Qualcosa di grosso sta succedendo nella Champagne. La provincia francese che ha dato il nome alle bollicine più famose nel mondo è in questi giorni teatro di scontri, accuse, polemiche e rivoluzioni degne di un appassionante romanzo contemporaneo. Un turbinio di eventi e colpi di scena che potrebbero segnare per sempre il destino e l’immagine del vino frizzante per eccellenza.

Vigneti di champagne (foto archivio L'Unione Sarda)
Vigneti di champagne (foto archivio L'Unione Sarda)
Vigneti di champagne (foto archivio L'Unione Sarda)

La tradizione ultrasecolare delle campagne nel nord est della Francia in questi giorni è stata infatti stravolta da tre lettere: VSL, Vignes Semi-Larges, una tecnica di coltivazione che prevede un maggiore distanziamento tra i filari nelle vigne (fino a due metri e venti centimetri) e una conseguente diminuzione della raccolta di uve per ettaro. Questa metodologia è stata approvata dal 2023 tra roventi polemiche lo scorso 29 luglio dal Syndicat des vignerons della Champagne (con 34 voti favorevoli sui 50 totali), realtà al vertice della filiera da oltre un secolo perché rappresentante del 99% dei proprietari terrieri, dalle grandi Maison ai piccoli vignaioli artigianali.

Champagne (foto archivio L'Unione Sarda)
Champagne (foto archivio L'Unione Sarda)
Champagne (foto archivio L'Unione Sarda)

Pietra dello scandalo

La motivazione ufficiale che ha spinto la maggioranza dei produttori a dire sì alle Vignes Semi-Larges è la ricaduta positiva che avranno sulle maturazioni dei grappoli. Il riscaldamento globale che non ha escluso i territori della Champagne sta infatti, dicono gli esperti, pregiudicando l’acidità degli acini influendo inevitabilmente sulle produzioni finali. Ma non è tutto: i sostenitori delle VSL sono infatti convinti che le piante seminate con la nuova tecnica sarebbero anche più resistenti a gelo, siccità e malattie, riducendo inoltre le emissioni di gas serra del 20%.

E allora che c’è di male? Si chiederanno in tanti. Meno grappoli si tradurrebbero in meno vino e forse in una maggiore qualità delle produzioni. Il tutto con un minore impatto ambientale.

Contrari

E invece, secondo gli oppositori più accesi, questo allargamento dei filari sarebbe solo un escamotage per aprire le porte alla meccanizzazione delle vendemmie, fino a ora “proibita” nelle campagne dello Champagne per gli stretti spazi tra filari che non permettono l’accesso a trattori e altri mezzi.

Ed è proprio su questo punto che le frizioni si sono fatte più pesanti. Far entrare le macchine in vigna garantirebbe infatti un taglio dei costi di produzione del 20%, ma comporterebbe contemporaneamente, sempre secondo i tradizionalisti, una minore cura nella selezione e raccolta dei grappoli, riducendo di conseguenza la qualità della materia prima da consegnare in cantina.

Ci sono poi questioni collaterali non di secondaria importanza che il partito “anti VSL” vuole far emergere: il via libera alle Vignes Semi-Larges spalancherebbe le porte anche a un maggior utilizzo di uve chardonnay (una delle tre varietà, insieme a pinot noir e pinot meunier, consentite nella produzione di champagne), più semplici da coltivare in terreni piani (facilmente percorribili anche dai trattori). Il che rischierebbe quindi di vedere nei prossimi anni stravolti gli assemblaggi di uve solo in funzione della convenienza economica.

Champagne (foto archivio L'Unione Sarda)
Champagne (foto archivio L'Unione Sarda)
Champagne (foto archivio L'Unione Sarda)

Futuro e scetticismo

Insomma, motivi più che validi per far tremare i puristi della bollicina d’oltralpe. Paure che il presidente del Syndicat, Maxime Toubart, ha voluto spazzare sul nascere “Questa è un’opportunità per portare innovazione nello Champagne, e ci aiuterà a raggiungere i nostri obiettivi di zero erbicidi, 50% in meno di pesticidi e 25% in meno di emissioni di carbonio entro il 2025. È inoltre un ottimo strumento da adottare per il cambiamento climatico che faciliterà il nostro lavoro nei vigneti”. 

Rassicurazioni che non sono bastate però a tranquillizzare i più pessimisti, convinti che il mondo dello champagne sarà destinato a spaccarsi presto tra coloro che rimarranno fedeli alle tradizioni, privilegiando la raccolta manuale e i filari “stretti”, e chi invece cavalcherà le nuove opportunità con il rischio di stravolgere le peculiarità di un prodotto che viaggia nel mondo con un unico marchio e un’unica immagine. Immagine di qualità intoccabile e immacolata. Fino a ora.

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