Renato Zero ne parlava già alla fine degli anni Settanta quando lanciò un grande successo con il suo “Triangolo”, a quel tempo considerato sacrilego. Ma ormai anche quello sa già di vecchio. Qui stiamo parlando di qualcosa che parte almeno dal trapezio. Cosa rimane della coppia oggi? La monogamia stabile è il modello normativo che dovremmo seguire? O è solo un ideale arcaico, irrealistico? E l’infedeltà è giustificabile, o inevitabile? L’amore si fa in due, si dice. Ma per qualcuno, in tre, in quattro, o magari in cinque è meglio. La nostra società accoglie forme alternative di relazione, le non-monogamie consensuali: per tutti è il poliamore, che già nel 2006 è stato incluso nell’Oxford english dictionary come “una pratica di impegnarsi in molteplici relazioni sessuali con il consenso di tutte le persone coinvolte”. Che differenza c’è con un’orgia? “Il fatto di essere innamorati e quindi romanticamente coinvolti”, rispondono gli psicologi.

Esistono diverse forme di poliamore, spiegano. C’è quello gerarchico (coppia primaria, quindi privilegiata, e più coppie satelliti) e quello non gerarchico (dove tutti i membri sono sullo stesso piano), fino  ad arrivare al poliamore “solo” (un single con più partner multipli). La forma più radicale è un’anarchia della relazione (segnata dall’assenza di separazione tra partner e amici). Tutte sono, almeno teoricamente, “etiche”, vale a dire consensuali, cioè basate sulla trasparenza. Il tradimento, quindi, è condannato. Ma la ricerca di varietà sessuale è solo uno degli elementi. In molti casi si sviluppa un vero e proprio attaccamento sentimentale che porta con sé tutto il bagaglio di emozioni, dubbi, ansie della coppia. Moltiplicato però. E non tutte le persone sono emotivamente equipaggiate.

A differenza delle relazioni monogame in cui si “stipula” un patto verbale o legale tra due, supportato da un sistema sociale, le relazioni non monogame sono intrinsecamente insicure. Siamo ansiosi? La transizione porterà alla luce l’ansia. La nostra autostima è ancorata alla relazione? Verrà dolorosamente fuori anche questo. Spesso in forma di gelosia. Questo perché, dicono gli psicologi, avere più partner può replicare le condizioni di quello che chiamano “attaccamento insicuro”. Detto diversamente, in una relazione poliamorosa il rischio è che possano scattare meccanismi tipo “tu hai più partner di me”, oppure “ti chiamo ma non sei disponibile e io sento che i miei bisogni non vengono accolti”. Oppure ancora, “con me fai la spesa, con l’altro o l’altra vai a cena fuori”. Il rischio, quindi, è che la relazione primaria si disintegri.

D’altra parte, le relazioni poliamorose per alcune persone possono essere anche molto appaganti, longeve, impegnate. Relazioni in cui si è un porto sicuro gli uni per gli altri. L’importante, sostengono gli psicologi, è partire da una base interiore emotiva solida, che si può costruire, guadagnare, anche quando è stata negata da bambini. Non bisogna essere perfetti ma avere voglia di sperimentare. Il viaggio non è facile. Per niente. Le ferite del passato possono essere profonde e le esperienze farci sentire spezzati, non amati, invisibili. Vale sempre la regola generale: applicare “il cuore” in entrambe le direzioni fa bene a tutte le relazioni, poligame e non. Chiedetelo a Enzo Ghinazzi, in arte Pupo: da 30 anni, il noto cantautore è innamorato di due donne e con loro ha una relazione. Ma chiedetelo pure alla figlia di Will Smith, Willow, che si è dichiarata pubblicamente orgogliosamente poliamorosa. “La monogamia è antiquata, porta spesso a barare. Meglio l’onestà di relazioni aperte con più partner. La monogamia è la prima causa di tradimenti e divorzi”. Si può darle torto? Sì. Ma se si cancella l’opzione “fedeltà” dall’algoritmo del matrimonio, ecco che il tradimento non esiste più. Perché ciò che distingue una banale scappatella da un rapporto poliamoroso è la sincerità. Provate, però, a raccontare questa teoria oggi a una generazione di settantenni, quelli che hanno vissuto il “’68”. Storcerebbero il naso. Quelli della generazione Z, invece, forse non sarebbero tutti d’accordo, ma resterebbero ad ascoltarvi.

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