Un’insidia in più, troppe volte trascurata. La strada bagnata è stata teatro e complice dei recenti - drammatici, per le conseguenze - incidenti stradali in Sardegna. Un elemento, qualcosa più che un semplice dettaglio, che può risultare decisivo e che gli automobilisti tendono spesso a non considerare quando si dovrebbe. Omar Magliona, 44 anni, pilota sassarese figlio d’arte (suo padre Uccio è stato altrettanto bravo), al volante c’è praticamente nato: a cominciato a guidare e gareggiare a 4 anni, ha vinto molto a livello nazionale soprattutto nelle gare in salita e oggi è passato alla pista. La sua famiglia possiede e gestisce l’autodromo di Mores, dove dal 2007 si svolgono corsi di guida sicura, di cui lo stesso Omar è istruttore.

Magliona, perché diventa pericolosa la strada sul bagnato?

“Perché manca un po’ di aderenza, rispetto alle condizioni di asciutto quindi ci vuole un grado di attenzione maggiore. Poi a seconda della quantità d’acqua ci possono manifestare fenomeni come l’acqua planing”.

Si sente molto spesso nominare: cos’è l’acqua planing?

“È un cuscinetto d’acqua che si forma tra lo penumatico e la strada. Lo intuisci perché senti per un attimo l macchina galleggiare. Si avverte soprattutto sullo sterzo. Non bisogna neppure frenare, soltanto ridurre un po’ la velocità in modo che la macchina riprenda aderenza”.

Qual è l’errore classico che fa l’automobilista?

“Attaccarsi ai freni, perché in quel momento è preso dal panico, si ritrova in una situazione che non gli è mai accaduta. La preparazione, la freddezza sono fattori determinanti. Ma può incidere l’aspetto legato alla granulometria dell’asfalto. Ci sono asfalti di per sé scivolosi, altri no. Adesso si tende a usare asfalti drenanti che tengono a garantire una migliore aderenza. Come nelle autostrade”.

Altri fattori che intervengono?

“Molto dipende dalle condizioni di manutenzione del veicolo, dall’usura dello pneumatico. Se il battistrada ha uno scalino minore perché consumato non fa defluire l’acqua ed è più soggetto ad acqua planing. Un altro soggetto ad acqua è quello a spalla ribassata, uno di quelli con 19/20 pollici di diametro. Questo spiega perché le auto ad alte prestazioni non vengono usate quando è brutto tempo”.

Un incidente sulla strada\u00A0bagnata\u00A0(foto archivio L'Unione Sarda)
Un incidente sulla strada\u00A0bagnata\u00A0(foto archivio L'Unione Sarda)
Un incidente sulla strada bagnata (foto archivio L'Unione Sarda)

Secondo la sua esperienza quali sono i difetti più comuni per chi guida su strada con la semplice patente?

“Il primo è la postura. Tanti hanno una posizione di guida non adeguata, guidano distanti, in maniera distesa ed è un fattore di maggiore stanchezza durante i lunghi trasferimenti. Se guardiamo la posizione dei piloti è raccolta con le braccia quasi a formare una angolo di 90 gradi, perché anche girando in una curva molto stretta, un tornante per esempio, non vai mai con le braccia in tensione”.

È così importante la presa sul volante?

“Certo. Altra cosa che rimarco sempre, finita la cambiata le mani devono tornare subito in presa sul volante con la classica posizione delle “nove e un quarto”, perché le mani diametralmente opposte hanno più forza sul volante. Poi l’imprevedibile è sempre in agguato ma il corso di guida ti atteggia a quello che dovrebbe essere un comportamento naturale”.

La velocità è spesso sotto accusa: è il problema principale?

“Direi di sì, la velocità è una componente del rischio. Un urto a velocità maggiore ha conseguenze totalmente diverse. E spesso gli incidenti capitano in tratti rettilinei, dove l’automobilista è più soggetto a premere sull’acceleratore”.

Ancora più spesso si parla di distrazione.

“È un’altra delle considerazioni che faccio nei miei corsi. Perché il danno fisico ai piloti nelle competizioni è quasi scomparso? Perché tale è la concentrazione che hai tutto sotto gli occhi. Ecco perché dico che spesso la concentrazione è maggiore nelle competizioni, mentre sulla strada tende a venir meno. Sei distratto da mille cose che fanno succedere gli incidenti”.

Quale è l’utilità di un corso di guida sicura per un automobilista comune?

“Avere una percezione del pericolo e saperla valutare nel minor tempo possibile e condurre il mezzo nel miglior modo esistente. Facciamo capire all’utente che in macchina non si gioca, ci si può far male anche a venti all’ora. Ci ha esperienza può trasferirla, anche se io credo che si dovrebbe partire dall’educazione stradale nelle scuole elementari. Al volante siamo convinti di essere invincibili, dei supereroi, ma se andiamo in moto senza neppure allacciare il casco forse c’è da lavorare sull’abc dell’educazione stradale. E credo anche che le scuole guida tradizionali dovrebbero forse stare più attenti al discorso pratico che non ai tranelli della teoria”.

Se dovesse riprogettare una strada o adattarne una esistente, come la farebbe?

“Con barriere dappertutto, soprattutto dove ci sono cunette profonde, purché siano ben fatte e non pericolose. Il guard rail interrotto per consentire il passaggio è il primo pericolo che si incontra su strada. E va detto che le auto per fortuna hanno fatto passi da gigante nella sicurezza. Però non dimentichiamo che la loro potenza ha raggiunto livelli che consentono loro di raggiungere rapidamente velocità da paura”.

Dunque: meno velocità, più sicurezza.

“Ma con una riflessione ulteriore. Certe strade hanno limiti di velocità esagerati: anche andare troppo piano dove non è necessario può ridurre l’attenzione del guidatore. Che quei limiti poi finisce per non rispettarli mai”.

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