"Òntos\esserci\esserenelmondo" è il percorso personale di vita di Antonello Cuccu, architetto, designer, storico dell'arte sarda.

La mostra "offre al visitatore trent'anni dell'attività di un artista, che attraverso un centinaio di lavori, restituisce una costante ricerca e rivelazione del sé" scrivono i curatori, Silvia Oppo e Antonello Carboni.

È un percorso sulla sacralità del quotidiano che "invita ad una riflessione sul senso profondo dell'esistenza umana" e ben si adatta alla filosofia del Museo Diocesano diretto da Silvia Oppo, che "volge lo sguardo al mondo dell'arte che maggiormente incontra temi sacri".

Antonello Cuccu è un cercatore, che vola via dalle convenzioni, dal pantano della quotidianità e si innalza verso la conoscenza, infinita contrapposizione tra bene e male.

Ma prima di intraprendere il suo viaggio nei panni di un metaforico "asino che vola", prende le misure della realtà che ha intorno: fissa i punti cardinali, le stagioni.

Diventa una sorta di Icaro che cerca di liberarsi dal labirinto del tempo e dei cicli, sulle ali di due lunghe orecchie.

Antonello Cuccu percepisce l'essenza delle cose, della forma, nel ritmo circolare delle stagioni, nella magìa degli archetipi.

Illustra il cerchio della vita in tutte le sue declinazioni, un divenire senza soluzione di continuità come la "fardetta" plissettata che incornicia i suoi volti intrappolati nel tempo.

Diventa il sacro asino della conoscenza, che porta la zavorra dei suoi giovani cloni, in uteri di orbace, prima di perdersi nell'essenza del volo sfumando nel contorno di due orecchie inconsistenti, che si perdono tra la nebbia.

Le sue competenze tecniche sono sbalorditive. Dal rapidografo, all'acquarello, olio, acrilico, ceramica. Trent'anni di avventura tra le mutazioni dei materiali che più lo stimolano.

Da una parte il caos, che nelle sue ceramiche diventa essenzialità, precisione, perizia. Dall'altra l'intuizione pittorica che si trasforma in una visione caleidioscopica di possibilità che satura i sensi.

Le sue linee, ben interpretate dai ceramisti di Terrapintada, restituiscono concetti eterni. Superfici perfettamente levigate, forme essenziali, linee senza tempo: bianco e nero, rosso, giallo, arancio, blu. Impenetrabili.

Al contrario, sulla tela i suoi colori si intrecciano e si incontrano in milioni di trame sovrapposte, mai casuali, che "esplodono- racconta Carboni - in una moltitudine di possibilità, di scelte, che l'uomo deve continuamente operare per determinare il proprio modo d'essere".

Essere e nutrirsi. Essere nella tradizione, essere e diventare attraverso l'esperienza.

Cuccu si trova perfettamente a suo agio tra schemi ripetitivi intrappolati in reticoli di inchiostri e caos di macchie colorate. Salta da geometrie esasperate ingabbiate in griglie dalla perfezione certosina a sorprendenti caroselli di linee, segni e contorni. Alla fine l'ego, protagonista, cade a pezzi. Teste bianche, fatte in serie, ma diverse negli schemi mentali che portano stampati sulle tempie. Un lungo drappo bianco ne ricorda il volo. Prima della caduta.

Non è facile allestire in un solo percorso trent'anni di produzione di un artista così complesso.

"Cuccu mostra le cose ordinarie e universali liberandole dalle coperture, dalle apparenze e le svincola dal tempo e dal contesto storico nel quale si verificano. Riflette sulla vita, sul passato, sul presente, alle sue possibilità e alle modalità dell'esserci" concludono Oppo e Carboni.

Òntos è una mostra che nutre e allo stesso tempo affama.

La genialità intuitiva di Antonello Cuccu è diretta e disarmante. Difficile percepirne i contorni. Ubriaca. Entra come una scarica elettrica e lascia un sedimento nell'anima di chi guarda. Un ritornello sordo che rimbalza per ore dentro la testa.

La mostra è visitabile fino al 20 settembre:il giovedì e il venerdì dalle 17 alle 20, il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20

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