Quattro modi di raccontare la stessa festa attraverso le immagini. Lo sguardo dei fotografi questa volta si concentra su San Francesco di Lula. Gli scatti sono stati esposti nella sala “San Giovanni Paolo II” di Nuoro. L’iniziativa, curata da Salvatore Ligios, è stata promossa dalla diocesi di Nuoro in collaborazione con l’associazione Su Palatu Fotografia. Quattro i fotografi coinvolti: Massimo Locci, Virgilio Piras, Giusi Scanu e Donatello Tore. Il grande lavoro di documentazione è stato pubblicato anche in un catalogo della Soter Editrice.

Non è frequente, soprattutto in Sardegna, organizzare mostre collettive sullo stesso tema. Quando ci sono quattro modi di fotografare differenti, si colgono meglio tutti i dettagli e le sfaccettature. Accade anche in un evento come la festa di San Francesco, un evento religioso molto sentito in Barbagia che come tante altre manifestazioni legate alla religione non è sfuggito allo spietato meccanismo dei social network. Ogni anno vengono pubblicate online migliaia di fotografie, spesso insignificanti. Scatti sparpagliati nel web che nella maggior parte dei casi non raccontano nulla.

Le foto della festa

«Quotidianamente sollecitati – scrive Salvatore Ligios nel catalogo - dalla loro infinita produzione e “occupazione” nei vari dispositivi elettronici che la vita odierna ci costringe a usare e consumare – circondati da televisori, cellulari, computer, video, app, gadget e diavolerie varie disponibili per tutti –, diventa difficile provare a trarre un senso dalle fotografie che vengono mostrate al potenziale lettore, educato dalla “modernità” a consumare tutto e subito piuttosto che invitato a guardare oltre la superficie per riflettere slowly, pàsidu, sulla narrazione proposta, sia essa un’esposizione fotografica oppure una pubblicazione cartacea»,

Quattro fotografi

La mostra dedicata alla festa di San Francesco regala diverse suggestioni. Il racconto per immagini si muove tra ricerca etnografica e reportage giornalistico. Un lavoro di documentazione che consente di scoprire la festa “filtrata” dallo sguardo di quattro fotografi molto differenti tra loro. “Massimo Locci porta in dote lo sguardo del giornalista di cronaca avvezzo a rispettare lo svolgimento dei fatti senza farsi trascinare dalle emozioni personali. Virgilio Piras crede ancora nel valore etnografico della traccia fotografica – spiega Ligios - e attraverso il medium preferito passa il tempo a cogliere quei momenti che possono restituire una testimonianza di ciò che è stato. Giusi Scanu caratterizza la ricerca rivolgendo lo sguardo a indizi e tracce minimaliste che riempiono la vita quotidiana senza apparente valore. al contrario, se vengono osservati con attenzione, restituiscono la ricchezza impalpabile e profonda che riempie la vita di tutti i giorni. Donatello Tore ha deciso di raccontare la manifestazione classificando in maniera fredda e oggettiva quegli elementi narrativi che verranno offerti al lettore affinché possa ricostruire la storia da sé in base alla propria cultura e fantasia. In questa sua galleria, senza pretese di classifica, compaiono una selezione dei protagonisti, gli spazi all’interno della chiesa e del novenario, gli ex voto e alcuni oggetti che rimandano alle numerose testimonianze della festa”.

Le immagini

Il progetto fotografico propone decine di immagini che raccontano tutti i momenti della festa, quelli religiosi e quelli laici. Ci sono i volti dei pellegrini, i simboli della fede, la preghiera, il pellegrinaggio, i paesaggi, le cumbessias, i momenti conviviali. «Il desiderio di incontrarsi e di dialogare – scrive il vescovo di Nuoro e Lanusei Antonello Mura - vanno di pari passo con la necessità di condividere i pasti, creando tavolate conviviali come prolungamento naturale di ogni festa. Questo carattere comunitario accompagna il ricordo di un santo o la memoria di un titolo della Vergine Maria, rafforzandone il senso religioso. San Francesco di Lula rientra in questa ottica, rappresentando – anche grazie alle sue caratteristiche storiche e geografiche – un’incoraggiante testimonianza della capacità di umanizzare le relazioni e di consolidare la visione di fede».

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