“Nessuno potrà mai rubarvi il ricordo”. Profetico, come spesso gli capitava, Juan Aiello lo disse ai ragazzi dell’Union Rugby Cagliari, che si apprestavano a giocare la partita più straordinaria della loro carriera, all’interno del carcere di massima sicurezza di Batàn, a pochi chilometri da Mar del Plata. Era il primo novembre del 2010 e la tournée argentina della squadra rossoblù, in realtà un modesto club di Serie C, si stava concludendo con la sfida con i rugbisti di “Oktubre”. Era il nome di un progetto nato all’interno della struttura penitenziaria, che quel giorno visse un momento di svolta, uno scatto in avanti. La prima sfida internazionale per quei detenuti impegnati nella difficilissima risalita, piuttosto “rozzi” tecnicamente in campo quanto generosi nel dopo partita. Un indimenticabile terzo tempo all’interno del carcere, nel refettorio, con i pentoloni d’acqua bollente che cuocevano i malloreddus arrivati dall’Isola nelle borse dei giocatori del Cagliari. Non furono le sole cose che i giocatori arrivati dalla Sardegna lasciarono lì dentro, consegnando con piacere scarpe, abbigliamento tecnico, paradenti e qualsiasi altra cosa potesse ripagare (almeno in parte) le inestimabili emozioni provate quel giorno.

L'abbraccio tra i rugbisti-detenuti di Batàn e i giocatori del Cagliari\u00A0 (foto archivio L'Unione Sarda)
L'abbraccio tra i rugbisti-detenuti di Batàn e i giocatori del Cagliari\u00A0 (foto archivio L'Unione Sarda)
L'abbraccio tra i rugbisti-detenuti di Batàn e i giocatori del Cagliari  (foto archivio L'Unione Sarda)

Il progetto sociale

Sono passati quasi 12 anni. Juan Aiello, giocatore-allenatore di quella squadra (e in precedenza anche azzurro di rugby), è tornato nella sua argentina e ha continuato a seguire quel delicato e importantissimo progetto sociale, che oggi si chiama “Cambio de Paso”. Anche nella società cagliaritana, allora presieduta da Silvestro Serra, è cambiato molto (compreso il nome, oggi Cagliari Rugby Club): l’attività continua con la solita passione anche se l’evoluzione avviata da Aiello, un favoloso utopista, un condottiero capace di trascinare il gruppo con il suo entusiasmo e la forza della persuasione, non si è avverata sino al punto in cui si sperava. Ma ciò che è rimasto intatto è il filo di amicizia che lega le due realtà. Un filo che ha consentito ai protagonisti di quell’avventura (che prima di Mar del Plata aveva toccato anche Rosario, La Plata e Buenos Aires) di mantenere il contatto affettivo con quei ragazzi, anche se i nomi e i volti sono sicuramente altri. Ma il ricordo di quell’emozione è, come diceva El Toro Aiello, indelebile e tutti fanno il possibile per mantenerlo intatto.

La squadra del Cambio de Paso con l'allenatore Juan Aiello (foto concessa)
La squadra del Cambio de Paso con l'allenatore Juan Aiello (foto concessa)
La squadra del Cambio de Paso con l'allenatore Juan Aiello (foto concessa)

Dalla Sardegna con amicizia

Pur non essendo certo una società ricca, quella cagliaritana ha continuato a credere nel progetto. I giocatori e i dirigenti si sono quotati per regalare ai colleghi argentini meno fortunati qualcosa che rendesse meno difficile proseguire nel sogno di diventare una vera squadra di rugby. Prima una muta di maglie biancoblù con lo stemma del Cagliari, poi, poche settimane fa, una fornitura di palloni che sono stati molto apprezzati. Magari i detenuti che oggi fanno parte del progetto non hanno giocato quel giorno, quando le più alte cariche politiche, diplomatiche e religiose locali si ritrovarono a bordo di quel rettangolo di gioco realizzato all’interno del recinto carcerario, ma di sicuro hanno la percezione che, dall’altra parte dell’oceano, c’è qualcuno che si ricorda di loro. E che, con un piccolo gesto, contribuisce alla loro difficile rincorsa alla redenzione. La palla da rugby è troppo irregolare e imprevedibile nel suo rimbalzo per non credere che tutto sia possibile. Come l’amicizia tra due squadre che un giorno lottarono sullo stesso campo da feroci avversari e sedettero alla stessa tavola da vecchi amici.

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