I toponimi fanno memoria degli animali estinti, come il cervo sardo e il daino, un tempo di casa nel monte Ortobene, a Nuoro, tanto da meritare il nome di due località che per gli habitué del sardo non lasciano dubbi: Corra cherbina e Sinzales ‘ cherbos. Entrambe sono specie in forte ripresa altrove che, strada facendo, potrebbero tornare anche tra questi boschi. Un altro toponimo, Badde ‘e mugrones, richiama la presenza del muflone. Monte Gurturjos evoca invece il grifone. Oltretutto ai piedi della statua del Redentore ci sono i resti di un pozzo-trappola, utilizzato un tempo per la cattura dei grifoni nel frattempo spariti. La loro traccia è rimasta nel nome dei luoghi. «I toponimi sono la carta d’identità di un territorio, sono l’anima del luogo», sottolinea Domenico Ruiu, autore assieme a Renato Brotzu e Matteo Cara dell’Atlante del Monte Ortobene, appena pubblicato dall’editore Carlo Delfino. Tre firme di rango, tutte nuoresi, per raccontare paesaggi, flora, fauna, funghi, archeologia e personaggi legati all’Ortobene che per chi nasce da queste parti è semplicemente “Il Monte”. Renato Brotzu, naturalista, micologo e fotografo, Matteo Cara, geografo e cartografo, e Domenico Ruiu, fotografo naturalista e autore di una quindicina di libri sull’ambiente e sulla fauna della Sardegna, sono guide speciali in un viaggio che contempla rigore scientifico, immagini spettacolari, curiosità e aneddoti. Un volume di 160 pagine bello da sfogliare e facile da leggere per far conoscere meglio, anzitutto ai nuoresi, la loro montagna, accompagnata dalla mappa topografica con tutti i luoghi storici, i siti di richiamo, i percorsi. L’iniziativa editoriale è promossa dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Andrea Soddu che dice: «È un investimento di sapere che vogliamo divulgare capillarmente e al quale sono legati altri progetti per tutelare e valorizzare il nostro tesoro».

Casa nella roccia: Sa Conca Manna a Sedda Ortai
Casa nella roccia: Sa Conca Manna a Sedda Ortai
Casa nella roccia: Sa Conca Manna a Sedda Ortai

Il monte Ortobene, pur orfano di alcuni animali, resta la casa di una ricca varietà di uccelli e mammiferi, di anfibi e rettili. Non a caso nel 2007 la Regione ha istituito la Zona di protezione speciale a tutela dell’aquila reale e del falco pellegrino, come pure della pernice sarda, dell’astore e della magnanina. La presenza degli animali intrecciata ai toponimi è una storia inedita che emerge dall’Atlante fresco di stampa dove anche le suggestioni fotografiche mostrano il legame profondo tra il Monte e la comunità. Dalle caprette affacciate sulle cavità rocciose alla statua del Redentore imbiancata o illuminata dalle luci del tramonto, dalla pineta di Sedda Ortai all’impareggiabile Sa Preda con le rocce tafonate scolpite dal vento, dalle domus de janas di Zeminariu-Su Cossu ai mille colori di orchidee e altri endemismi, dalla grotta-casa di Sa Conca Manna ai funghi spettacolari, ovunque signoreggia il binomio uomo-ambiente. A simboleggiare il rapporto di familiarità tra i nuoresi e la natura che avvolge il Monte ci pensa anche una ghiandaia, presenza comune e molto chiassosa. Ha piume grigie, nere, bianche e azzurrine, sul becco tiene una nocciola. Sta posata sopra il tagliere, accanto al torrone, ai piedi di una bilancia, nella storica bancarella che presidia la cima dell’Ortobene. Resta davanti al fotografo da padrona di casa e quel flash, finito tra le pagine dell’Atlante, ha un effetto di impareggiabile bellezza.

L’intreccio che lega Nuoro al suo Monte è evidente non solo guardando alle condizioni ambientali che – nota Brotzu – «sono il risultato di processi di degradazione che si sono succeduti nel tempo principalmente per cause antropiche, come gli usi delle terre dalla preistoria a oggi». In mezzo ci stanno gli interventi di disboscamento dell’Ottocento, gli incendi del secolo scorso e le successive opere di rimboschimento. Ma è forte «una dialettica con la città», come sottolinea Cara prefigurando «un Monte sociale». L’Ortobene – spiega – è entrato nell’abitato fornendo le pietre per realizzare le case dei quartieri storici di San Pietro e Seuna, come pure quelle del lastricato del corso Garibaldi e della piazza Satta dove Costanino Nivola ha sistemato le rocce monumentali, arredo urbano attinto anche questo dall’Ortobene. Nel Monte crocevia di storie è facile cogliere la quotidianità di tanti nuoresi che qui iniziano la giornata con una passeggiata mattutina in mezzo al bosco. L’Atlante si rivolge anche a loro che conoscono palmo a palmo i sentieri, se non altro per avere più consapevolezza di questo grande tesoro a portata di tutti.

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