno del Policlinico Casula di Monserrato: reparto di Cardiologia  e UTIC, terzo piano Blocco N; ambulatori, secondo piano Blocco D e Blocco N; Emodinamica e Cardiostimolazione, piano terra Blocco N.

 Professoressa Montisci, cosa sono le malattie cardiovascolari?

“Le malattie cardiovascolari comprendono  un insieme eterogeneo di  patologie a carico del cuore e dei vasi  come la cardiopatia ischemica , le cardiomiopatie, ossia patologie primitive, spesso su base genetica,  a carico del muscolo cardiaco (il  miocardio), le valvulopatie, processi patologici a carico delle valvole cardiache, ma anche processi infiammatori e infettivi  a carico delle strutture cardiache come le pericarditi, le miocarditi, le endocarditi, le aritmie cardiache (disturbi dell’attività elettrica del cuore), le cardiopatie congenite , alterazioni strutturali che interessano cuore e grossi vasi a seguito di alterazioni dello sviluppo durante la crescita fetale, già presenti fin dalla nascita. Ma anche patologie a carico dei vasi come l’aorta (aneurismi, dissezione), l’embolia polmonare e l’ipertensione polmonare. La manifestazione clinica più comune è la cardiopatia ischemica dovuta alla patologia aterosclerotica delle arterie coronarie. L’aterosclerosi è un processo infiammatorio cronico della parete interna dei vasi arteriosi, caratterizzato dall’accumulo di materiale lipidico (colesterolo), tessuto fibroso, cellule muscolari lisce della parete del vaso e cellule infiammatorie. A seconda del distretto arterioso prevalentemente interessato possiamo avere diverse  manifestazioni cliniche , infatti se abbiamo un prevalente interessamento delle arterie coronariche avremo tutte i quadri della cardiopatia ischemica (dall’angina all’infarto miocardico) se sono maggiormente interessate le arterie cerebrali avremo patologie come attacchi ischemici transitori,  ictus, ma possiamo avere i quadri di  arteriopatia periferica con claudicatio (dolore alle gambe durante la marcia)  se sono più interessate le arterie degli arti inferiori”.

Quali sono i campanelli d’allarme?

“Certamente è importante riconoscere alcuni sintomi, che possono essere l’espressione della patologia cardiovascolare sottostante. Per esempio il dolore toracico sintomo molto comune, che spesso porta il paziente ad accedere al pronto soccorso è il sintomo caratteristico dell’angina pectoris, causata da un’ischemia miocardica acuta transitoria, (ossia scarso afflusso di sangue al muscolo cardiaco). Il dolore in questi casi ha delle caratteristiche peculiari, come modalità di insorgenza, sede, tipologia e durata. Infatti il dolore ischemico è percepito come costrittivo, oppressivo come una morsa, che si presenta a livello del torace (al centro o nella parte sinistra) , che si irradia al braccio sinistro, ma anche alla gola e alla schiena che insorge nella forma più classica durante sforzo e regredisce in 5-10 minuti con il riposo. Il dolore è  legato allo scarso apporto di ossigeno al muscolo cardiaco transitorio in presenza di un restringimento (stenosi)  di un’arteria coronarica, per cui durante sforzo quando il muscolo cardiaco avrebbe bisogno di più ossigeno, per presenza di una stenosi, il flusso di sangue e quindi il muscolo cardiaco va in sofferenza per lo scarso apporto di O2 e si manifesta  così il dolore, che regredisce quando si ristabilisce un adeguato apporto di O2 per esempio con il riposo o con l’uso di un vasodilatatore coronarico come la nitroglicerina.  In caso invece dell’infarto miocardico, causato da ischemia miocardica acuta grave e prolungata (> 20-30 minuti), con conseguente grave sofferenza e quindi con un possibile danno irreversibile (morte-necrosi) delle cellule miocardiche, la sintomatologia è sempre caratterizzata da dolore toracico che è però pi intenso, duraturo e si può associare ad altri sintomi come sudorazione, nausea e difficoltà respiratoria. Il periodo di tempo più critico in caso di infarto è la sua fase più precoce: il 28% dei decessi si verifica nel corso della prima ora, il 40% nelle prime 4 ore e il 51% nel corso del primo giorno. La pronta riapertura dell'arteria correlata all'infarto (riperfusione del muscolo) limita la morte cellulare miocardica, preserva la funzione cardiaca e riduce il rischio di mortalità. È importante sensibilizzare i cittadini a riconoscere i sintomi di un possibile infarto e allertare subito il servizio del 118 per attivare la rete dell’emergenza dell’infarto che consente la diagnosi extraospedaliera e il trasferimento diretto del paziente in sala di emodinamica per una rapida riapertura della coronaria attraverso l’angioplastica primaria. Altro sintomo che può essere espressione di una patologia cardiovascolare è la dispnea, intesa come soggettiva difficoltà respiratoria (”fame d’aria”), che insorge inizialmente per sforzi più o meno intensi, ma con l’aggravarsi della patologia può insorgere  anche a riposo, o svegliare  improvvisamente il paziente durante la notte, legata ad una riduzione della capacità del cuore sinistro di pompare il sangue con conseguente congestione (accumulo di liquidi) a livello polmonare. Un altro sintomo comune è rappresentato dalle palpitazioni (cardiopalmo), ossia la sensazione spiacevole del battito cardiaco accelerato o irregolare che può esser espressione di una aritmia. Ancora, la sincope, una improvvisa e transitoria perdita di coscienza, dovuta ad un’improvvisa riduzione dell’apporto di sangue al cervello può avere un origine cardiogena e va indagata. Ma anche alcuni segni come la comparsa di edemi (gonfiore) a livello degli arti con la comparsa del caratteristico segno della fovea (impressione causata dal dito applicato sulla regione edematosa) può essere causato da una insufficienza cardiaca. Talvolta prima della comparsa vera e propria degli edemi si può osservare un rapido aumento di peso di 2-3 chili in pochi giorni, espressione di una ritenzione di liquido e in  tutti questi casi  è bene rivolgersi al medico”.

Sono più a rischio gli uomini o le donne?

“Il rischio cardiovascolare è più elevato negli uomini rispetto alle donne, infatti la donna durante il periodo fertile è protetta dalle patologie cardiovascolari grazie agli estrogeni che sono anti-aterogeni in quanto aumentano la disponibilità di ossido nitrico che protegge la parete dei vasi, riducono i valori di colesterolo, hanno minore prevalenza di ipertensione e le probabilità di andare incontro ad un evento trombotico. Dopo la menopausa la situazione si inverte e la donna raggiunge un rischio cardiovascolare uguale a quello dell’uomo. Le malattie cardiovascolari costituiscono la causa più comune di morte nella popolazione adulta dei paesi Occidentali sia nell’uomo che nella donna. Nel sesso maschile il 40% dei decessi è dovuto a una malattia cardiovascolare, nel sesso femminile il 49% dei decessi, quindi la mortalità per patologia cardiovascolare è maggiore nella donna e nettamente superiori rispetto alla mortalità per esempio legata al tumore della mammella che è invece del 2%.  Pertanto anche la donna deve avere la consapevolezza che può andare incontro ad una patologia cardiovascolare e non deve sottovalutare i sintomi”.

Come prevenire la patologia?

“Le malattie cardiovascolari riconoscono un ‘origine multifattoriale ed è quindi molto importante cercare di prevenirne l’insorgenza andando ad agire sui più importanti fattori di rischio cardiovascolari. I fattori di rischio cardiovascolari rappresentano tutte quelle condizioni, proprie di ciascun individuo, che aumentano la probabilità di soffrire e di sviluppar una malattia delle coronarie e/o di altre arterie. Lo sviluppo dell’aterosclerosi inizia in età giovanile e progredisce sotto la spinta dei fattori di rischio cardiovascolari. La velocità con cui progredisce l’aterosclerosi e la sua severità, sono fortemente dipendenti dalla presenza o assenza dei fattori di rischio cardiovascolari. Le linee guida indicano che a partire da 35 anni è consigliato eseguire una valutazione del proprio rischio cardiovascolare secondo il sistema Score (Systematic Coronary Risk Evaluation), un calcolo basato su un algoritmo, frutto di una ricerca della Società Europea di Cardiologia, che stima la probabilità di andare incontro a un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto del miocardio o ictus) nei 10 anni successivi, conoscendo il valore di otto fattori di rischio (tra cui peso, genere, età, diabete, abitudine al fumo). Il rischio cardiovascolare è alto in presenza di uno o più fattori di rischio. La correzione dei fattori di rischio può evitare la progressione dell’aterosclerosi e ridurre la mortalità per infarto e ictus, infatti è il cardine della prevenzione delle malattie cardiovascolari. Alcuni fattori di rischio come l’età, il sesso, la familiarità, una storia pregressa di malattia cardiovascolare non sono modificabili, ma dobbiamo agire ed educare la popolazione a controllare quei fattori modificabili come il fumo, l’obesità, soprattutto l’obesità addominale, l’ipercolesterolemia, (elevati valori di colesterolo nel sangue), il diabete, l’ipertensione arteriosa, una vita sedentaria. È importante quindi smettere di fumare, c’è infatti una relazione continua  tra il fumo e lo sviluppo di patologia cardiovascolare, senza un valore soglia o un plateau. Poche sigarette (1-5) sono sufficienti per aumentare il rischio coronarico, 10 sigarette aumentano il rischio di 2 volte, con 20 sigarette il rischio si quadruplica. È importante un adeguato controllo del peso corporeo, controllare i livelli di colesterolo e di zuccheri nel sangue, evitare la vita sedentaria ed effettuare una regolare attività fisica aerobica. Le nuove Linee guida della Società Europea di Cardiologia raccomandano almeno 20 minuti di esercizio fisico aerobico (correre, andare in bici, ecc.) ogni giorno, per la prevenzione cardiovascolare. In alternativa, è possibile svolgere 25 minuti di attività anaerobica (allenare i muscoli, alzare pesi, ecc.) 3 volte a settimana, monitorando lo sforzo del cuore (frequenza cardiaca) con un cardiofrequenzimetro o altro dispositivo”.

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