Il vecchio garage di Ernesto Buoncompagni è nel cuore di Selargius e conserva i gioielli ritrovati e restaurati dall’ex rappresentante di biancheria originario di Viareggio, ormai trapiantato in Sardegna da più di sessant’anni. Moto, moto antiche, una cinquantina in condizioni perfette, con tanto di documentazione Asi (Automotoclub storico italiano), più altre centocinquanta ancora da reimmatricolare. Un lavoro di recupero e restauro che vede impegnati in prima persona Ernesto Buoncompagni, 85 anni, e il figlio Roberto (56) con il quale condivide il lavoro (la gestione di un negozio di abbigliamento) e la passione per le moto (e le auto) antiche: «Facciamo quasi tutto noi: salature, verniciatura, zincatura galvanica, la ricerca delle vernici e dei pezzi originali. Solo per la cromatura ci rivolgiamo a centri specializzati. Per il resto siamo convinti che eseguendo personalmente i lavori, alla fine si riesce a ottenere un risultato migliore».

Ernesto Buoncompagni (foto Paolo Carta)
Ernesto Buoncompagni (foto Paolo Carta)
Ernesto Buoncompagni (foto Paolo Carta)

Come dar loro torto? Mezza mattinata nel loro garage è come immergersi in un’altra dimensione, si entra in contatto con pezzi bellissimi, restaurati ad arte, ognuno con la sua storia.

«Ci sono moto che abbiamo acquistato dai vecchi annunci sul baratto o sugli altri settimanali di annunci gratuiti – prosegue Ernesto, - presi per poche centinaia di lire e che abbiamo completamente recuperato, oppure trovate abbandonate vicino ai vecchi cassonetti dell’immondizia, ci è capitato negli anni 80 a Quartu, oppure trovati in qualche paesino e scambiati per una cassa di birra». Pezzi oggi senza prezzo per un motivo semplice semplice: non sono in vendita. 

Ernesto Buoncompagni ha imparato a lavorare al tornio, alla fresa e al saldatore durante il servizio come militare di leva. «Finita la naia», ricorda il viareggino, «ho cominciato a lavorare nel settore della biancheria. Come sede ho scelto Cagliari e la Sardegna: la giravo tuta con un vecchio furgone Wolkswagen T1. Proprio per motivi di lavoro ho conosciuto la città di Alghero, me ne sono innamorato, mi è subito garbata tanto, e così l’ho scelta come residenza per tanti anni. Poi la decisione di aprire un negozio di abbigliamento, ancora attivo, a Selargius: è qua che adesso vivo con mia moglie e mio figliolo, mia nuora e miei nipoti».

Nel garage di Ernesto Buoncompagni (foto Paolo Carta)
Nel garage di Ernesto Buoncompagni (foto Paolo Carta)
Nel garage di Ernesto Buoncompagni (foto Paolo Carta)

La passione per la meccanica è tutt’uno con quella per il collezionismo: «Ho anche un centinaio di fucili da pesca, anche se sono sempre stati i motori il mio vero pallino», prosegue sorridendo. «Non ho mai cercato moto prestigiose o affari. Piuttosto quei giocattoli che da giovane non potevo permettermi e che ho desiderato a lungo>.

Quando pronuncia queste parole il suo sguardo si ferma su un Settebello Morini da corsa. <<Partecipava alle gare di Misano, mi ha sempre affascinato. Così questa Isomoto 125 degli anni 50, questa Morini Corsano 125 anni 60, la Motobì 250, quella Sebring Mas degli anni trenta, abbastanza rara. E poi i sidecar, la Mondial 195 prodotta solo in trenta esemplari, la Fuks del 21955, pezzo quasi unico».

Resta un sogno per padre e figlio: «La Taurus 500, la stiamo cercando da tempo».

Nel garage di Ernesto Buoncompagni c’è da perdere l’orientamento: in ogni angolo pezzi praticamente unici, nella maggior parte dei casi italiani, curati in maniera maniacale. «Di recente per l’omologazione storica vengono richieste le ricevute del pagamento delle ditte specializzate nei restauri: per noi – spiega – diventerà un problema perché curiamo personalmente il restauro in ogni sua fase, sia meccanica sia di carrozzeria».

Ernesto e Roberto Buoncompagni con il calessino Piaggio (foto Paolo Carta)
Ernesto e Roberto Buoncompagni con il calessino Piaggio (foto Paolo Carta)
Ernesto e Roberto Buoncompagni con il calessino Piaggio (foto Paolo Carta)

Il capolavoro è stata la realizzazione di un calessino Piaggio, collegato a una vespa anni 50: «Lo abbiamo ricostruito pezzo per pezzo, dopo aver ricevuto dalla casa madre i progetti, l’indicazione dei materiali. Soprattutto il cassone in legno ha avuto bisogno di studi e calcoli meticolosi: abbiamo impiegato mesi per realizzarlo, siamo molto soddisfatti del risultato».

E in un angolo spunta il muso di uno dei capolavori dell’arte, stavolta automobilistica, italiana: il primo duetto Alfa Romeo, il cosiddetto Osso di Seppia, lo spIder che ha fatto la storia: «E’ stato un regalo per mia moglie Graziella, - sorride Ernesto Buoncompagni – glielo avevo promesso in una occasione particolare, quando le chiesi di smettere di fumare: il duetto in cambio dell’addio alle sigarette, entrambi abbiamo rispettato il patto e ancora oggi, quando possiamo, ci godiamo il vento tra i capelli alla guida di questa vettura».

Nel garage di Ernesto Buoncompagni (foto Paolo Carta)
Nel garage di Ernesto Buoncompagni (foto Paolo Carta)
Nel garage di Ernesto Buoncompagni (foto Paolo Carta)

Ernesto Boncompagni spera di riuscire a contagiare questa passione anche ai nipoti: «Li porto con me nel garage, qualcuna di queste moto l’ho già intestata a loro. Sono il futuro, anche di questa passione per le moto e le auto d’epoca».

© Riproduzione riservata