Ne soffrono 12 sardi su 100. Il mal di testa è tra le 10 maggiori cause di disabilità: colpisce più le donne che gli uomini, ma non risparmia i più piccoli e gli adolescenti. Le giornate e le notti possono diventare un inferno a causa dell’ipersensibilità a luci e suoni, nausea, vomito, lacrimazione più o meno diffusa.

Il reparto di Neurologia Riabilitativa del Santissima Trinità di Cagliari diretto da Antonio Milia è in prima linea nella lotta al mal di testa.

Dottor Milia, che cos’è il mal di testa?

«A questo potrebbe rispondersi con un'altra domanda: “di quale mal di testa stiamo parlando?”. Esistono infatti decine di tipi diversi di mal di testa ma, tra tutti, è essenziale operare una prima, preliminare distinzione tra le cefalee primarie, quelle cioè in cui il sintomo non è correlato a una patologia organica e che costituiscono circa l’80% di tutti i mal di testa, e le cefalee secondarie, correlabili cioè a ben definite e spesso gravi patologie organiche, quali meningiti, complicanze di traumi cranici, tumori, malattie cerebrovascolari. Questa distinzione, come detto, deve considerarsi assolutamente preliminare ed essenziale perché nel primo gruppo rientrano quelle cefalee, quali l’emicrania e la cefalea tensiva, che possono essere tranquillamente seguite in ambulatorio mentre, al secondo gruppo, appartengono tutta un’altra serie di “mal di testa” che necessitano invece di diagnosi e terapia immediate e che pertanto rappresentano vere e proprie emergenze mediche. Da ciò deriva un messaggio fondamentale a cui tutti i medici devono doverosamente adeguarsi: attenzione a etichettare immediatamente come “emicranica” una cefalea intensa, specie quando questa si manifesta in un soggetto che non ne aveva mai sofferto in passato».

Oltre all’emicrania, quali sono le tipologie di mal di testa che più comunemente vengono osservate in un ambulatorio per le cefalee?

«Nell’ambito delle innumerevoli tipologie, nei nostri ambulatori si osservano tutte le forme più comuni di cefalea primaria che, escludendo l’emicrania, possiamo suddividere sostanzialmente in due gruppi: la cefalea tensiva, forma molto comune e assolutamente benigna, spesso descritta come un cerchio che stringe la testa o come un peso che grava pesantemente e diffusamente su tutta la testa; la cefalea a grappolo: spesso descritta come un punta arroventata che penetra dentro un occhio che lacrima intensamente e la cui durata può essere superiore anche ai 30 minuti, durante il quale il paziente non riesce a trovar pace e appare preda di grande malessere e agitazione».

E l’emicrania?

«L’Emicrania rappresenta la forma di mal di testa più comunemente osservata nei nostri ambulatori. Si manifesta con intenso dolore, in genere lateralizzato a destra o a sinistra (ma talvolta bilaterale), pulsante, associato spesso a nausea e intolleranza alla luce e ai rumori, durante il quale il paziente è costretto a rimanere fermo, spesso preferibilmente al buio. Si tratta di un mal di testa che, oltreché causare significativo disagio al paziente, è spesso preceduto dalla cosiddetta aura emicranica ovvero da disturbi neurologici transitori (disturbi visivi, sensazione di intorpidimento a un braccio o al volto, difficoltà a parlare) che, se non riconosciuti, possono suscitare grande allarme e intenso stato d’ansia».    

Quali sono “i numeri” dell’emicrania?

«Le statistiche disponibili rivelano che ci troviamo di fronte a una patologia purtroppo assai frequente. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) attualmente l’emicrania colpisce il 12% degli adulti, il che significa che è la terza malattia più frequente al mondo. In Italia si calcola che non meno di 6 milioni di persone ne siano affette. Nonostante a tutt’oggi molti continuino a considerarla una malattia “invisibile”, sempre secondo l’OMS  l’emicrania è la seconda malattia più disabilitante al mondo; se poi andiamo a considerare solo le donne al di sotto dei 50 anni, allora scopriamo che è la prima malattia più disabilitante al mondo. Questo dato ci consente di introdurre un’altra considerazione di estrema importanza ossia che l’emicrania è una patologia nettamente più frequente nel sesso femminile: su 4 adulti che ne soffrono, tre sono donne. Non a caso recentemente, su iniziativa della fondazione Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere), è stata resa disponibile una bella pubblicazione divulgativa “Emicrania: una malattia al femminile”».

Se estendiamo l’osservazione a tutte le forme di mal di testa, non solo all’emicrania, scopriamo che in Italia cinque milioni di persone soffrono di mal di testa almeno una volta alla settimana. Il che significa necessità di ricorrere con grande frequenza al medico di famiglia, al Pronto Soccorso, alle cure del SSN, obbligo di doversi ripetutamente assentare dal lavoro. Tradotto in cifre, secondo uno studio 2022 dell’Università Bocconi, l'emicrania costa all'Italia 4,6 mld di euro all'anno. Pur non esistendo dati relativi alla ripartizione per regione di questi dati, non vi è ragione di ritenere che i numeri relativi alla Sardegna si discostino significativamente da quelli nazionali. Dunque, avendo a mente questi dati e il pesante condizionamento della vita privata e lavorativa che la cefalea provoca in chi ne soffre, ben ci rendiamo conto come ci si trovi al cospetto di una malattia tutt’altro che invisibile».

Quali sono le strategie per prevenire le crisi?

«Prima di parlare di strategie bisogna richiamare la necessita di distinguere tra fattori predisponenti e scatenanti. I fattori predisponenti o, se vogliamo, determinanti esistono e son quasi sempre cause genetiche, oggetto di innumerevoli studi a tutt’oggi in essere e che non sono ancora pervenuti a risultati definitivi. Quel che invece è certo è che esiste un’evidente e incontrovertibile familiarità per emicrania: una paziente emicranica, il più delle volte, quasi sempre è figlia di una madre che soffriva di mal di testa. Su tali fattori predisponenti ovviamente possiamo fare ben poco mentre molto, in termini di prevenzione degli attacchi, può essere fatto sui cosiddetti fattori scatenanti. Nel caso dell’emicrania, ad esempio, è risaputo che le crisi spesso siamo scatenate dallo stress, dalle variazioni ormonali, dal digiuno (saltare il pasto), dalle variazioni climatiche, dalla quantità e qualità del sonno. E’ evidente come l’intervento su questi fattori in qualche modo correggibili non può che portare dei benefici in termini di frequenza e intensità delle crisi».

L’emicrania si può curare?

«Fino a non molti anni fa, a questa domanda doveva purtroppo rispondersi negativamente. A dispetto della sua diffusione, infatti, non esistevano trattamenti stabilmente efficaci e sufficientemente sicuri, in grado di curare l’emicrania. Non a caso si parlava di malattia “invisibile”: non avendo a disposizione alcunché di veramente efficace per contrastarla, essa finiva inevitabilmente con il “non essere vista”. Fortunatamente oggi le cose sono radicalmente cambiate essendo state scoperti e successivamente immessi in commercio nuovi classi di farmaci la cui efficacia e sicurezza sono ormai unanimemente riconosciute.

Sono disponibili terapie per l’attacco acuto e terapie di prevenzione delle crisi. Per quanto riguarda la terapia dell’attacco acuto sono già in commercio anche in Italia due diversi farmaci che si assumono per bocca, Rimegepant e Lasmitidan, entrambi efficaci e privi di effetti collaterali significativi. Per quanto riguarda invece le terapia di prevenzione degli attacchi, la grande rivoluzione è rappresentata dalla disponibilità degli anticorpi monoclonali anti-CGRP, dispensati dal SSN su prescrizione – a ben definite condizioni – da parte di centri specificamente autorizzati dalle regioni, tra cui rientra anche il Centro della Neurologia del Santissima Trinità. Grazie al loro uso, il 75% dei pazienti emicranici cronici ha visto dimezzarsi la frequenza del suo mal di testa e, ancor più significativamente, circa il 25% dei pazienti sottoposti a trattamento prolungato ha mostrato una completa scomparsa degli episodi. La possibilità di somministrazione endovena dell’anticorpo monoclonale, solo di recente approvata e autorizzata, possibile anche nel nostro Centro in regime di DH terapeutico, offre poi ulteriori e consistenti vantaggi in termini di efficacia e rapidità dell’effetto terapeutico.

A ultimo vorrei ricordare un’ulteriore opzione terapeutica che è rappresentata dalla iniezione sottocutanea locale di tossina botulinica. Anche questo farmaco, come documentato anche dal sempre maggior numero di pazienti così trattati presso il nostro Centro, si è rivelato assai utile nel ridurre la frequenza e l’intensità degli episodi di emicrania migliorando così la qualità di vita dei pazienti».

In conclusione?

«L’aspetto essenziale di tutto il ragionamento è sottolineare come oggi l’emicrania si possa trattare e si possa trattare con ottimi risultati. Esistono infatti tutte le ragioni per fare uscire il paziente emicranico dal ghetto della “malattia invisibile” e per non dirgli più “devi avere pazienza perché tanto non c’è nulla da fare”. Perché invece oggi c’è molto di efficace da fare. Allo stesso tempo, occorre insistere con chiarezza nel convincere di questo lo stesso paziente. Il soggetto emicranico infatti è spesso una persona che, abituata per anni a non vedere soluzione al proprio problema, ricorre per disperazione all’auto somministrazione di farmaci, che talvolta aggrava, in termini di frequenza e intensità degli attacchi, la sua patologia. Conseguentemente possiamo ben dire non è più il tempo del “fai da te” ed è invece il tempo in cui, chi soffre di “mal di testa”, si affidi con rinnovata fiducia a specialisti neurologi per il più corretto approccio diagnostico e terapeutico al suo problema».

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