«La Regione restituisca al Comune l’ospedale di Muravera. Troveremo una soluzione efficace per la gestione». Firmato Salvatore Piu, sindaco di Muravera. La provocazione surriscalda il clima politico con un obiettivo: «Dobbiamo uscire da questo stallo che rischia di essere fatale».

Medico, 71 anni, Piu è stato primario del reparto di Ortopedia a Muravera, del pronto soccorso del Marino di Cagliari, direttore generale dell’Asl di Sanluri. Conosce il mondo della sanità a menadito. Si è buttato anima e corpo nella lotta per salvare l’ospedale del suo paese che ha un bacino a fisarmonica: ventottomila anime che durante l’estate, sotto la spinta del turismo, si moltiplicano sino a raggiungere i duecentomila potenziali pazienti. Diventa serissimo se gli chiedi che fine farà il San Marcellino: «Brutta. Senza un progetto che stabilisca ruoli e competenze, sarà un disastro. A scanso di equivoci preciso che la mia è una proposta seria e perseguibile, non cavalco il malcontento che la situazione sta generando».

L’opposizione in Consiglio l’ha accusata di tirare dritto infischiandosene delle idee altrui.

«La minoranza non si è assunta la responsabilità di dire sì o no. È uscita dall’Aula senza votare la proposta per individuare un grande ospedale partner».

Perché il gemellaggio con il Brotzu?

«L’ho citato come esempio. La necessità di un matrimonio tra piccoli e grandi centri medici ad alta specializzazione non riguarda solo Muravera ma anche Isili, Bosa, Ghilarza, Sorgono, La Maddalena, Ozieri, Thiesi e il Marino di Alghero. La Regione, in base al principio di sussidiarietà, ha il dovere di trovare una soluzione».

Tutti dovrebbero avere un centro di riferimento più grande?

«Certo. Quand’ero direttore generale a Sanluri se mi avessero affidato la responsabilità di un altro ospedale - ipotizziamo Isili - avrei progettato un sistema di mutuo scambio con San Gavino. Il futuro della sanità è nel territorio. Non a caso il policlinico Gemelli ha varato il nuovo progetto Gemelli a casa, affidato all’ex manager dell’Asl cagliaritana Gino Gumirato». 

Il pronto soccorso dell'ospedale San Marcellino
Il pronto soccorso dell'ospedale San Marcellino
Il pronto soccorso dell'ospedale San Marcellino

Cosa c’entra il Mater Olbia?

«Un partner ideale per il gemellaggio sanitario». 

Un mix tra pubblico e privato può creare problemi?

«Offrirebbe solo vantaggi per la salute. Non ho paura di confrontarmi con i privati, sarebbe un bene per i cittadini». 

Altre soluzioni possibili?

«L’area su cui sorge l’ospedale è frutto di una donazione fatta al Comune da una famiglia di Muravera. Se la Regione se ne vuole disfare, il Comune è pronto a prenderlo in carico».

Come lo gestirebbe?

«Cercherei l’accordo con un ospedale importante. Esattamente quello che sto già facendo»

Quanto pesa iI turismo estivo sul San Marcellino?

«Molto. Tanti vacanzieri vorrebbero poter fare le visite specialistiche ma non è previsto dall’Asl. Non si può restare a guardare mentre la situazione precipita».

Colpa dei manager che governano la sanità?

«Non serve attribuire colpe. La politica dovrebbe pianificare il futuro, soprattutto in un momento come questo, dopo una pandemia che ha messo in ginocchio l’intero settore».

Gli altri sindaci?

«Sono parzialmente d’accordo. La maggior parte di loro vorrebbe un ospedale con pronto soccorso, chirurgia, ortopedia e tutto il resto. Purtroppo non è possibile, i numeri non consentono di ricreare tutti i servizi». 

I nemici dell’ospedale di Muravera?

«Quando mi guardo allo specchio io sono tranquillo. Non sono sicuro che tutti lo possano dire».

I prossimi passi?

«Dobbiamo salvare la vita alle persone e per farlo sono indispensabili un pronto soccorso con un chirurgo e un anestesista. L’imperativo deve essere stabilizzare il paziente e poi trasferirlo nel miglior centro per curare la patologia specifica». 

Il Covid cos’ha insegnato?

«Che la sanità deve essere presente in tutta la Sardegna»

L’edificio che ospita il San Marcellino in che stato è?

«Ottimo, dal punto di vista strutturale». 

I cittadini?

«Partecipano con intensità, capiscono che è una battaglia fondamentale. Non meritano una delusione». 

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