Proviamo a fare un passo indietro. Perché è nata questa guerra? Quali sono le ragioni reali che stanno portando la Russia a riscrivere la storia, spostando le lancette del tempo indietro di ottant’anni? Di sicuro nulla che valga la catastrofe umanitaria che sta squarciando l’Europa, nulla che valga il disastro economico che avrà conseguenze pesantissime sul futuro di mezzo mondo, a partire proprio dalla Russia. Per non parlare dell’ombra della minaccia nucleare agitata da Putin, che avrebbe conseguenze apocalittiche senza ritorno. 

Lo strappo del 2014

Bisogna riavvolgere il nastro fino al 2014, quando la maggioranza dei cittadini ucraini, con la rivoluzione di Maidan, mette fine alla presidenza di Viktor Yanukovic, filorusso di ferro, che aveva frenato in tutti i modi l’avvicinamento di Kiev all’Unione europea. Un’azione lampo a febbraio porta alle dimissioni in massa di tutto il governo e anche al rilascio di Julia Tymoschenko, ex primo ministro europeista in carcere da tre anni. La nascita di un governo temporaneo che si ispira ai valori dell’Unione europea apre la prima frattura profonda con la Russia. Putin risponde con un’azione in Crimea, che passa subito sotto il controllo di Mosca e contemporaneamente sostiene le rivolte separatiste della popolazione filorussa in Donbass, nel sudest dell’Ucraina. In otto anni ci sono scontri sanguinosi, le stime non ufficiali parlano di circa quattordicimila vittime tra combattenti militari e civili. Nel frattempo l’Ucraina vede l’entrata improvvisa sulla scena politica di Volodymyr Zelensky: attore comico, grande comunicatore sui social, viene travolto dalla popolarità e da un consenso massiccio alle presidenziali del 2019, prima di diventare l’eroe della resistenza in questi primi giorni di guerra. Ha una linea rigorosa sulla protezione del territorio ucraino e respinge a più riprese le istanze separatiste nelle terre confinanti con la Russia. Gli scontri nel Donbass sono incessanti e anche il numero di vittime cresce ogni giorno di più. La situazione si fa sempre più tesa, il governo russo alza l’asticella dello scontro per cercare di annettere le repubbliche separatiste. 

Il “diritto storico”

Putin però non si ferma agli scenari di gelo politico tra i due Paesi confinanti per giustificare la sua aggressività, ma evoca un presunto diritto storico di sorellanza tra Russia e Ucraina, rotto “dalla fine innaturale” dei rapporti tra i Paesi dopo il crollo dell’Unione sovietica trent’anni fa. Lo Zar si sofferma a più riprese sull’importanza del ritorno a un’”unica nazione” che deve vivere sotto lo stesso cielo. E la “necessità di riunire i due popoli” da “troppo tempo divisi” si trasforma in uno dei pretesti per far scattare il piano d’invasione dell’Ucraina. E la distanza sempre più marcata con la politica di Zelensky accelera il desiderio del presidente russo di intervenire “per correggere un errore storico”.

L’effetto Nato

La situazione precipita quando Putin intravede il rischio di un rapido avvicinamento dell’Ucraina alla Nato, e quindi alle forze occidentali, con il tentativo degli Stati Uniti – agli occhi dello Zar - di estendere la propria influenza e quindi la minaccia delle armi sino ai confini con la Russia. Un rischio che in realtà appare assai remoto, visto che la trattativa di Kiev con l’alleanza atlantica è costellata già di diversi passaggi negli ultimi vent’anni e quindi ben prima dell’era Zelensky: peraltro non si è mai andati oltre la fase embrionale, sia per il veto della Russia sia per la necessità di profonde riforme istituzionali, sociali e militari, condizioni fondamentali per l’ingresso nella Nato. In realtà Putin vorrebbe un vero e proprio arretramento della sfera di influenza delle forze occidentali dopo l’apertura dell’Alleanza atlantica di gran parte dei Paesi dell’est europeo – dalla Polonia alle repubbliche baltiche, dalla Croazia alla Bulgaria, dalla Repubblica ceca alla Romania – tutti facenti capo all’ex blocco sovietico. “Colpa di una politica aggressiva della forze dell’occidente”, la visione di Mosca per giustificare la linea dura. Da qui l’escalation inarrestabile di febbraio, sino all’assalto totale dell’Ucraina, al massacro di civili, a una guerra nel cuore dell’Europa. Una storia che cambia di giorno in giorno con la minaccia un nuovo conflitto totale, che stavolta porterebbe il mondo a un punto di non ritorno.

© Riproduzione riservata