Il più famoso oggi è Attilio Cubeddu, ex autotrasportatore di Arzana, 74 anni, scomparso nel febbraio 1997 quando non fece rientro nel carcere nuorese di Badu ‘e Carros al termine di un permesso premio. Scontava una pena per sequestro, omicidio e lesioni gravissime. Negli anni Ottanta fu incriminato in Toscana per i sequestri di Cristina Peruzzi (1981) e in Emilia Romagna per quelli di Ludovica Rangoni Machiavelli e Patrizia Bauer (1983). Catturato nel 1984 a Riccione, fu condannato a 30 anni. Considerato un detenuto modello, ottenne un permesso premio per visitare moglie e figlie ad Arzana, poi arrivò l’accusa di essere coinvolto nel sequestro dell’imprenditore bresciano Giuseppe Soffiantini. Cubeddu è inserito nella lista dei cinque latitanti di massima pericolosità del ministero degli Interni. Tutti lo cercano, nessuno lo trova.

Vicino a casa

Non pochi ritengono non sia mai andato via dalla sua Sardegna, come anche aveva fatto il “collega” Pasquale Stochino, classe 1934, resosi irreperibile dall’estate del 1972 perché accusato e poi condannato per la strage di Lanusei (cinque morti) e quindi arrestato dai carabinieri il 26 settembre del 2003 nella località di Cixi Crobeni, ai piedi di Punta La Marmora, nell’ovile di alcuni familiari. «È una liberazione», le sue prime parole dopo la cattura per mano del colonnello Salvatore Favarolo, in seguito divenuto generale. A dimostrazione che nascondersi nell’ambiente che meglio si conosce, dove ci sono amicizie e connivenze utili a restare nell’ombra, è più semplice, forse, che tentare la fuga altrove. All’estero, magari, dove i costi tra l’altro sarebbero gioco forza più elevati e le difficoltà ben maggiori.

L'ex latitante Pasquale Stochino dopo la cattura (archivio)
L'ex latitante Pasquale Stochino dopo la cattura (archivio)
L'ex latitante Pasquale Stochino dopo la cattura (archivio)

Stagione al termine

L’epopea dei latitanti sembra davvero finita, anche se qualcuno ancora resiste. Solo per citare i più conosciuti, non si hanno notizie di Mario Sale di Mamoiada, 74 anni, sparito dal 1977 (deve scontare 30 anni per sequestri di persona, omicidio ed evasione); del 75enne Giovanni Tola di Borore (svanito nel 1985, deve scontare 17 e 6 mesi per il sequestro dell’imprenditore di legnami Gianfranco Volponi); di Orazio Fancello di Talana (settembre 1992), condannato a 16 anni e 8 mesi per il sequestro di Esteranne Ricca (1987) nelle campagne di Grosseto; di Fausto Floris di Desulo, condannato a tre anni e 11 mesi per il tentato sequestro, nel 1982, dell’imprenditore Paolo Sardo. Altri una volta catturati hanno cercato altre strade.

L'ex latitante Annino Mele (archivio)
L'ex latitante Annino Mele (archivio)
L'ex latitante Annino Mele (archivio)

Scrittori

Come Annino Mele, 71 anni, coinvolto nella faida di Mamoiada e arrestato nel 1987 (è stato condannato per omicidio e sequestro di persona): nel 2018, ottenuta la libertà condizionale, ha pubblicato alcuni libri sulla detenzione e l’ergastolo. L’orunese Giovanni Farina, evaso dal carcere di Siena nel 1996 e catturato in Australia nel 1998, è stato condannato a 30 anni per il sequestro dell’industriale lombardo Giuseppe Soffiantini (lo stesso che vide coinvolto Cubeddu) e da qualche mese è stato affidato ai servizi sociali (anche lui scrive di vicende carcerarie).

L'ex latitante Giovanni Farina (archivio)
L'ex latitante Giovanni Farina (archivio)
L'ex latitante Giovanni Farina (archivio)

Ma il latitante per eccellenza, l’uomo che ha incarnato a torto o ragione il mito negativo dell’uccel di bosco, è Graziano Mesina, 80enne che ha trascorso più di metà della propria vita chiuso in un carcere. Omicidi, sparatorie, sequestri, droga: il curriculum criminale è lunghissimo, come l’elenco dei penitenziari che l’hanno ospitato e sono stati protagonisti, in alcuni casi, dei suoi tentativi di fuga. A volte riusciti. Un elenco riassunto dal collega Fabio Ledda sull’Unione Sarda il giorno della sua ultima cattura nel luglio 2020.

Il letto sul quale dormiva Mesina a Desulo (archivio)
Il letto sul quale dormiva Mesina a Desulo (archivio)
Il letto sul quale dormiva Mesina a Desulo (archivio)

Nei guai con la giustizia già da minorenne, e condannato appena maggiorenne a 16 anni per tentato omicidio, nel 1962 l’ex primula rossa del Supramonte si sfilò le manette durante un trasferimento in treno a Sassari ma il tentativo di fuga abortì subito; tre mesi dopo forzò con altri due detenuti la porta della cella nel carcere di Nuoro, raggiunse un locale vuoto e cominciò a bucare il muro ma fu scoperto; a settembre si fece trasferire da Badu ‘e Carros in ospedale per un’emorragia al naso e, seppure guardato a vista da due poliziotti, si infilò nel bagno e si calò per tredici metri da una finestra lungo il pluviale restando nascosto lì intorno per due giorni. Fu arrestato tre mesi dopo. Nel gennaio 1963 riuscì a limare nel corso delle notti le sbarre della cella nel carcere di Nuoro, saltò giù ma fu ammanettato. Nel settembre 1966, mentre scontava una condanna per omicidio, scalò la cinta esterna ed evase con Miguel Atienza dal carcere di San Sebastiano a Sassari: una guardia li vide e sparò ma i due si erano già buttati giù e si confusero tra la folla in via Cavour.

Il cadavere di Atienza dopo il conflitto a fuoco (archivio)
Il cadavere di Atienza dopo il conflitto a fuoco (archivio)
Il cadavere di Atienza dopo il conflitto a fuoco (archivio)
La taglia da 10 milioni di lire su Mesina (archivio)
La taglia da 10 milioni di lire su Mesina (archivio)
La taglia da 10 milioni di lire su Mesina (archivio)

Atienza morì in un conflitto a fuoco sul Supramonte, la latitanza di Mesina (sulla sua testa pendeva una taglia di dieci milioni di lire) finì il 26 marzo 1968 in un posto di blocco: fu condannato all'ergastolo ma nel 1976 evase dal carcere di Lecce per essere catturato l’anno dopo in Trentino. Nel 1992, mentre era in libertà condizionale, si attribuì il ruolo di mediatore tra i sequestratori e la famiglia del piccolo Farouk Kassam rivelando in anteprima al Tg1 dell’avvenuta liberazione (11 luglio). Tornò dentro nel 1993 dopo il ritrovamento di armi da guerra nel cascinale di San Marzanotto d’Asti. Nel 2004, scontati 40 anni, il Capo dello Stato gli concesse la grazia e iniziò a fare la guida ai turisti nel Supramonte.

Graziano Mesina a Cagliari durante il processo per il traffico di droga (archivio)
Graziano Mesina a Cagliari durante il processo per il traffico di droga (archivio)
Graziano Mesina a Cagliari durante il processo per il traffico di droga (archivio)

Nel 2013 l’ennesima puntata, con l’arresto a Orgosolo per il traffico di droga costatogli la condanna a 30 anni all’origine dell’ultimo colpo di coda: la fuga per evitare la carcerazione dopo la sentenza definitiva pronunciata in Cassazione nel luglio 2020. Un anno e mezzo trascorso in fuga, ma i tempi in cui era la primula rossa del banditismo sardo e riusciva a nascondersi tra rocce e arbusti erano ormai lontani. E lo scorso dicembre è tornato dentro.

La stagione dei latitanti sembra proprio al tramonto.

Graziano Mesina in bianco e nero durante un vecchio processo (archivio)
Graziano Mesina in bianco e nero durante un vecchio processo (archivio)
Graziano Mesina in bianco e nero durante un vecchio processo (archivio)
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