Lo stadio “Meazza” di Milano sarà venduto e diventerà un parco con hotel, uffici e negozi. Non ci sarà più la voce di Vecchioni a cantarci “Luci a San Siro”, come accade dal 1971, 54 anni ormai. Le foto di Gianni Brera nella gigantesca tribuna stampa saranno sempre più ingiallite, come le coppe e i filmati dei trionfi, dei Moratti (padre e figlio) ma soprattutto dell’era Berlusconi. Il tempo di festeggiare il centenario, la prima pietra fu posata il primo agosto 1925, e lo stadio di San Siro Giuseppe Meazza si avvierà ad entrare nell'album dei ricordi. Lo stadio di Meazza, il secondo bomber di sempre della Nazionale, divenne splendida cornice del battesimo di Gigi Riva a Rombo di Tuono proprio per voce di Brera, dopo un fantastico 1-3 post scudetto ai danni dell’Inter.

Ma non basterà un enciclopedia per tenere memoria di tutti gli eventi che ha ospitato. È il quinto stadio italiano in attività per anzianità di servizio, dopo il "Ferraris" di Genova (entrato in esercizio nel 1911), il "Penzo" di Venezia (1913), il “Ceravolo” di Catanzaro (1919) e il "Tardini" di Parma (1924). Il testimone di un secolo di sport e spettacolo venne costruito in nemmeno un anno, per volontà dell'allora presidente del Milan, Piero Pirelli, che voleva un palcoscenico unico per la squadra rossonera. Composto da quattro tribune rettilinee, una in parte coperta, aveva una capienza di circa 35mila spettatori e ospitò la prima partita ufficiale, Milan-Sampierdarena, il 3 ottobre 1926, anche se l'inaugurazione c'era stata un mese prima con una amichevole tra i rossoneri e l'Inter, il primo degli innumerevoli derby della Madonnina che hanno fatto la storia del calcio italiano. Nemmeno dieci anni più tardi, dopo aver ospitato alcune partite dei Mondiali del 1934, fu acquisito dal Comune di Milano, che decise di ampliarne la struttura con la realizzazione di quattro curve di raccordo tra le tribune. In tal modo, la capienza salì a 55mila spettatori, fatto che risultò tanto più utile nel Dopoguerra, quando con la stagione 1947/1948 anche l'Inter cominciò a giocare a San Siro. In vent'anni dall'inaugurazione, lo stadio aveva già visto le prodezze di decine e decine di campioni, primo tra tutti quel Giuseppe Meazza al quale nel 1979 fu intitolato l'impianto. Ma l'elenco dei fuoriclasse che hanno calcato quel prato è quasi infinito, arricchendosi in modo particolare dagli Anni Sessanta, quando le squadre milanesi entrarono nell'élite del calcio mondiale, facendo meritare a San Siro il titolo di Scala del calcio dove tutti i più forti di ogni tempo hanno giocato. Di pari passo, la location cominciò a diventare ambita per altri grandi eventi. In oltre 53mila, nel settembre del 1960, riempirono le tribune per assistere al match valido per il titolo mondiale dei Welter junior tra Duilio Loi e Carlos Ortiz, anche se le grandi affluenze extracalcistiche cominciarono negli Anni Ottanta, con megaconcerti di artisti italiani e stranieri, basti citare come incipit quelli straordinari di Bob Marley ed Edoardo Bennato dell'estate del 1980. San Siro crebbe poi ancora grazie ai Mondiali del 1990, per il quale si decise di realizzare un terzo anello, sostenuto da undici torri cilindriche, e una copertura di tutti i posti a sedere, diventati a quel punto ben 85.700. Linee moderne, colori e capienza hanno reso ancor più iconico l'impianto, anche se non sono mancati problemi, come quello della sofferenza del manto erboso, frutto dell'uso intensivo e del microclima meno favorevole alla crescita vegetativa. Il record di capienza ha resistito fino al 2008, quando la riqualificazione per adeguare la struttura agli standard Uefa ridusse i posti a 80mila. Ma un anno dopo furono anche di più quelli occupati, dati alla mano, per assistere al match di rugby tra Italia e i mitici All Blacks. Da allora, diversi altri interventi minori sono seguiti per inseguire sempre nuove richieste e risolvere criticità, in una rincorsa che sembra aver trovato la sua definitiva conclusione. L'Olimpiade invernale 2026, con la cerimonia inaugurale del 6 febbraio, farà idealmente calare il sipario. Ma restano i gol di Altobelli, le prodezze di Sarti e Albertosi, Zenga e Bordon, le treccine di Gullit a solcare il vento, i colpi di Van Basten e gli errori di Egidio Calloni a far rimpiangere anche i milanisti questo stadio iconico e sensazionale. San Siro è stato stato teatro di due finali di Coppa dei Campioni e di due finali di Champions, di quattro finali di coppa Uefa ma anche di due campionati di Serie B, con match epici come Milan-Cavese 1-2, quello timbrato da Jordan, Tivelli e Di Michele. E ora? Da un punto di vista più tecnico, lo stadio sarà demolito quando il nuovo impianto sarà pronto. Il prossimo passo sarà quello del rogito. Nel frattempo Milan e Inter dovranno recepire la delibera approvata nella notte, che prevede tra l'altro la riduzione del contributo alle spese da 36 a 22 milioni di euro. È un percorso a tappe forzate quello che porterà alla realizzazione del nuovo stadio di Inter e Milan. Il tutto sotto lo sguardo attento della Procura, che già da alcuni mesi monitora la cessione dell'impianto ai due club per 197 milioni di euro. Di strada da fare dopo il difficile voto della scorsa notte ce n'è ancora parecchia. Per quanto riguarda la costruzione, invece, la prima fase partirà nel 2027, con la realizzazione del nuovo stadio da 71.500 posti che dovrebbe essere pronto dal 2031, quando partiranno i lavori di demolizione di San Siro, di cui rimarrà solo una piccola porzione della Curva Sud trasformata in museo per custodire la storia della Scala del calcio. Tra il 2032 e il 2035, invece, partirà il percorso di rifunzionalizzazione dell'area del Meazza con la realizzazione delle altre opere. La Procura del capoluogo lombardo, intanto, continuerà a vigilare sull'investimento, che i due club stimano in 1,2 miliardi di euro. E allora addio, San Siro. Anche da noi che abbiamo fatto il tifo in migliaia dal settore ospiti per il Cagliari di Gigi Riva e Gigi Piras, di Enzo Francescoli e Roberto Muzzi, di Fabian O’Neill e Lulù Oliveira, fino alla tripletta contro l’Inter di Albin Ekdal in un 1-4 che più zemaniano non si può. Chapeau.

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