Rafa Nadal contro Daniil Medvedev, è un match storico. Perché comunque vada, sia se vincerà il maiorchino, sia se prevarrà il russo, la partita in programma domenica a Melbourne sarà una tappa miliare di questo sport.

Lo spagnolo può diventare il primo giocatore al mondo a vincere ventuno titoli del Grande Slam, i quattro più importanti tornei al mondo (Melbourne, Parigi, Wimbledon e New York). Occasione unica, quasi insperata viste le condizioni fisiche di Rafa nell’ultima parte del 2021.

Arriva per Nadal in un palcoscenico per lui quasi stregato. Al Flinders park contro Wawrinka nel 2014 scese in campo con la schiena bloccata e perse, senza ritirarsi, dando al mondo l’ennesima dimostrazione di sportività. E contro Federer nel 2017 sprecò il vantaggio di un break nel quinto set. Lo spagnolo ha vinto solo in un’occasione, nel 2009, contro il suo alter ego Federer, al quinto set. Se dovesse vincere eguaglierebbe il record di Djokovic, l’unico oggi ad aver vinto almeno per due volte tutti i titoli Slam.

Rafa si è commosso dopo la vittoria in semifinale contro Berrettini: cinque mesi fa non sapeva se i guai fisici al ginocchio e al piede gli avrebbero consentito di scendere di nuovo in campo, la sua carriera a 36 anni era an bivio. Adesso può diventare la leggenda della racchetta staccando i suoi rivali di sempre Roger Federer e Nole Diokovic come numero di Major vinti,  l’unico vero termine di confronto con il quale si pesa il valore di un tennista nella storia.

Daniil Medvedev (foto Ansa)
Daniil Medvedev (foto Ansa)
Daniil Medvedev (foto Ansa)

Ma anche il successo di Medvedev avrebbe un’importanza che va oltre la vittoria, già di per sé straordinaria, in uno Slam: il russo diventerebbe il nuovo numero uno al mondo, interrompendo il regno, o forse sarebbe meglio dire l’impero, di Nole Djokovic, che dura dal 3 febbraio 2020, data della vittoria proprio a Melbourne in finale contro l’austriaco Thiem. Sono 64 settimane di fila  sino a oggi che hanno portato il serbo a stabilire il record di permanenza in vetta al mondo (339 settimane).

Novak Djokovic (foto archivio L'Unione Sarda)
Novak Djokovic (foto archivio L'Unione Sarda)
Novak Djokovic (foto archivio L'Unione Sarda)

Certo, un peso forse decisivo sono state le scelte di Nole di non vaccinarsi contro il Covid e del Governo dell’Australia di rispedirlo in Serbia dopo diversi gradi di giudizio. Ma alla fine, parole di Rafa, i giocatori passano e i tornei importanti come gli Australian Open restano, come i suoi verdetti e l’albo d’oro. Senza scordare il vecchio adagio coniato fin dai tempi dei boicottaggi alle olimpiadi negli anni della guerra fredda: gli assenti hanno sempre torto nello sport.

Nadal contro Medvedev è stata la finale di un altro Major, gli Open Usa a New York del 2019. Vinse lo spagnolo, 6-4 al quinto set. Quella era stata la prima finale Major del russo, che successivamente ha dimostrato di essere il più attrezzato rivale di Nole, Rafa e Roger vincendo proprio a New York lo scorso anno nella finale che ha impedito a Djokovic di firmare il grande slam, cioè la vittoria nello stesso anno solare dei quattro tornei più importanti al mondo (Melbourne, Parigi, Wimbledon e New York).

Chi dei due è il favorito? Difficile dirlo. Forse Medveved ha speso di più sul piano fisico per arrivare alla finale, ma è più giovane dello spagnolo. Tecnicamente il cemento favorisce Medvedev, il suo servizio bomba e i suoi sgraziati quanto efficaci colpi da fondocampo con i quali cerca spesso il punto diretto.

A sprazzi Rafa però ha mostrato un tennis che da anni i suoi tifosi non ammiravano lontano dalla terra battuta: palle profondissime e cariche di effetto, piedi sulla riga di fondocampo, un servizio che finalmente ha raggiunto i duecento chilometri all’ora, segno che anche i grandissimi alla soglia dei 36 anni si allenano furiosamente per continuare a migliorarsi.

Rafael Nadal e Matteo Berrettini (foto Ansa)
Rafael Nadal e Matteo Berrettini (foto Ansa)
Rafael Nadal e Matteo Berrettini (foto Ansa)

Buon match, buon tennis, sperando che nel prossimo Slam, a Parigi, magari sia di nuovo protagonista in finale un italiano come era accaduto un anno fa a Wimbledon con Berrettini.

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