Quasi un italiano su due non sa quando l’uomo è sbarcato sulla Luna, quando è caduto Mussolini, in che anno è avvenuta la Rivoluzione francese. Sono solo alcuni esempi delle tante informazioni di storia elementare sconosciute ai più nel quadro desolante tracciato nel 2024 dall’istituto di ricerca socioeconomica Censis. Nel rapporto battezzato “La fabbrica degli ignoranti” emergono scenari inquietanti sui livelli di preparazione culturale di giovani e meno giovani: una persona su tre tra gli intervistati pensa che Eugenio Montale sia stato un presidente del Consiglio, che Giuseppe Verdi sia l’autore dell’inno d’Italia, che la Cappella Sistina sia stata affrescata da Giotto o da Leonardo.

Scarsa cultura

Una dimensione della conoscenza proiettata verso il basso, nonostante la crescita apparente dell’impianto culturale della società contemporanea: gli analfabeti in senso stretto sono ormai una minoranza quasi irrilevante (260.000, tendenzialmente tra le fasce più anziane della popolazione), mentre i laureati sono 8,4 milioni, il 18,4% tra tutti gli italiani con più di 25 anni (nel 2011 non si andava oltre il 13,3%). Emerge nel complesso un tasso medio di cultura insufficiente, a giudicare dalle informazioni registrate dal Censis: «La mancanza di conoscenza di base - è spiegato nel focus - rende i cittadini più disorientati e vulnerabili». I gradi di preparazione fanno acqua un po’ in tutte le direzioni. L’istituto di ricerca attivo dal 1964 certifica «una preoccupante incapacità di collocare correttamente sulla carta geografica le città straniere». Per esempio «il 23,8% degli italiani non sa che Oslo è la capitale della Norvegia, mentre il 29,5% non sa che Potenza è il capoluogo della Basilicata». Grande perplessità arriva anche dalle difficoltà di calcolo: il 12,9% degli italiani non sa che la moltiplicazione di 7 per 8 dia come risultato 56. «E l’ignoranza regna sovrana anche in merito ai meccanismi istituzionali», scrive ancora il Censis. «Più di un italiano su due (il 53,4%) non attribuisce correttamente il potere esecutivo al Governo, bensì al Parlamento o alla magistratura».

Ignoranza diffusa

Questo quadro accentua le difficoltà di costruire una cittadinanza culturale: «Si intravede una condizione di ignoranza diffusa anche nel futuro prossimo, quando le giovani generazioni entreranno nella vita adulta e dovranno occupare posizioni di responsabilità», scrive ancora il centro di ricerca. «L’ignoranza è una minaccia per la democrazia». Moltissime persone fanno fatica anche a comprendere le proposte politiche, «non riconoscendo quelle basate su indicazioni false o con intenti manipolatori». Nel 58° rapporto dell’istituto si sostiene che «nel limbo dell’ignoranza possano attecchire convinzioni irrazionali, presupposti antiscientifici, stereotipi culturali». E si citano valutazioni estreme a supporto. Come «i 10 milioni di immigrati clandestini presenti in Italia», secondo un intervistato su quattro. «Il 13,1% ritiene che l’intelligenza delle persone dipenda dalla loro etnia, mentre per il 9,2% la propensione a delinquere avrebbe un’origine genetica». Il 20% degli italiani sostiene che «gli ebrei controllino il mondo tramite la finanza» e «per un italiano su dieci Islam e Jihad sono la stessa cosa». 

Lo scenario tratteggiato è così avvilente che si spera possa restare confinato nei risultati di un’indagine statistica: è meglio immaginare una stagione futura in cui la sottocultura e la distanza dalla conoscenza perdano forza, col sogno di una società più matura e consapevole.

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