Èun classico e fu un apripista, almeno in tv. Quel "Perry Mason", nato dai romanzi gialli firmati da Erle Stanley Gardner (maestro del poliziesco), divenne, infatti, a cavallo fra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, un modello per chi si sarebbe cimentato da quel momento in poi con la fiction dal gusto investigativo. Ma di certo, allora, non si poteva pensare che l'onda lunga di quella narrazione avrebbe portato nel 2020 a un remake di alta qualità.

Si chiama sempre "Perry Mason" ma tante, ovviamente, le differenze dal suo esordio a oggi. Dagli anni in cui fu la Cbs a lanciare la serie a lunedì scorso quando è stata Sky a riverberare in Italia la nuova produzione Hbo.

Come è facile immaginare, manco a dirlo, cambiano gli attori. L'avvocato Mason era il mitico Raymond Burr (in tanti lo ricordano anche per "Ironside"). E oggi? Ora il ruolo è passato a un formidabile attore gallese: Matthew Rhys, salito alla ribalta grazie alla spy story "The Americans".

Nei panni di Della Street, la discreta e indispensabile segretaria tuttofare di Perry Mason, c'era l'attrice Barbara Hale che vanta una stella sulla Hollywood Walk of Fame. Oggi a prendere il testimone ecco Juliet Rylance, già protagonista della serie storica (inizi del 1900 a New York) "The Knick". Se il collaboratore più fidato di Mason (Paul Drake) era nelle mani dell'interpretazione di William Hopper (eroe di guerra del Secondo conflitto mondiale) ora tocca a Chris Chalk, attore afroamericano, a darne una rilettura studiata secondo i nuovi canoni che la produzione ha voluto imprimere.

E qui arriva il bello. Chi ha un ricordo, vivido o sfumato, del Perry Mason originale sa bene che il nostro investigatore è un avvocato dai modi cavallereschi ma allo stesso tempo dalla dura scorza. Un eroe vecchio stile, un rassicurante padre di famiglia che riesce a rimettere tutto al posto giusto. Il suo metodo di lavoro era spesso deduttivo e molto poggiava sul suo grande intuito. I suoi clienti sono sempre innocenti e al centro di complotti o errori giudiziari.

Ma ecco che, intelligentemente, il modello è stato ribaltato. Il nuovo Perry Mason è un veterano, un ex capitano impegnato sul fronte francese durante la Prima Guerra Mondiale, un matrimonio sepolto, un figlio perduto, l'acolismo che avanza. Siamo nei primi anni Trenta (epoca in cui Erle Stanley Gardner ambientò i suoi primi romanzi), la Grande Depressione rende ancora Los Angeles, come tutti gli Stati Uniti, un luogo dove disperazione, miseria e corruzione sono l'humus di una criminalità diffusa e senza scrupoli.

Così il modulo del giallo classico (e se vogliamo rassicurante) del primo Mason lascia il campo all'hard boiled del secondo. Tanto per essere più chiari: il genere hard boiled (come spiega meglio di chiunque Wikipedia) «rientra nel genere poliziesco o detective fiction e si distingue dal giallo deduttivo per una rappresentazione realistica del crimine, della violenza e del sesso».

Il piatto è servito. Le tinte fosche prendono il sopravvento. Non ci sono più i buoni e i cattivi. Ci sono metodi discutibili anche sul fronte degli angeli e sprazzi di umanità fra i diavoli. La prima indagine da risolvere lo dimostra da subito (un bambino è stato rapito, poi subito trovato morto, i genitori si disperano ma sono davvero così innocenti?) e ci dichiara che anche il nostro Mason (non ancora avvocato ma detective privato al soldo di chi lo paga) è un uomo pieno di lati oscuri.

Curiosità. In origine la nuova serie doveva vedere come protagonista Robert Downey jr che, invece, nel cedere il passo a Matthew Rhys, è il produttore del nuovo successo. E sì, perché vista la calorosa accoglienza negli Stati Uniti, è già in lavorazione la nuova stagione.
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