È passato mezzo secolo ma sembra ieri. Nel 1972 deflagrò “lo scandalo Watergate”, dal nome dal complesso residenziale e per uffici di Washington che ospitò il comitato elettorale dei Democratici. Una storia di politica e spionaggio svelata ai cittadini da una lunga e accurata inchiesta giornalistica del Washington Post che travolse la presidenza di Richard Nixon.

La Treccani

L’enciclopedia italiana riassume in una voce ricca di particolari due anni e rotti di tempesta politica e mediatica. Testuale: «La notte del 17 giugno 1972 furono arrestate cinque persone, poi incriminate per spionaggio ai danni del comitato elettorale del candidato democratico alle presidenziali George McGovern, che nel Watergate aveva sede. Il processo portò alla condanna dei cinque e di altre due persone, legate al comitato per la rielezione del presidente Richard Nixon. Un’apposita commissione mise in luce la corresponsabilità dei più stretti collaboratori di Nixon, che furono costretti alle dimissioni (30 aprile 1973). Infine lo stesso Nixon, che era stato rieletto nel novembre precedente, dovette ammettere (dopo averlo negato più volte) di essere stato a conoscenza dell’affare e dei tentativi di arrestare il corso della giustizia per evitare la procedura di destituzione (impeachment) e quindi si dimise (8 agosto 1974). Il suo successore Gerald Ford lo prosciolse da ogni conseguenza penale». L’autorevole sintesi include un passaggio che riconosce al Watergate di aver tracciato una strada percorsa da tutte le grandi inchieste degli anni successivi: «Per estensione è invalso l'utilizzo del suffisso gate per alcuni neologismi del linguaggio giornalistico indicanti scandali politici». 

L’inchiesta giornalistica

Generazioni di cronisti sono cresciuti col mito dei due reporter del Washington Post che, articolo dopo articolo, avevano messo in ginocchio la presidenza degli Stati Uniti. Così la racconta Wikipedia, consultata quotidianamente da milioni di persone: «L’inchiesta giornalistica promossa da Bob Woodward e Carl Bernstein suscitò la crescente attenzione nell’opinione pubblica per la vicenda che, iniziata come modesto reato compiuto da personaggi secondari, crebbe fino a coinvolgere gli uomini più vicini al presidente, lo stesso Nixon e tutto il suo sistema di governo incentrato su attività illegali di controllo e spionaggio interno attuate allo scopo di mantenere il potere». 

I protagonisti

I cronisti avevano avuto l’incarico di seguire il caso direttamente dal direttore del quotidiano, Benjamin Bradlee. Bob Woodward era un ex ufficiale della US Navy, Carl Bernstein aveva alle spalle dodici anni di giornalismo professionale. Intervistarono centinaia di persone e seguirono piste trascurate dagli investigatori federali. L’inchiesta regalò loro la fama planetaria.

Bob Woodward, a sinistra, e\u00A0Carl Bernstein (foto AP)
Bob Woodward, a sinistra, e\u00A0Carl Bernstein (foto AP)
Bob Woodward, a sinistra, e Carl Bernstein (foto AP)

Gola profonda

Era l’informatore che, con le sue rivelazioni, fu determinante. Il mistero sul suo nome resistette intonso fino al 2005, quando Mark Felt, ex vicedirettore dell’Fbi, ammise di essere lui l’uomo rimasto nell’ombra. Quando esplose lo scandalo Watergate aveva 59 anni. Morì nel 2008, a 95 anni.

Mark Felt, ex vicedirettore dell'Fbi (foto Epa)
Mark Felt, ex vicedirettore dell'Fbi (foto Epa)
Mark Felt, ex vicedirettore dell'Fbi (foto Epa)

Il film

Tutti gli uomini del presidente è la più famosa tra le pellicole legate allo scandalo. Nei panni dei giornalisti si muovono gli straordinari Robert Redford e Dustin Hoffman, il copione si basa sull’omonimo saggio e ripercorre l’inchiesta del Washington Post, ricrea il clima di quegli anni, indugia sulla professione del giornalista che, esercitata con onestà e competenza, è il naturale contraltare del potere.

Il film ottenne un enorme successo. Conquistò otto candidature agli Oscar vincendone quattro: miglior attore non protagonista a Jason Robards, miglior sceneggiatura non originale a William Goldman, miglior scenografia a George Gaines e George Jenkins, miglior suono a James Webb, Rick Alexander, Les Fresholtz e Arthur Piantadosi. Lo scandalo Watergate aveva conquistato un posto nell’immaginario collettivo.

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