Mettere insieme Newton e Einstein non è cosa facile, ma niente è semplice nel mondo di un ricercatore che si occupa di fisica teorica,  gravitazione, astrofisica e matematica applicata. Anche quando il tutto nasce da una discussione su Facebook e lui, Christian Corda, 52 anni, nuorese d’origine, fa vedere tutta la testardaggine barbaricina nel voler dimostrare quello che pensa.

Corda, figlio di due sindaci (sia il padre Martino che la madre Simonetta Murru hanno guidato l’amministrazione nuorese in passato), laurea a Pisa, ha deciso di fermarsi in Toscana, precisamente a Prato, e ha pubblicato di recente un articolo di ricerca su una rivista internazionale di astrofisica “Physics of the Dark Universe” che ha destato l’interesse della comunità scientifica. Ricercatore e docente universitario in vari atenei internazionali (dall’International Institute for Applicable Mathematics and Information Science di Hyderabad in India fino all’Università di Istanbul, ad altri incarichi precedenti in Iran, Spagna e negli Stati Uniti), vive a Prato e collabora con numerosi ricercatori. Al momento porta avanti studi sulla materia oscura insieme ad altri colleghi.

L’ultima sua scoperta, raccontata nell’articolo pubblicato di recente, è nata quasi per caso. “Da una discussione su Facebook sulla teoria della relatività con un professore di un liceo campano – racconta – lui mi sembrava quello che io definisco “crackpot”, ossia un po’ un fissato, uno di quelli che contestano alcune teorie o comunque non si ritengono soddisfatti della scienza convenzionale”. Il tema era la precessione del perielio di Mercurio: un tema apparentemente solo appannaggio degli studiosi ma che in realtà nasconde anche questioni che poi si riflettono sul pratico. A iniziare dai calcoli matematici e dalle loro applicazioni.

Secondo il professore campano, tale precessione poteva essere calcolata con precisione dalla teoria di Newton, mentre sulla relatività di Einstein la sua idea era che i calcoli non fossero attendibili quanto quelli del predecessore. E qui si entra nello specifico. La precessione del perielio di Mercurio è un problema che studia la rotazione (precessione appunto) dell'orbita del pianeta nel punto più vicino al sole (perielio). In sostanza il moto gravitazionale non crea un’ellisse orbitale dei pianeti che si richiude, ma invece ruota, e questo effetto pareva inspiegabile dalla fisica di Newton e Keplero. “Einstein ha spiegato con la sua maestosa teoria della relatività generale questa precessione, ossia rotazione, delle ellissi”, afferma Corda, che poi aggiunge: “Con le mie ricerche ho spiegato che anche con la fisica di Newton questo fenomeno trova una spiegazione, contrariamente a quanto si credeva negli ultimi 160 anni. La differenza sta nel fatto che la matematica Newtoniana è molto più semplice di quella di Einstein e quindi il fenomeno è spiegabile con calcoli più facili”. Con Newton “non si teneva conto della massa del pianeta e si rimaneva fermi alla precessione  inspiegabile. Una volta tenuto conto anche di questo dato, i calcoli andavano bene per Mercurio ma non per altri pianeti, per i quali le correzioni relativistiche  restano necessarie. Einstein è riuscito, con la sua relatività  generale, a chiarire questo fenomeno e a darne una spiegazione scientifica. Con i miei studi ho spiegato che anche con la teoria Newtoniana si può arrivare quasi a quegli stessi risultati ma con un procedimento più semplice”. Newton e Einstein dunque non sono incompatibili, secondo Christian Corda. “Il risultato della mia analisi, dunque, dice che il professore campano, che pertanto non era un crackpot come pensavo inizialmente, aveva solo parzialmente ragione. È vero che la precessione del perielio di Mercurio poteva essere calcolata con precisione nella teoria di Newton, ma non era vero che la previsione Newtoniana fosse più attendibile di quella Einsteiniana”.

Secondo le analisi di Corda, invece, il genio di Einstein riuscì a comprendere e calcolare al meglio il fenomeno della precessione dell’orbita del pianeta. Senza demolire la teoria di Newton, “Einstein ha sostenuto che la sua teoria fosse capace di descrivere la realtà con un’approssimazione migliore rispetto alla teoria del predecessore”. E questo è vero. Allo stesso tempo, secondo gli studi di Corda, oggi siamo in grado di risolvere problemi complessi, fino ad ora spiegati soltanto con la matematica complicata della teoria di Einstein, con calcoli più semplici. E questo potrà in futuro fornire i mezzi per utilizzare una matematica meno complicata nell’approccio ad altri problemi astrofisici. “Sono studi che portano via un sacco di tempo – conclude il ricercatore nuorese – ma con altri colleghi stiamo lavorando per portare avanti questo filone nel campo dell’astrofisica”. E presto si spera di poter dunque avere nuove scoperte sull’universo nel campo della materia oscura proprio grazie a questi studi.

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