Per molto tempo ci siamo salvati ed eravamo considerati una regione virtuosa. Da quest’anno anche noi siamo in linea con il trend negativo su sovrappeso e obesità che contraddistingue l’Italia. Valori che hanno subito un cambiamento negativo anche per i due anni di Covid che ci hanno costretto a ridurre l’esercizio fisico e a modificare le abitudini alimentari. Quasi un sardo su due soffre di una patologia altamente invalidante e, come la maggior parte degli italiani, non ha la percezione del problema e non riconosce di avere un problema di peso. Dati implacabili che emergono dall’analisi dei dati effettuata su un report nazionale dal team di Fernanda Velluzzi del Centro obesità del San Giovanni di Dio, a Cagliari.

Professoressa, cosa sta succedendo?

“In Italia oltre 25 milioni di persone sono affette da sovrappeso o obesità. In pratica il 46,2% degli adulti (oltre 23 milioni) e il 26,3% dei bambini e adolescenti tra i 3 e i 17 anni (2,2 milioni). Fra gli adulti l'11,1% delle donne è affetto da obesità, contro il 12,9% degli uomini; tra i bambini e gli adolescenti il 23,2% delle femmine è in eccesso di peso, contro il 29,2% dei maschi)”.

E in Sardegna?

“La nostra Isola era considerata virtuosa rispetto alle altre regioni dell’area meridionale. I dati registrati nel 2021, mostrano un incremento del tasso di obesità nella popolazione adulta, anche se i dati relativi all’età evolutiva (3-17 anni) sono ancora inferiori (circa il 23%) sia alle regioni del Sud Italia (33% in media) che alla media nazionale pari ad oltre il 26%”.

Ci sono differenze tra città e centri rurali?

“Un altro dato legato all’influenza del territorio è l’associazione tra prevalenza di eccesso ponderale e urbanizzazione, osservata sia nei comuni settentrionali (l’8,4% nei comuni a bassa densità, contro l’11,5% in quelli ad alta densità) che in quelli meridionali, (il 10,4% nei comuni a bassa densità, contro   il 14,2% in quelli ad alta densità), soprattutto nella fascia di età tra i 18 e i 64 anni”.

La patologia fa distinzioni sociali?

“Sì, anche nel recentissimo report, si conferma il maggiore rischio di sovrappeso e obesità nelle persone appartenenti alle fasce di popolazione più svantaggiate in senso socioeconomico e culturale”.

L’obesità non va presa sottogamba

“Sottovalutare l’obesità dal punto di vista clinico espone allo sviluppo di complicanze, soprattutto patologie cardiovascolari, diabete mellito di tipo 2, alcuni tipi di tumori, patologie respiratorie e osteoarticolari, oltre a diversi problemi psicologici e di salute mentale. Inoltre, lo stato infiammatorio cronico associato all’obesità predispone ad un’evoluzione più grave delle patologie infettive come è emerso durante la pandemia da Covid-19. Infine, l’obesità è responsabile di un aumentato rischio di mortalità e di una peggiore qualità della vita”.

Come si combatte l’obesità?

“Mai ricorrere al fai da te. L’approccio alla patologia, viste le complicanze, deve essere multidisciplinare. Deve coinvolgere nutrizionisti, cardiologi, endocrinologi, psicologi e psichiatri. Non ultima la Chirurgia bariatrica, noi collaboriamo con quella del Brotzu”.

Prevenire è meglio che combattere.

“Lo stile di vita e l’attività fisica sono fondamentali. Solo 1 italiano su 5, rispetto alla media europea di 1 su 3, pratica regolarmente attività fisica, mentre il 63,8% degli italiani, contro il 47,3% della media europea non svolge alcuna attività aerobica settimanale secondo le raccomandazioni dalle linee guida. La quota di persone inattive è maggiore tra le persone con obesità (74,6%) rispetto ai normopeso (58,6%).

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