Perché realizzare nella poco popolosa Sardegna una strada moderna, larga il giusto o anche un poco più, con la visibilità adeguata a compiere sorpassi in sicurezza (dove consentito), corsie d’emergenza che seguano tutto il percorso, gallerie lunghe non più del necessario e magari due corsie per senso di marcia? Il numero di veicoli che percorrono la rete viaria interna tutto sommato è basso, la mole di traffico non è tale da far temere ingorghi o file di auto incolonnate su Provinciali e Statali. Quindi, che necessità ci sarebbe mai di progettare, e costruire, qualcosa che oggi non serve (in teoria), e pazienza se domani invece diventasse necessario?

«Non è conveniente»

Nella nostra Isola spesso considerata periferia dell’impero le regole che governano la circolazione stradale sono ritenute da alcuni bizzarre. «Recentemente ho sentito affermare che in Sardegna possono essere tollerate alcune carenze perché, come al solito, viene detto che siamo pochi e quindi non conviene. Domanda: qui non è valido il principio costituzionale dell'uguaglianza dei cittadini italiani?» Parere non del primo passante ma di Francesco Annunziata, docente della facoltà di Ingegneria dell'Università di Cagliari, esperto nella costruzione di strade, ferrovie e aeroporti. Un esperto in materia che con quell’intervento sulle pagine dell’Unione Sarda nell’agosto 2020 criticava la nuova strada statale 125, l’Orientale sarda, per la carreggiata unica a due corsie, la «non adeguata distanza di visuale libera per il sorpasso» e la presenza di «gallerie a canna unica ed eccessivamente lunghe». Rilievi ribaditi pochi giorni fa sullo stesso quotidiano per i medesimi motivi, con l’aggiunta di alcune motivazioni tecniche (che a suo dire avrebbero portato all’attuale disegno del tracciato) e un finale chiaro: «Personalmente cerco di scegliere un altro percorso perché mi fanno paura quelle gallerie così lunghe e comportamenti criminali di taluni conducenti, che sorpassano anche lì». Insomma, la 125-bis sarebbe nata male per errori di valutazione, ma intervenire ora è impossibile: il raddoppio delle corsie, a tutta evidenza fondamentale per aumentare sicurezza e scorrevolezza, ha costi enormi, e le normative impediscono aggiustamenti ritenuti necessari da Annunziata quali un leggero arretramento delle protezioni laterali nelle curve per recuperare visibilità verso la corsia opposta. Soluzione proposta già nel 2013 ma bocciata dall’Anas, la quale aveva spiegato che il codice della strada vietava iniziative simili. Inutile anche suggerire la realizzazione di una barriera spartitraffico centrale, perché nelle gallerie a due corsie, una per senso di marcia, «il suo posizionamento non è consentito». Insomma, secondo l’azienda nazionale «il progetto è stato realizzato secondo la normativa vigente all'epoca», oggi diversa (è bene specificarlo), «e quindi il tratto rispetta le normative».

Auto in fila in una galleria della Nuova 125 (archivio)
Auto in fila in una galleria della Nuova 125 (archivio)
Auto in fila in una galleria della Nuova 125 (archivio)

Poche auto?

Così si torna al punto iniziale: la mancata realizzazione di quattro corsie, che avrebbero ridotto drasticamente il numero di incidenti e altri problemi legati alla circolazione su quella lunga via di collegamento tra il Cagliaritano e l’Ogliastra (dove peraltro i lavori ancora non sono terminati anni dopo il loro avvio). Un’ipotesi scartata subito proprio per il basso numero di veicoli che, nelle valutazioni originarie, si riteneva sarebbe transitato sulla strada. «Le amministrazioni territoriali coinvolte optarono per una soluzione progettuale a due corsie, ritenuta sufficiente per il flusso di traffico previsto e di minore impatto ambientale», ha sostenuto l’Anas pochi giorni fa. Opinione alla prova dei fatti sbagliata, e non poteva essere altrimenti tenuto conto che la nuova Orientale era stata voluta come alternativa al vecchio tracciato per tagliare i tempi di percorrenza tra i due territori. Era ovvio che la gran mole di auto in viaggio giornalmente su questa direttrice (per lavoro o altri motivi) si sarebbe riversata su un percorso più moderno e corto. E i problemi, non da poco, sono emersi da subito.

Un'auto semi distrutta sulla Nuova 125 (archivio)
Un'auto semi distrutta sulla Nuova 125 (archivio)
Un'auto semi distrutta sulla Nuova 125 (archivio)

I sorpassi, oltre che vietati per la gran parte del percorso, sono quasi impossibili. La presenza di frequenti curve e rettilinei non sufficientemente lunghi impediscono di portarli a termine in sicurezza. Lo stesso Annunziata spiegava, all’indomani dell’inaugurazione, che «la Nuova Orientale sarda, nel tratto da Quartu a Castiadas, non risponde alle norme in vigore ed è pericolosissima in caso di sorpasso. La legge impone che per almeno il venti per cento del percorso debba esserci la distanza di visibilità, che sulla Nuova 125 è di 550 metri ed esiste solo dopo Geremeas, usciti dalla galleria di Mari Pintau. Poi più nulla fino a Castiadas». Così chi malauguratamente si trovasse davanti un veicolo lento (un camion, un camper, un mezzo agricolo, un bus) dovrebbe mettersi l’anima in pace e procedere a velocità molto ridotta sperando che il conducente accosti appena possibile (dove?). Questo nel caso l’automobilista non sia «portato» ad accelerare comunque «creando un pericolo», aggiungeva Annunziata, secondo il quale in definitiva la strada «non genera il senso di sicurezza in chi guida, anzi lo innervosisce».

File di auto nel punto dell'incidente mortale all'altezza di Solanas (archivio)
File di auto nel punto dell'incidente mortale all'altezza di Solanas (archivio)
File di auto nel punto dell'incidente mortale all'altezza di Solanas (archivio)

Tanti incidenti mortali

A circa dieci anni dall’apertura si contano decine di incidenti, molti dei quali mortali. Lo spartitraffico centrale garantirebbe più sicurezza, ma servirebbero carreggiate separate e il raddoppio della strada (con tempi e costi immaginabili), o la sua ricostruzione (con spese anche superiori). Impossibile. Allora ecco le classiche soluzioni, alcune suggerite più volte e senza apparenti alternative: autovelox o tutor che convincano gli automobilisti a non calcare sull’acceleratore, maggiori controlli di Polizia, carreggiate più larghe e magari anche una linea ferrata sul lato costiero, nella convinzione forse che di punto in bianco le quattro ruote siano lasciate a casa e i treni si riempiano (è noto che in Sardegna funzionano alla perfezione e sono sempre puntuali). Proposte dei sindaci di Muravera e Castiadas, secondo i quali «i tempi» sarebbero «maturi per riflettere su un collegamento ferroviario tutto elettrico e sostenibile che unisca il capoluogo sardo con le principali località dell’Ogliastra e coinvolga la costa sud est della Sardegna. Il sogno è raggiungere Cagliari o Tortolì in dieci minuti con un panorama mozzafiato a destra e a sinistra dei vagoni». Tutto condivisibile ma, nonostante i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (ammesso che arrivino), vista la capacità realizzativa di un qualunque progetto viario nell’Isola si può ritenere che si arriverebbe al traguardo tra diverse decine di anni. Lo stesso primo cittadino di Castiadas ha ammesso che «questo purtroppo non risolverebbe il problema del congestionamento del traffico, anche perché i tempi di percorrenza si allungherebbero ancor più».

L’Anas: la strada è sicura

Secondo l’Anas comunque la strada è sicura. «Il nostro personale», ha sottolineato l’azienda a inizio novembre, «percorre quotidianamente l'intera arteria monitorandone le condizioni e segnalando alle ditte incaricate del pronto intervento eventuali evenienze». Tra gli incidenti peggiori che si ricordino c’è il frontale che nel marzo 2013 aveva coinvolto una Polo e un camion: erano morti un'imprenditrice di 45 anni, i suoi gemellini di quattro mesi e un suo cugino appena usciti dalla galleria che, qualche chilometro più avanti, avrebbe portato agli svincoli per le località costiere del Sarrabus. Era piovuto parecchio. L’acqua aveva invaso l’asfalto e il veicolo aveva perso aderenza slittando sulla corsia opposta. Oggi «il manto stradale è in buone condizioni e la segnaletica orizzontale e verticale è correttamente posizionata per indicare obblighi e divieti», specifica l’Anas. Solo per la cronaca, appena lo scorso 10 novembre al chilometro 22 una Ford Fiesta condotta da una ragazza (ferita non gravemente) è uscita di strada a causa dell’acquaplaning (era piovuto), ha urtato il guard rail e terminato la corsa al centro della carreggiata. E da fine ottobre sono morte due persone in altrettanti incidenti. Automobilisti imprudenti? Forse. Qualche ostacolo inatteso? Può essere.

Traffico a rilento sulla Nuova 125 prima di una galleria (archivio)
Traffico a rilento sulla Nuova 125 prima di una galleria (archivio)
Traffico a rilento sulla Nuova 125 prima di una galleria (archivio)

In fondo è risaputo che le strade non uccidano, perché lo fa non guida come si deve. Ma è innegabile ci siano strisce d’asfalto pericolose, senza illuminazione, a volte con le corsie non abbastanza larghe e dal fondo sconnesso. Si può sostenere che a volte non aiutano a impedire una morte? Sì. È il caso della Nuova 125? Ognuno dia la risposta che ritiene più appropriata.

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