Trovati scritti inediti di Dino Campana
Lo studio di un ricercatore del Centro studi campanianiUn ritratto di Dino Campana
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Nove anni fa Trakl, ora Dino Campana. Dal cuore di tenebra del Novecento spuntano versi inediti di due dei poeti più estremi, non perché autori di funambolici giochi di maestria verbale ma per aver avuto il coraggio di abitare i limiti più impervi dell’esperienza umana. Ed emergono, questi versi nuovi, dai margini dei libri di altri poeti, appuntati in fretta, in punta di matita.
Cominciamo dal caso più recente: il ritrovamento di alcuni scritti inediti di Dino Campana. La notizia viene battuta dalle agenzie di stampa nel 140° anniversario della nascita del più “maledetto” dei poeti italiani del secolo scorso, l’autore dei celeberrimi Canti Orfici, il libro di una vita, cui si aggiunge un numero finora ristretto di testi-satelliti.
Il libro perduto
Il merito della scoperta (oggettivamente clamorosa) è dello studioso Leonardo Chiari, co-vicepresidente del Centro studi campaniani “Enrico Consolini”. Inseguendo il filo di una citazione, in una pagina di Campana, di alcuni versi del poeta quattrocentesco François Villon (che dei poeti maledetti è stato considerato un antesignano), Chiari si è chiesto quale fosse l’edizione da cui il poeta di Marradi leggeva il suo antico predecessore. La risposta: un’edizione francese del 1910 delle Œuvres complètes (Flammarion, a cura di Paul Lacroix). Il volume da cui erano tratti quei versi si trova in una biblioteca privata: è annotato e postillato da Campana stesso, che ci aveva scritto sopra bozze di versi già noti, ma anche testi completamente inediti. Uno sguardo prezioso sull’officina poetica di Campana, che offre nuove chiavi di lettura sul suo metodo creativo e sul dialogo che instaurava con la grande tradizione letteraria europea.
Chiari ha raccontato così il percorso che ha portato alla scoperta: «Stavo studiando un passo dei Canti Orfici ambientato alla Verna, in cui si cita Campigno. Cercando di ricostruirne la genesi, mi sono imbattuto in un appunto dove Campana cita un verso in francese di Villon. Da lì è partita la ricerca: incrociando varie informazioni, sono risalito a una biblioteca privata in cui il proprietario, che ringrazio per la disponibilità, ha rinvenuto l’edizione del testo di Villon annotata dal poeta. Un volume che Campana portava con sé nei suoi vagabondaggi nei boschi del Mugello, prendendo appunti e abbozzando versi». Il contenuto del libro, ha sottolineato Chiari, «testimonia non solo l’interesse di Campana per Villon, ma anche il modo in cui elaborava e trasformava la materia poetica. È la prima volta che si mette in relazione Campana con Villon, e ciò apre nuovi sentieri di ricerca che potrebbero condurre ad altre importanti scoperte».
Ora non resta che studiare il contenuto di quegli appunti. I risultati saranno interessanti, tenendo conto che Campana ha influenzato l’ermetismo, incantato autori del secondo Novecento (da Pasolini a Zanzotto), incarnato un modello di poesia.
Sulle tracce di Hölderlin
Nello stesso giro di anni, in Austria, un altro poeta tormentato, e come Campana ispirato dal modello di Arthur Rimbaud, scriveva a matita dei versi su un altro libro di poesia: il poeta si chiamava Georg Trakl e il libro conteneva le Liriche di Friedrich Hölderlin. E proprio “Hölderlin” si intitola la poesia scoperta nel 2016: quattro distici giambici per evocare un paesaggio autunnale immerso nel silenzio, simbolo della mente offuscata di Hölderlin durante i suoi anni di reclusione e follia. La poesia riflette la profonda empatia di Trakl per il destino tragico del suo predecessore, accomunato a lui da una sensibilità estrema e da un'esperienza esistenziale segnata dalla sofferenza mentale.
Vite tragiche
Una sofferenza che fu anche di Campana, morto per una setticemia nel 1932 dopo 14 anni di internamento nel manicomio di Castel Pulci, vicino a Firenze. Non era il primo ricovero in manicomio: c’era già stato ventunenne, nel 1906, a Imola, con una diagnosi generica di “psicosi”.
Drammatica anche la biografia di Trakl, morto suicida in un ospedale psichiatrico a Cracovia nel novembre del 1914: era stato ricoverato per i traumi psichici dovuti all’esperienza drammatica vissuta durante la battaglia di Grodek, sul fronte orientale dell’Austria, dove si trovò da solo a dover prestare assistenza sanitaria ai soldati rimasti feriti nei combattimenti.
Marco Noce